10 dicembre 2014

DOPO EXPO: COME VOLEVASI DIMOSTRARE, MA FORSE …


Il bando di Arexpo per l’assegnazione delle aree di Expo 2015, come era prevedibile, è andato deserto; la vicesindaco Ada Lucia De Cesaris ha successivamente annunciato l’intenzione dell’Amministrazione comunale di optare per una gestione pubblica del recupero di quelle aree; Pisapia e Maroni si sono accordati per assegnare a Università Statale e Politecnico il compito di elaborare un nuovo piano per quel milione di metri quadri sul quale si svolgerà, per la durata di sei mesi, la manifestazione.

06battisti43FBLe problematiche emerse negli ultimi giorni richiamano alla mente la petizione che avevo pubblicato con Paolo Deganello nel marzo 2009, sottoscritta da 1500 cittadini di varia appartenenza politica e competenza scientifica e professionale. A partire dalla situazione di degrado e abbandono delle aree nelle quali si erano svolte le ultime Expo universali europee a Hannover, Lisbona e Siviglia, quella petizione affrontava la questione tenendo conto innanzi tutto della grave crisi economica, della quale subiamo ancora oggi le conseguenze.

Crisi economica che appariva la condizione per rinegoziare con il BIE la formula della manifestazione, per cui si proponeva che Milano, invece di realizzare l’Expo dei padiglioni, potesse investire tutte le risorse in un percorso virtuoso verso una sostenibilità sia ambientale che sociale, utilizzando quanto già esiste di edificato e urbanizzato.

Come ricercatore e autore della voce Grandi Esposizioni dell’Enciclopedia Universale dell’Arte posso testimoniare che da quella di Londra del 1851, questa è la prima e unica volta che la manifestazione viene realizzata su aree non di proprietà pubblica.

Di conseguenza Arexpo, è oggi gravata da un debito con le banche di 160 milioni oltre ad altri 155 milioni di costi d’infrastrutturazione e altri oneri. Per cui il bando per l’assegnazione delle aree è stato pubblicato con un importo a base d’asta di oltre 315 milioni: fattore che ha certamente contribuito, oltre alle rigidità del piano urbanistico e alla crisi del mercato immobiliare, a mandare deserta la gara.

Il pool di istituti di credito dai quali è stato ottenuto il finanziamento dietro garanzia ipotecaria sulle aree, aveva chiesto, come effettivamente avvenuto, di andare a gara entro fine 2014 con il proposito di individuare lo sviluppatore entro la primavera del 2015. Ma dato che la gara è andata deserta bisognerà ora rinegoziare termini nuovi con le banche perché le scadenze dei pagamenti non potranno essere rispettate.

Ciò comporterà altri oneri finanziari oltre a dover rivedere la struttura societaria di Arexpo con il supporto delle banche stesse che potrebbero scendere in campo come promotori della fase di riqualificazione visto e considerato che assumono un ruolo determinante e bisogna quindi rinegoziare in modo totale la loro presenza e il loro sostegno.

Uno scenario questo che non esito a considerare fin troppo ottimistico e che potrebbe facilmente essere sostituito da una prospettiva ben più negativa con l’area e i padiglioni in abbandono come è avvenuto a Hannover e Siviglia e in minor misura a Lisbona.

Ma c’è ancora spazio e modo di scongiurare tale deriva? Sì, se si prenderanno decisioni chiare e univoche per evitare che si generino i soliti conflitti e lo scaricabarile tra istituzioni perché è chiaro che nessuno è senza macchia e che tutti, indipendentemente dalle posizioni politiche, hanno specifiche responsabilità.

Responsabilità che hanno origine dal modo in cui il sito espositivo è stato individuato, da come le aree, originariamente agricole, sono state rese edificabili aumentandone fittiziamente il valore commerciale, fino al modo in cui sono state acquistate attraverso l’indebitamento pubblico nei confronti delle banche, da parte della Regione, dei Comuni di Milano e Rho e della Provincia mentre l’ente Fiera di Milano partecipa ad Arexpo esclusivamente mettendo a disposizione le aree di sua proprietà.

In questo sconfortante scenario l’iniziativa più propositiva è senza dubbio rappresentata dalla call per presentare manifestazioni d’interesse alla quale hanno partecipato quindici soggetti di varia natura con proposte esposte e discusse in occasione del convegno che si è tenuto nel novembre dello scorso anno che sembrava l’avvio di una fase di consultazione condivisa e partecipata alla quale non si è però dato seguito.

Tra le proposte selezionate per una discussione pubblica vi è anche quella del nostro gruppo di opinione che comprende un pool di competenze diversificate (oltre a me architetto e urbanista; Marco Vitale, economista d’impresa; Francesca Battisti, architetto; Fiorello Cortiana, organizzatore dei convegni “Condividi la Conoscenza”; Giovanni Battista Costa, responsabile strategia e sviluppo di Costa Edutainment; Gianfausto Ferrari, imprenditore e creatore di imprese, presidente di Superpartes  Innovation Campus; Carlo Montalbetti, dirigente d’azienda; Pier Paolo Poggio, direttore generale  della Fondazione Musil di Brescia; Giorgio Spatti, ingegnere specialista in trasporti e logistica).

La nostra proposta sottolinea l’esigenza di una forte guida pubblica del progetto per l’utilizzo intelligente delle aree in continuità con i temi dell’Expo, affermando: “Consegue che la guida strategica dell’intero sito deve essere caratterizzata da questo tema e, perciò, deve rimanere a maggioranza pubblica, anche se singole articolazioni possano, in una certa misura, essere diverse e debbano essere concesse a privati per la realizzazione, il finanziamento e la gestione.

Si pone però l’esigenza che tale guida strategica unitaria possa esprimersi con efficienza e flessibilità e sfuggire alle note rigidità e pericoli di una gestione pubblica. Perciò essa deve, inequivocabilmente, porsi fuori dal diritto amministrativo pubblico. La forma più adatta per conciliare le due esigenze (unitarietà strategica ed efficienza operativa) è quella della Fondazione di partecipazione dove gli enti pubblici principali vengono affiancati da altri soggetti pubblici e privati (università, imprese, altre fondazioni).”

Sarebbe ora opportuno riprendere le fila di quel discorso, valutare nel merito le proposte e le potenzialità imprenditoriali dei soggetti che le hanno presentate, assegnando compiti “commissariali” a un capofila, tra di essi, che abbia dimostrato competenza ed esperienza nella gestione pubblica in collaborazione con il settore privato e che per la propria autonomia e autorevolezza sia in grado di sottrarsi alle interferenze politiche che finirebbero per perpetuare l’attuale impasse.

Gli orientamenti emersi dalle dichiarazioni recentemente rilasciate dal vicesindaco Ada Lucia de Cesaris testimoniano della volontà di evitare di limitarsi al puro, ma improbabile, recupero dell’investimento in assenza di un progetto che possa produrre una eredità positiva per la città e il territorio. Ma il rischio che alle parole non seguano i fatti, che l’incertezza della guida pubblica e che gli interessi economici in gioco non sempre lucidi e lungimiranti possano impedire decisioni utili per la città e diano  vita ad una ennesima distruttiva rissa, è molto elevato

Ma credo sia chiaro a tutti che questa è una delle questioni che, ancor più del successo o meno di Expo, condizioneranno in modo determinante le scelte degli elettori per il rinnovo dell’Amministrazione comunale e dell’area metropolitana alla scadenza del 2016.

 

Emilio Battisti



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