19 novembre 2014

RISORSE COMUNALI MILANESI: SOTTRARRE O CONDIVIDERE?


La decisione della Giunta milanese di “sottrarre dal bilancio comunale” nove milioni di Euro per destinarli ad ogni zona per una sorta di autogestione per interventi infrastrutturali, è stata enfatizzata dall’assessore ai lavori pubblici come una soluzione sia di presunta innovazione democratica nella governance e sia come il necessario bypass di domande e contestazioni che il diffuso effetto NIMBY provoca nella comunità.

10merlo40FBLuca Beltrami Gadola, con lucidità ha espresso le perplessità verso iniziative e scelte amministrative che siano decontestualizzate dalla fondamentale esigenza di ricostruire innanzitutto una “governance normale o perbene” che possa poi evolvere nella governance adeguata alle esigenze di una democrazia moderna.

La contrapposizione dell’interesse particolare a quello generale troppo spesso si caratterizza come una delle più forti minacce al perseguimento del bene pubblico; in passato erano le declinazioni ideologiche e/o valoriali che promuovevano contrapposizioni distintive oggi, invece, è molto spesso il pregiudizio di gruppi o comitati che si autodefiniscono “onesti e migliori” che molto spesso diffondono nelle comunità e nel paese un antagonismo preventivo a molte iniziative perché a parte loro tutto è marcio, tutto è corrotto tutto senza speranza.

Un professionismo politico e giornalistico che ha un bisogno vitale di nuovi bersagli, “eliminato uno avanti con il prossimo” che finisce per configurarsi in un’officina di veleni in cui gli interessi individuali e corporativi riescono sempre più spesso a trovare rifugio e a ingrossare le fila. Se è pur vero che lo scenario nazionale riesce costantemente a produrre esempi che facilitano il pregiudizio, non per questo le istituzioni devono ricorre ad escamotage anziché affrontare alla radice il problema, che è la credibilità della governance istituzionale che si manifesta più per le decisioni che responsabilmente assume piuttosto che il pedigree di perbenismo di chi la deve esercitare.

Non vi è alcun pregiudizio, da parte di chi scrive sull’affermazione dell’assessore Rozza, ma la considererebbe in modo diverso se l’assessore al bilancio avesse accolto e adottato le proposte in merito al Bilancio in Arancio promosso e proposto da Milano Civica, affinché tutti i milanesi, come i cittadini di molte altre città del globo, ricevessero nella propria casella della posta o in quella elettronica il rendiconto di come vengono gestite le loro tasse e i contributi per i servizi, e che gli stessi venissero ripartiti zona per zona elencando le cose fatte e quelle che si stanno per fare e quelle che si faranno.

Se questa è la condizione necessaria non è detto che sia sufficiente per poter favorire la responsabilità e la cultura di quel senso civico di responsabilità che può e deve favorire tutte le iniziative che tendono al bene comune. E fintanto che PGT, pianificazioni di lavori pubblici, progetti di iniziative che consumano o impattano sul suolo, vivono e muoiono in cortocircuiti di addetti e non riescono a manifestarsi e trovare compiutezza in modalità di informazione pervasiva che includano e aiutino a comprendere quello che si fa e quello che si vuole o vorrebbe fare: dimostrando il dove, illustrando il come e simulando il dove il rapporto tra la comunità e chi la governa sarà confinato in un rapporto astratto e non finalizzato di fiducia.

I modelli di governance delle comunità post tecnologiche, per recuperare l’autorevolezza e la credibilità che ne è il presupposto democratico, devono agire da promotore della democrazia delle scelte condivise per sommare idee e proposte da finalizzare anziché sottrarre.

Pensare che competenze, culture e capacità risiedano solo nell’involucro dell’amministrazione, o nei laboratori di partiti o in gruppi e gruppetti che tendenzialmente si autolegittimano è assolutamente auto limitativo ed è tutto da dimostrare che la loro visione del bene comune sia sempre coerente con l’obiettivo da perseguire.

Se la sottrazione con ripartizione va in questa direzione, ma lo si evidenzi però, il consenso non potrà mancare, ma se rimane un’estemporaneità, per di più nell’iter per la costituzione della Milano metropolitana, essere diffidenti è una necessità.

 

Beppe Merlo



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