19 novembre 2014

GUERRA 15-18. DOPO IL FRAGORE DELLA MORTE MELODIE DI PACE


‘Silenzio, si muore’: riflettere sul passato, perché ciò che è accaduto non deve più succedere. Per capire l’Europa del 2014 è indispensabile conoscere da vicino quella del 1914: con questo obiettivo il giornalista e scrittore Paolo Rumiz ha intrapreso, nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra, un viaggio nella memoria storica e in quella orale per comprendere attraverso la ricostruzione di cause e effetti degli eventi quanto il mondo attuale ne sia stato influenzato e per suscitare una memoria collettiva europea rispetto a vicende che hanno segnato nel profondo la nostra storia.

12bramante40FBNell’ambito del progetto un omaggio particolare al potere della musica, capace di superare le divisioni e unire gli uomini: un evento collettivo con il coinvolgimento di trombettisti di tutti i Paesi allora belligeranti per suonare brani musicali a tema in luoghi significativi per le vicende storiche, belliche o culturali dei singoli paesi in segno di commemorazione e omaggio ai caduti nel conflitto. Un dovuto atto di riverenza, di memoria, di amore, nell’unica lingua che tutti conoscono e condividono: la musica, ha sottolineato Rumiz.

A fine luglio, nello stesso momento in cui il musicista italiano Paolo Fresu ha innalzato il suo strumento verso il cielo e ha iniziato a suonare “Il silenzio“, la musica che nelle caserme segna la fine della giornata e il momento del riposo, altri trombettisti in altri 16 paesi europei, da Budapest fino a Tirana, si sono uniti a lui in una sorta di grande coro di pace, una poesia di suoni che vuole essere appunto un messaggio corale di pace nel momento in cui si ricorda l’inizio della Grande Guerra.

In Italia le note della tromba del maestro Fresu si sono levate dai prati del Forte Dosso delle Somme chiamato anche Forte Serrada, in Trentino a oltre 1600 metri, uno dei principali teatri della prima Guerra mondiale, costellato dai resti di triceramenti, piazzeforti e gallerie, principali strutture difensive austro-ungariche di tutto il nostro fronte. E la montagna a suo modo ha riprodotto le note con un eco di forte impatto emotivo. E il racconto emozionale della “Grande” Guerra – come lo ha definito Fresu – è proseguito attraverso tante canzoni da Reginella a O surdato innamurato, da La canzone del Piave a Va l’Alpin con la poesia di tre semplici strumenti – la tromba, il flicorno e il bandoneon di Daniele Di Bonaventura -, alternate a momenti di silenzio, perché morire provoca sempre un certo fragore.

I ragazzi del Novantanove cantavano i canti popolari, canti scanzonati o malinconici, inni e temi militari; esiste uno sterminato repertorio di musiche, di partiture ritrovate nelle trincee e nei luoghi di prigionia, una memoria in gran parte ancora dimenticata, da raccogliere e studiare sistematicamente, come sta cercando di fare Carlo Perucchetti, che partendo dalla memoria di suo nonno sta archiviando il vasto repertorio delle musiche composte durante la guerra. Canzoni che spesso furono ideate da una parte del fronte e poi vennero cantate nell’altro schieramento: un nemico invisibile, una terra da difendere, una trincea di separazione; un filo sottile dove la musica poteva comunicare meglio delle parole, unendo idealmente i nemici solo con lo scarno pensiero di un suono (Fresu).

Il regista Ermanno Olmi ha presentato la suo nuova pellicola ‘Torneranno i prati‘, il film con la colonna sonora “Del soldato in trincea” di Paolo Fresu, che arriva nei cinema in questi giorni e che parla della guerra del 1915-1918 vissuta in trincea. Olmi ha sintetizzato il pensiero di tutti dicendo che ”non è facile parlare di pace perché le parole sembrano già consumate: anche per questo tanto spazio al silenzio e alla musica, anche a Redipuglia con il concerto ideato e diretto dal maestro Riccardo Muti, evento collettivo di forte impatto e significato, un appuntamento con la musica e la storia per celebrare i valori dell’amicizia e della pace in luoghi e in modi non rituali.

 

Rita Bramante



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