21 settembre 2009

CAPIRE: RU 486 E ABORTO VOLONTARIO


Abbiamo assistito negli ultimi anni a polemiche riguardo a un tema delicato che implica problematiche sanitarie, etiche, morali, religiose, politiche. La recente introduzione in commercio del farmaco RU486 ha implicato tutto questo ed è prevedibile che le polemiche non si placheranno a breve.

Il farmaco incriminato è il mifepristone, uno steroide sintetico che, somministrato durante le prime settimane di gravidanza, è in grado di interromperla farmacologicamente.

Non bisogna confondere la RU486 con la pillola del giorno dopo, costituita da un progestinico somministrato entro 72 ore dal rapporto a rischio e in grado di agire sull’embrione appena fecondato e la cavità uterina dove l’embrione andrà ad annidarsi.

Il mifepristone è un derivato del noretindrone, ormone che aderisce preferenzialmente ai recettori del progesterone bloccandone l’azione. Il progesterone è l’ormone protettivo della gravidanza, è prodotto in grande quantità nella seconda metà del ciclo ovulatorio, con la funzione di proteggere l’ovulo appena fecondato e di favorire l’attecchimento dell’embrione in cavità uterina. Se nelle prime settimane di gravidanza blocchiamo farmacologicamente la sua azione, la mucosa dell’utero (endometrio) si sfalda, sanguina e trascina con sé l’embrione appena impiantato e in fase di sviluppo.

In pratica il farmaco genera un fenomeno simile a un aborto spontaneo, evento molto frequente nelle prime settimane di gravidanza.

La singola somministrazione di mifepristone funziona solo nell’80% dei casi. Per aumentare l’efficacia d’azione fino a valori del 95-98%, si usa somministrare circa due giorni dopo una prostaglandina (misoprostolo), molecola che stimola a contrarsi la muscolatura liscia dell’utero, provocando un’espulsione rapida del prodotto del concepimento già danneggiato dalla RU486.

Il ciclo si completa in due/tre giorni, periodo in cui la donna deve essere ospedalizzata e tenuta in osservazione per intervenire rapidamente in caso di complicanze.

La molecola è stata scoperta e sperimentata in Francia, dall’inizio degli anni 80, e commercializzata nel 1988. Gli Stati Uniti hanno iniziato a utilizzarla nel 2000. Diversi Paesi la utilizzano già da anni supportati dalla dichiarazione del 2005 dell’OMS che ritiene il mifepristone farmaco sicuro se somministrato sotto osservazione medica e accoppiato con le prostaglandine.

E’ facile prevedere che il mifepristone, utilizzato in prevalenza per interrompere volontariamente una gravidanza, sia capace di scatenare polemiche feroci provenienti da movimenti favorevoli alla vita, partiti politici di matrice cattolica e dalla Chiesa stessa che ne stigmatizza l’uso invitando ad obiezione di coscienza medici e farmacisti e minacciando di scomunica i prescrittori e gli utilizzatori..

Il rischio, denunciato dai movimenti favorevoli alla vita, consiste nella banalizzazione di un evento considerato grave e nel rendere facile e incontrollato l’accesso all’interruzione di gravidanza da parte della gestante, che peraltro potrebbe essere abbandonata a se stessa dopo l’assunzione del farmaco.

Nel 3 -5% dei casi la procedura non funziona e bisogna ricorrere allo svuotamento classico effettuato con strumenti chirurgici in anestesia generale o locale.

La RU486 presenta il vantaggio di non richiedere l’ospedalizzazione (nei Paesi che permettono il ritorno a domicilio della gestante dopo l’assunzione) e di evitare un intervento chirurgico e un’anestesia generale con relativi rischi, è gravata però da effetti collaterali non trascurabili.

La gestante, dopo somministrazione, può essere afflitta da dolori addominali, nausea, vomito, diarrea.

E’ possibile che insorga sanguinamento uterino prolungato che richiede utilizzo di farmaci anticoagulanti. Nei casi in cui la somministrazione non ha effetto, come già accennato, la donna è costretta a ricorrere ai metodi classici d’interruzione di gravidanza.

Dopo un iter travagliato e costellato da tentativi d’utilizzo e sperimentazioni, bloccate regolarmente dal Ministero della Salute e dalla Magistratura, il 30 luglio 2009 viene approvato in Italia l’utilizzo e la commercializzazione del farmaco, dopo parere quasi unanime dell’Agenzia Italiana del Farmaco.

La RU486 dovrà essere somministrata nel rispetto della legge 194, solo in strutture ospedaliere, mediante ospedalizzazione della gestante per tutto l’iter della procedura (in media 2-3 giorni), non sarà disponibile in farmacia e dovrà essere somministrata rigorosamente entro la settima settimana di gravidanza.

Bisognerà attendere i prossimi anni per valutare serenamente se l’utilizzo clinico routinario del farmaco potrà essere considerato un’evoluzione e un miglioramento delle procedure d’interruzione volontaria della gravidanza, in confronto con le procedure classiche chirurgiche.

Dr. Antonio Canino



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