17 dicembre 2014

LA M4 E LO STATUTO: CONTRADDIZIONI METROPOLITANE


La bozza di statuto preparata dalla commissione del Consiglio metropolitano è la fotocopia di quella scritta dal PIM (Centro Studi per la Programmazione Intercomunale Milanese), in collaborazione con le Università Statale, Cattolica e Bocconi: l’intera sacra accademia, si fa per dire, al servizio del Comune di Milano, il grande committente. Per questo compito, solo il PIM ha ricevuto un contributo di 110.000 euro stanziato con delibera di Giunta il 16 novembre 2012, nonostante l’ente abbia in dotazione i fondi per espletare il compito istituzionale di fare ricerche e studi per conto di 88 comuni, compreso quello di Milano che eroga annualmente 325.000 euro! Non siamo riusciti a sapere se anche le università abbiano ricevuto contributi specifici. Uno statuto che ci costa davvero tanto!

10natale44FBMi permetto di ricordare ai lettori (l’ha già fatto Ugo Targetti su questo giornale) che un Comitato per la Città / Cittadinanza Metropolitana – costituito da studiosi ed esperti e da cittadini impegnati e confluito nel Forum Civico Metropolitano – aveva già nel 2005 proposto uno statuto semplice ed essenziale ancora oggi complessivamente valido, messo gratuitamente a disposizione delle amministrazioni locali. Ma l’ascolto (parola abusata dai politici) e la partecipazione (spesso flatus voci di comizianti) rimangono sulla carta dei programmi elettorali, non si traducono in prassi collaborativa. Chi prende il potere non solo se lo tiene stretto e lo gestisce in modo autoreferenziale, quando non lo esercita con metodi privatistici e corruttivi, ma s’indispettisce se la cittadinanza attiva insiste e critica e propone. Quando aumenta la distanza tra cittadini e istituzioni, il terreno diventa molto fertile per la corruzione e la criminalità organizzata, per l’ascesa al comando di individui senza qualità tranne quella di spartirsi la torta del bene pubblico e comune.

Emblematica rimane comunque una delle funzioni fondamentali della città metropolitana: la mobilità e la pianificazione delle infrastrutture e delle linee di trasporto. Secondo noi, occorre introdurre nello statuto metropolitano il diritto alla mobilità, in coerenza con le disposizioni europee in materia. Letta in questa ottica, la conferma del progetto della M4 da parte del sindaco e della giunta di Milano è in palese contraddizione con le esigenze di ripensare la città in termini metropolitani. Significa ancora una volta continuare a guardare l’ombelico di Milano perdendo di vista l’intero e complesso organismo della vasta area urbana e interurbana.

Sui costi della linea blu si è scritto tanto. Si è capito che non è per niente garantita la sostenibilità economica e ambientale. Due miliardi che sicuramente lieviteranno verso l’alto e un comune che s’impegna a pagare per mutui e interessi tra 100 / 80 milioni per ciascun dei prossimi 20 – 22 anni, diventati 30 perché i miliardi sono aumentati a 3 e 461 milioni secondo i dati emersi in Commissione Trasporti del Consiglio comunale.

Sarebbe auspicabile maggiore responsabilità e lungimiranza politica e amministrativa per

il grave peso evidentemente insostenibile che si mette sulle spalle del Comune e quindi dei cittadini milanesi. Invece, ancora una volta prevale la logica della grande opera che porta maggiori vantaggi al capitale privato, bancario e finanziario, e dilapida le finanze pubbliche, secondo il modello devastante del project financing. Un’opera, prevista per l’Expo, ma che dovrebbe essere realizzata forse nel 2022, a distanza di 15 anni dalla sua iniziale idea progettuale! Un’altra linea metropolitana che attraversa ancora il centro storico, riconferma il sistema mono e radio-centrico della città, trascura come sempre le zone periferiche, sconvolge e distrugge quel poco verde a disposizione nell’eccessivo addensato urbano centrale. Insistere è diabolico. Mentre si avvia l’iter istitutivo di un nuovo ente di governo di area vasta, si rimane dentro la tinozza dei confini amministrativi di Milano.

Proviamo a riflettere su possibili progetti alternativi utili necessari e urgenti dentro una visione policentrica della Milano dei 20 comuni e della conurbazione metropolitana. Ci si accorgerebbe che è meglio abbandonare la M4, anche per non ripetere gli errori e gli inconvenienti dispendiosi e insostenibili sul piano ambientale della neonata linea 5. Il criterio principale da adottare è quello di creare un sistema di trasporto pubblico sotterraneo e di superficie che abbandoni definitivamente il modello a raggiera di collegamento con l’unico centro, e costruisca le reti policentriche che si prolunghino verso i centri urbani dell’area metropolitana nelle direzioni nord-sud / est-ovest.

Si avanzano alcune proposte sensate e di grande utilità: della linea 4 realizzare solo il tratto Linate/Piazzale Dateo per collegare l’aeroporto al passante ferroviario; l’altro collegamento importante potrebbe essere Linate / M2 Gobba; prolungare la M3 da San Donato verso Peschiera, Pantigliate, Caleppio, Paullo (già sulla carta dal 2000!), come chiedono con un appello Legambiente, i comuni interessati e la cittadinanza attiva; completare fino Gobba il collegamento del trasporto pubblico sulla fascia nord/ovest e nord/est tramite la metrotranvia, ferma a Precotto ma prevista da decenni nei piani delle opere pubbliche. Da leggere solo come esempi, queste proposte sono da inserire in un piano strategico razionale e lungimirante che la Città Metropolitana dovrebbe adottare e attuare.

Si informino i cittadini e si rispettino le leggi vigenti e le carte europee che stabiliscono solennemente i diritti di informazione e di partecipazione al processo decisionale.

Giuseppe Natale

Forum Civico Metropolitano



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