26 novembre 2014

cinema – DUE GIORNI E UNA NOTTE


 

DUE GIORNI E UNA NOTTE

di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne [Belgio, 2014, 95′]

con Marion Cotillard, Olivier Gourmet, Fabrizio Rongione

 

cinema41FBSandra è un’operaia in una fabbrica di pannelli solari. È rientrata da poco al lavoro dopo una depressione. Con sua sorpresa in fabbrica si è svolto un referendum, voluto dal proprietario, in cui i suoi 16 colleghi hanno deciso di continuare senza di lei e avere in cambio un bonus di mille euro. Sono tutti segnati dalla crisi, le loro famiglie fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e molti nel week end fanno un lavoro al nero. Sandra è licenziata. Con l’aiuto di un’amica, però, riesce a ottenere che la votazione si ripeta; si sono, infatti, verificate delle pressioni di un caporeparto su alcuni operai.

È venerdì e la donna ha solo due giorni e una notte per convincere i colleghi a cambiare idea. Li capisce, sa che è difficile per ognuno di loro rinunciare a un bonus, quei soldi fanno la differenza in famiglie sulla soglia della povertà. Vorrebbe lasciare perdere, ma è forte il rischio di riprecipitare nella depressione. E allora eccola bussare alle porte dei colleghi, vedere le facce dei loro famigliari, scoprire le loro vite, provare pudore, vergogna, solidarietà. Ogni visita la incoraggia o la deprime, ma in questo percorso Sandra ritrova la voglia di vivere e lottare. È già una nuova vita.

La storia sembra un po’ esile, quasi una fiaba, e si basa molto sulla recitazione di Marion Cotillard. L’attrice francese passa dal mondo di Dior (di cui è testimonial) ai quartieri popolari e si cala perfettamente nei panni di un’operaia presa da problemi legati all’esistenza. E lo fa senza esagerazioni o estetismi del dolore. Abiti sgualciti, capelli informi e un po’ sporchi connotano una donna reale, segnata dalla fatica e da scarse speranze. Sandra è fragile (tenta il suicidio) e forte allo stesso tempo, si esprime con linguaggio secco, essenziale, privo di retorica. Non c’è manierismo nello sfaldarsi delle relazioni sociali, nell’opporre un proprio diritto ai bisogni degli altri. Alle parole si sostituiscono le immagini. Dal lavoro della protagonista dipende la qualità della vita della sua famiglia, senza il suo stipendio bisogna lasciare la casa, il lavoro è molto ma nel suo nome non si può svendere la coscienza.

I fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, registi pluripremiati in passato a Cannes, da tempo affrontano il tema della dignità umana, quella dei deboli in primo luogo. In questo film scarno e controllato, dove è il clima derivante dalla crisi economica il vero protagonista, gli spettatori partecipano al dramma di Sandra e alla difficile ricerca di una soluzione che sia soddisfacente e giusta.

Dorothy Parker

 

 

 

questa rubrica è a cura degli Anonimi Milanesi

rubriche@arcipelagomilano.org



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