3 dicembre 2014

STATUTO METROPOLITANO: LE NORME TRANSITORIE E LA VOLONTÀ POLITICA


Si avvicina il termine entro cui la Città metropolitana deve definire il proprio Statuto. Questione complessa, per un ente di cui si parla da più di vent’anni, senza mai metter mano, su carta, a contenuti e impronta istituzionale. Ovviamente, lo Statuto tratterà molte questioni (pur se in Italia si dovrebbe cercare di contenere il numero degli articoli e dei comma, nella cui proliferazione siamo maestri). A premessa va annotato che siamo ancora alle bozze, quindi occorre cautela.

04arrigoni42FBSu una questione, tuttavia, occorre una maggiorazione di attenzione: quella delle “norme transitorie” (che vanno a braccetto con le “norme finali”). In queste, sta la questione della elezione diretta del Sindaco della Città metropolitana.

Detto che, in gran maggioranza, si concorda sul fatto che l’elezione debba essere diretta per arrivare a questo devono essere assolte tre condizioni: – la articolazione dell’Ente in aree omogenee, che va decisa “di intesa” con la Regione (il che presuppone, quindi, un accordo); – la dotazione di poteri veri alle Zone di Milano, atti a farli divenire Municipi (il che presuppone che il Comune di Milano ceda alle Zone una gran parte delle sua competenze); – la legge elettorale fatta dallo Stato.

Ora, dato atto che lo Stato si spera faccia una legge elettorale uguale a quella attuale dei Comuni (al fine di non averne un’altra ancora) i nodi sono quelli delle aree omogenee e del Municipi milanesi. Sulle aree omogenee si spera che la regione eviti dilazioni e veti: la definizione delle stesse richiede un coinvolgimento dei diversi gruppi del Consiglio metropolitano (maggioranza e opposizione).

Sui Consigli di Zona che si trasformano in Municipi si sta lavorando, finalmente con una certa accelerazione: un testo di iniziativa consigliare (basato sulla cornice delineata dalle Zone) dovrebbe approdare a Palazzo Marino fra fine 2014 e inizio 2015; modello ipotizzato quello di Roma, con modifiche atte a evitare le criticità riscontrate (in specie in tema di bilancio). Solo quando il testo completo per la discussione sarà sul tavolo, si potrà dire se la cosa andrà in porto e pronosticare come.

Se una di queste condizioni non si avvereranno, la norma transitoria prevede che il Sindaco della Città metropolitana rimanga il Sindaco del Comune Capoluogo e che l’elezione del Consiglio, come oggi, resti di secondo livello (i consiglieri dei Comuni votano i propri rappresentanti).

In questo quadro, la domanda da porsi è la seguente: per la scadenza del 2016 (inizio nuovo mandato Comune di Milano) le tre fatidiche condizioni saranno assolte? In caso contrario, infatti, il nuovo assetto della Città Metropolitana slitterà al 2021.

C’è un anno di tempo per agire affinché le condizioni siano assolte: di per sé la cosa non è così complicata (anche se, nel nostro Paese, laddove non c’è una scadenza a data fissa, si tende a far con fin troppa calma). Il punto è che, per velocizzare occorre quella che viene chiamata volontà (politica). Ed è questa che occorrerebbe pretendere.

In altro caso, non solo si perderebbe l’occasione di rendere finalmente realtà – in tutto – la Città metropolitana, ma si profilerebbe il rischio di lasciare l’Ente in una condizione di sonnolenza, che talora diviene regressione. Insomma, c’è da darsi da fare cosicché , cosicché le “norme transitorie” non diventino “finali”.

 

Fabio Arrigoni

Presidente Consiglio di Zona 1 – Centro Storico



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