12 novembre 2014

APPUNTI SULL’EMERGENZA ABITATIVA A MILANO


Provo a far chiarezza in questa triste nebbia di accuse reciproche e campagne elettorali malamente giocate su drammi sociali. Ci provo dalla mia posizione di consigliera regionale, componente della commissione Casa, Territorio e Infrastrutture.

02castellano39FBAler Milano è un ente pubblico economico, un’azienda partecipata regionale, con un patrimonio immobiliare di circa 40.000 alloggi nella sola Milano. Perché le case di proprietà regionale, a Milano, versano (fatte salve alcune eccezioni), in uno stato non degno di un Paese civile? Per svariate ragioni. La prima: non c’è più un sovvenzionamento pubblico che sorregga una funzione che, con il progredire della crisi, acquista sempre più i connotati del servizio sociale. E, quindi, costa e andrebbe finanziata (art 117 della Costituzione: competenza concorrente Stato / Regioni in materia di edilizia pubblica, con il risultato che né l’uno né l’altra, almeno fino all’anno scorso, hanno stanziato un solo euro). A causa di una legge regionale scellerata, inoltre, il sostentamento delle Aler dovrebbe basarsi sulle entrate derivanti dai canoni di locazione(!).

La seconda ragione é che in questi ultimi anni Aler ha investito sulla costruzione di nuovi quartieri, piuttosto che sulla manutenzione del patrimonio esistente, che cade a pezzi. Ha dimenticato la sua funzione sociale a favore di una politica da immobiliarista puro.

Ancora (e questo è davvero inspiegabile) perché interi quartieri, interessati da lavori di riqualificazione edilizia regolarmente finanziati, sono rimasti cantieri a cielo aperto, con ristrutturazioni cosiddetti “a macchia di leopardo” (un palazzo nuovo e uno a pezzi, per capirci). Dai banchi dell’opposizione chiediamo, invano, di conoscere dove siano finiti i fondi stanziati per i contratti di quartiere.

Dal 2009 Aler, oltre al suo complicato patrimonio, gestisce anche i 28.000 alloggi del Comune di Milano. Gestire significa: manutenere, tutelare (respingere gli abusivi, con la collaborazione del proprietario e delle forze dell’ordine, prendere in carico gli inquilini: canoni, cambi alloggio, crolli del reddito ecc).

Perché il rapporto tra i due enti si incrina progressivamente? Anche qui, ragioni genetiche e funzionali: i gestori precedenti lasciano ad Aler dati sbagliati, rapporti debitori e creditori irrisolti, edifici non censiti. In più, un’azienda che traballa sotto il peso del proprio gigantismo (unito a una gestione non sempre funzionale agli scopi), fa fatica a prendere in carico altri 28.000 alloggi. Terzo motivo: non si riesce a creare un rapporto di condivisione, di gestione congiunta di tutto il patrimonio immobiliare cittadino (di proprietà del Comune o della Regione, non importa) per far fronte all’emergenza casa e alla crisi economica. In sintesi, non si riesce a ottenere una programmazione congiunta sul tema, che riguardi tutte le 70.000 famiglie che abitano in un alloggio popolare, chiunque ne sia il proprietario.

Il progressivo sgretolarsi del gigante, sotto il peso di un buco di 245 milioni di euro, ha reso impossibile continuare la gestione delle case comunali. La situazione della partecipata regionale è talmente grave da portare il Presidente Maroni a riferirne dettagliatamente in Consiglio. Pochi mesi dopo, è la stessa Aler a disdettare la convenzione con il Comune di Milano, il quale, con scelta coraggiosa, decide di riprendersi le proprie case, affidandone la gestione all’azienda Metropolitane Milanesi.

Cosa succederà dal 1 dicembre 2014? Prima di tutto, al monopolio di Aler in città si sostituirà la concorrenza con un altro gestore. Il che non può che far del bene, come sempre, quando si rompe una gestione esclusiva.

Sono convinta che, per affrontare e risolvere il problema delle case popolari, ci sia bisogno di impostare una politica della Casa condivisa. È quello che é mancato in questi anni. E che, sono sicura, sarà il valore aggiunto del contributo di Metropolitane Milanesi. La differenza di colore politico tra Comune e Regione non ha aiutato, certo. Ma non si può dire che, sotto la medesima bandiera, le cose andassero meglio, nel decennio scorso. I 70.000 abitanti delle case pubbliche di Milano hanno bisogno di un’unica “governance”: lungimirante, coinvolgente e trasparente. Anche se gli attori della partita sono tre.

Quale scenario, in una città civile? Me lo immagino così: il Comune concentrato ad avviare nel migliore dei modi la nuova gestione, Aler impegnato a risalire la china di una crisi senza precedenti. Entrambi, a testa bassa e senza clamori, a lavorare insieme, mettendo a disposizione il proprio patrimonio, con trasparenza, per risolvere l’emergenza (non é mai successo!)

Quanto alla Regione, dovrebbe occuparsi (oltre che del risanamento della propria azienda) della riforma, non più rinviabile, della legge regionale 27 del 2009. Quella, per capirci, che fonda il sostentamento delle Aler sui canoni pagati dagli inquilini.

Da che mondo è mondo, i Comuni gestiscono e amministrano, le Regioni legiferano e fondano i principi generali su cui si basa la vita della comunità territoriale. Riportiamo le cose nei giusti binari. E contribuiamo tutti (enti locali, sindacati, comitati inquilini, privato sociale) a costruire nei quartieri una vita dignitosa. Quello che continuo a vedere, purtroppo, è la trasformazione di un dramma sociale in uno scontro politico. Si chiama resistenza al cambiamento, trasformata in bagarre elettorale. Della peggiore specie, perché consumata sulla pelle di chi non può difendersi.

 

Lucia Castellano

 



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