3 dicembre 2014

I BILANCI DELLA SALUTE: WI-FI PER TUTTI?


Ci sono realtà presenti in maniera sempre più aggressiva in città e di cui bisogna rendere visibili i pericoli, perché la paura è una via di salvaguardia, una fra tutte la problematica legate all’elettromagnetismo. Oggi siamo in presenza di dispositivi che trasmettono onde elettromagnetiche a varie frequenze, ma la maggior parte di noi non ne conosce il funzionamento né l’impatto biologico sul corpo umano e sull’ambiente. Dobbiamo imparare che questi strumenti emettono radiazioni che entrano in contatto con il nostro corpo e possono abbassare le difese immunitarie fino a farci ammalare. L’esposizione è diventata intensa e fitta a partire dagli ultimi venti anni. A questo proposito l’Italia ha un triste primato: il maggior numero di bambini colpiti da tumore sotto l’anno di vita (parliamo quindi di effetti che arrivano dalla generazione precedente: problemi legati per lo più all’esposizione prenatale).

10maffei42FBLe microonde, ossia onde ad alta frequenza che hanno altissimo potere termico, producono un effetto di riscaldamento ma hanno anche effetti biologici e nel tempo possono causare danni come il cancro (o quantomeno accelerare altre patologie). Anche baby monitor e cordless (a volte più emittenti degli stessi cellulari) fanno parte di queste categorie. Il telefonino, poi, si appoggia a una serie di antenne (radio-base) che irraggiano all’intorno e in parte possono farlo anche al di sotto. Le nostre città sono divise in celle con un diametro piccolo di qualche centinaio di metri e all’interno di ognuna c’è un’antenna, ora gli impianti si moltiplicano perché c’è sempre più bisogno di copertura: la connessione nella rete è continua, la gente chatta (ci sono chatroom gratuite), va a caricare, scaricare, ininterrottamente. Il peso è enorme! Le nostre abitudini aggravano quello che ci ricade addosso!

Nel 2011 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) dopo uno studio durato diverso tempo e condotto da ricercatori di 13 paesi, hanno concluso che frequenze così elevate sono dei possibili cancerogeni, ponendole nella classe 2b (la stessa dei pesticidi). Un grandissimo ricercatore italiano, Lorenzo Tomatis, che ha fondato la IARC, salvo abbandonarla quando si è accorto che i ricercatori erano compromessi da troppi conflitti di interesse, spiega che la classe 2b è una specie di limbo nel quale vengono inserite le sostanze che sono cancerogene, ma che “dietro” hanno interessi economici così forti, per cui non si riesce a posizionarle più in alto nella classifica. La IARC ha preso questa decisione dopo aver visto l’aumento di tumori alla testa in persone che, per lavoro o per motivi ludici, usano il cellulare molto tempo al giorno. Secondo Hardell, che ha raccolto più dati di tutti sulla telefonia mobile, il rischio aumenta anche se l’uso inizia prima dei 20 anni.

Nella popolazione più giovane (dai 9-10 anni ai 30-35) sta dilagando una dipendenza molto forte. Ci sono centinaia di studi in proposito. Si stimano essere centinaia le persone che non si alzano dal letto se non hanno controllato il cellulare, che durante la notte mandano decine di messaggi, si collegano in rete scaricando, caricando musica …, interrompono il sonno con effetti psicologici notevoli, manifestando poi difficoltà attentive (anche a causa della radiazione) ecc. Troppe ragazze tengono il cellulare sotto il cuscino.

Anche quando il cellulare è nella posizione off line (posizione aereo) emette, a volte anche di più. Nelle scuole vediamo ragazzini imbambolati già di primo mattino e incapaci di reggere una lezione oltre le 10 del mattino. Questo succede anche ai trentenni. A questa situazione ha molto contribuito la pressione dei messaggi pubblicitari, dei produttori delle reti. Ci dovrebbe essere una informazione deterrente alle lunghe telefonate, all’uso dei cellulari sui mezzi pubblici (con la lamiera e l’agganciarsi a diverse stazioni nel percorso la radiazione cresce), al telefonare se non c’è pieno campo, all’utilizzare sistemi diversi che aggravano l’esposizione entrando in sinergia. Le Istituzioni si sono impegnate a darne informazione ma non lo fanno.

Per l’uso del computer va assolutamente preferito l’impianto cablato: porta un segnale attraverso un cavo, è più sicuro e veloce, ne dispongono tutti gli uffici di Milano, lo si può mettere in casa. Quello wireless: senza filo, colloquia con un altro dispositivo remoto (può essere anche il router wireless di casa nostra) attraverso onde elettromagnetiche, via etere. Non si capisce perché usare wireless dove non c’è mobilità, se si sta davanti a una scrivania per otto ore, non ce n’è bisogno. I consigli dei medici sono quelli di limitare la diffusione delle reti wireless, non esporvi bambini e donne in gravidanza, comprare abbonamenti illimitati di rete fissa, chiedere rete fissa a scuola (sia per lavagna elettromagnetica che per registro di classe), nei luoghi di lavoro non sostare vicino a router wi-fi in funzione, spegnere i dispositivi durante notte, non usare computer sulle gambe. Lo studioso russo Makov Grigoriev parla di “esperimento globale” per quanto riguarda la tecnologia del wi-fi e chiede di implementare la tutela dei bambini perché non sappiamo quali saranno per loro le conseguenze a lungo termine (per ora conosciamo solo quelle a breve termine che sono l’aumento della sensibilizzazione dell’organismo alle esposizioni).

Le ultime ricerche dicono che anche esposizioni a limiti molto bassi (fino a cento volte meno rispetto a quelli fissati per la popolazione) possono causare danni biologici, anche con strumenti che hanno poca entità di emissione. Uno studio del 2014 (“Oxidizing and antioxidizing” in Medical Science) riassume, 80 studi fatti sullo stress ossidativo, e spiega come la radiofrequenza possa portare all’ossidazione delle cellule, questa va a colpirle e danneggia il DNA. Anche piccole potenze del wi-fi possono essere incisive. Come? Non lo sappiamo. Sappiamo molto su telefonia mobile e altri dispositivi, ancora poco su wi-fi perché è in uso da poco tempo. E questo rivela che le cavie siamo noi, dovremmo far prevalere in noi un principio di prudenza.

Di queste cose il gruppo “Difendiamo la salute” (con l’aiuto di Laura Masiero, Presidente della Associazione Per la Prevenzione e la Lotta all’Elettromagnetismo – A.P.P.L.E.) ha parlato il 12 novembre in sala Alessi, all’incontro pubblico organizzato dalle Commissioni Pari Opportunità e Cultura del Comune dal titolo: Proposte e Progetti delle donne di Milano per una città a misura di tutte e tutti.

 

Franca Maffei e Antonella Nappi



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