10 dicembre 2014

RIGENERAZIONE URBANA E CONSUMO DI SUOLO: OGNI REALTÀ È UN CASO


Nell’urbanizzazione del mondo, dove le città nelle aree di concentrazione metropolitana continuano a crescere, l’ombra lunga della crisi e delle catastrofi ricorrenti ci mette di fronte a tre grandi contraddizioni: la crescita del consumo e il contestuale abbandono di suolo, la sovra produzione edilizia e la mancanza di abitazioni e di infrastrutture, la ridondanza di informazioni e l’assenza di bilanci ambientali che orientino le scelte oltre i confini di ogni singola ripartizione amministrativa.

09treu43FBD’altra parte, per decenni, in ogni scelta e azione di piano l’approccio fordista è dilagato in ogni direzione nella convinzione di risolvere fabbisogni e disagi abitativi e di rispondere alla domanda di mobilità costruendo più case e più infrastrutture. Anche oggi nonostante la larga condivisione sul no al consumo di nuovo suolo e sulla valorizzazione delle aree agricole, la legge regionale appena entrata in vigore concede tre anni di moratoria dei piani vigenti che come si sa sono tutti piani sovradimensionati nei comparti della costruzione di manufatti edilizi e di infrastrutture per la mobilità.

In tutti i confronti allargati, anche agli operatori del settore, il solo no al consumo di nuovo suolo non è sufficiente: questo obiettivo richiede di agire su più versanti, alcuni con una prospettiva di efficacia più differita nel tempo, altri con una funzione di volano per far ripartire il settore.

È necessario un forte cambiamento culturale che promuova un approccio di programmazione che tenga presenti le priorità e le relazioni più significative di ogni contesto territoriale e urbano, facendo conoscere le buone pratiche della progettazione nelle grandi aree abbandonate della città e sostenendo la riqualificazione dei tanti tessuti minori e degli spazi pubblici e privati della città in estensione.

Il no al consumo di suolo deve fare riferimento per ogni valutazione di merito a un bilancio di area vasta per quanto riguarda, da un lato, le grandi opzioni di tutela della risorsa suolo e delle scelte infrastrutturali, tecnologiche e per la mobilità e, dall’altro, le scelte di piano e di progetto selezionando le situazioni dove sia conveniente intensificare volumi e funzioni da quelle dove è necessario rigenerare i tessuti insediativi e sociali.

L’istituzione dell’area metropolitana – come l’individuazione delle aree omogenee in sostituzione delle province – può essere l’occasione per sperimentare una pianificazione e una programmazione che affronti il rinnovamento del sistema delle reti contestualmente alla riqualificazione dei tessuti urbani e dei servizi entro il perimetro del territorio già costruito. È l’ipotesi di uno scenario multipolare nella prospettiva di mettere in relazione i centri urbani storici e quelli delle nuove polarità e di riorganizzare la frammentazione delle proprietà e la diffusione insediativa.

In tale scenario l’obiettivo del no al consumo di nuovo suolo può essere declinato in modo differenziato, in alcuni casi più rigidamente – per esempio quando si deve far fronte a problemi di gestione delle acque e di presenza di rischi naturali e antropici – in altri con regole più articolate che incentivino la sostituzione dell’esistente e la sua rigenerazione, anche energetica, a partire dal patrimonio pubblico esistente e abbandonato.

Le politiche di sistema richiedono una programmazione con protocolli di intesa tra più centri di investimento e più livelli amministrativi, non soggetti ai troppo frequenti cambiamenti di governo, per garantire il completamento delle opere e l’innovazione tecnologica. La semplificazione delle norme e la chiarezza delle responsabilità nelle fasi delle procedure, certamente necessarie, richiedono politiche che permettano, rispetto agli obiettivi più generali e agli esiti attesi dai bilanci ambientali, le necessarie verifiche per l’introduzione di eventuali varianti e per l’applicazione di sanzioni.

Sotto questo profilo diventa urgente avviare un percorso di accordo tra tecnici che operano anche con formazioni diverse rispetto alla pianificazione urbanistica sui criteri di stima dei fattori ambientali come riferimento – necessariamente sopra le parti – rispetto alle scelte politiche territoriali e di rigenerazione urbana. Inoltre, in un periodo di grandi cambiamenti istituzionali, i tavoli di confronto, come quello aperto per iniziativa di ArcipelagoMilano, possono essere di grande utilità, oltre che per innovare il settore delle costruzioni, anche nella ridefinizione delle funzioni amministrative della città metropolitana.

 

Maria Cristina Treu



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