19 novembre 2014

CONSAPEVOLEZZA, EDUCAZIONE E MEMORIA: UN FESTIVAL PER SFIDARE LA MAFIA


La sfida per la legalità, è noto, necessita sempre di nuovi stimoli, continui confronti e un’incessante lotta contro l’oblio. Anche nella nostra città, a dispetto di chi (l’ex prefetto Valerio Lombardi) nel gennaio del 2010, durante la sua audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia, andava sostenendo che la «mafia, a Milano, non esiste». Così, con il desiderio di aggiungere ulteriori mattoni per la costruzione di una società in cui siano chiuse le porte a corrotti e corruttori, si è svolto, dal 6 al 9 novembre il terzo Festival dei Beni confiscati alle Mafie, promosso dal Comune di Milano e sostenuto da diversi partners, tra cui Radio Popolare.

08liva40FBTre giorni di dibattiti, letture, proiezioni, pedalate e giochi nei diversi luoghi cittadini sequestrati alla criminalità organizzata e aperti al pubblico, quasi come fortini di legalità da conoscere e condividere, dove stanno nascendo e sviluppandosi progetti sociali. Sono 161, attualmente, le unità immobiliari confiscate, di cui 140 già affidate a una serie di associazioni, fondazioni e cooperative concessionarie vincitrici dei bandi di aggiudicazione effettuati ai sensi del Decreto Legislativo n. 159/2011 (cd. Codice delle disposizioni antimafia). Si va da piccoli appartamenti, scantinati, box, mansarde sino alla cascina Chiaravalle, a due passi dalla famosa abbazia, il più grande bene confiscato alla criminalità organizzata a Milano (2.000 metri quadrati e 15 ettari di terreno agricolo) che sta divenendo un pensionato per famiglie senza casa e un luogo per iniziative socio culturali di promozione della legalità.

Qui, in particolare, si è svolto forse uno degli incontri più sentiti della tre giorni del Festival, con la presenza di Walter Veltroni e Pif, l’ex iena regista del film La mafia uccide solo d’estate. Un dibattito serio, franco, appassionato per ricordare che dalla guerra senza sconti alla criminalità organizzata passa la ripresa del nostro paese. Per immaginare come dar corso da una sorta di rivoluzione democratica contro un potere autoritario, che si concretizza anche in piccoli gesti, come quello di riunirsi in un salone dove si praticavano spaccio di droga e riciclaggio di denaro per ricordare i tanti che alla battaglia contro l’illegalità hanno dato tutto, sino alla vita. Sì, perché infondo, come scriveva Norberto Bobbio «per frenare chi ha le mani lunghe ci vuole, oltre alle buone leggi, la virtù civile dei cittadini».

Le prime – le leggi – iniziano a esserci, anche sono perfettibili e migliorabili. Molta strada è stata fatta dall’intuizione coraggiosa di Rognoni e La Torre confluita nella legge n. 646/1982 che introdusse in Italia il reato di associazione mafiosa. Oggi l’attenzione si sposta sul già citato Codice delle disposizioni antimafia e soprattutto sulle modalità di assegnazione dei beni ivi previste, nonchè sul rafforzamento dei poteri e delle strutture operative dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

Quanto alla virtù civile, essa richiede un continuo allenamento. Passa dalla consapevolezza che non si alimenta dalle gesta di eroi ma dalla diffusione di piccole azioni quotidiane, dallo sviluppo dell’eduzione civica e, soprattutto, dalla memoria. Diceva ai suoi ragazzi don Pino Puglisi, il sacerdote palermitano ucciso dalla mafia a Palermo il 15 settembre del 1993 che, infondo, «temiamo la sofferenza, la malattia, la povertà, la miseria però potremmo dire che la sofferenza più grande è quella di essere soli». Solo fu quando fu assassinato, al pari di molti altri, abbandonati a se stessi non solo dalle istituzioni ma anche dalla propria comunità.

È evidente, quindi, come restituire alla collettività beni acquisiti con i proventi dell’illegalità sia un primo messaggio per creare consapevolezza. Milano, con passi piccoli ma fermi e rigorosi ci sta provando. E per tornare a discutere di legalità e coltivare il sogno di una città immune dalla mafia, non servirà aspettare il prossimo Festival, ma si potrà continuare a farlo tutto l’anno, nella nuova Casa della Legalità di via Curtatone, inaugurata durante il Festival per farne un presidio permanente nel cuore della città.

Martino Liva



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