12 novembre 2014

UN BILANCIO RIFORMISTA AL COMUNE DI MILANO


Lo scopo essenziale del mio articolo della scorsa settimana sulla “finanziaria di Renzi” era ricordare che non possiamo tornare nella “notte in cui tutte le vacche sono nere” solo perché Marx non va più di moda mentre il “mainstream” liberista si. Come prevedibile, mi sono procurato molte note critiche civili e documentate che mi fanno pensare che non sia inutile ma anzi necessario sollevare dibattiti che trascendono la polemica quotidiana e portano perfino nel terreno proibito di quella “ideologica”.

04dalfonso39fbIn particolare nella quasi totalità dei casi la mia “difesa” di un ruolo di motore dello sviluppo attribuito all’area urbana di Milano è stata messa a dura prova da attacchi nella scia della “vulgata” dell’ente locale e della spesa pubblica visto come “spreco” per definizione. Sarebbe facile rispondere che difficilmente la “mala gestio” italiana risiede più nel 4% del totale spesa pubblica nazionale gestito dai Comuni piuttosto che non tra Regioni e Ministeri vari, ma l’argomento ha un suo fondamento .

La qualità della spesa pubblica, intesa come giusta allocazione ed efficiente erogazione, è molto bassa in generale ed il Comune di Milano non è un’isola felice. Le procedure consolidate e sedimentate sono ormai cultura consolidata e rendono la P.A. irriformabile senza un intervento di “riformismo rivoluzionario” che ne metta in discussione l’intero assetto, ma tutti i tentativi sono finora falliti e hanno anzi perfino peggiorato la situazione .

Danni gravissimi vengono ogni qual volta presi dall’ansia di giustizia che segue qualche scandalo si mette mano a leggi “anticorruzione”, “semplificazione”, “trasparenza”: il risultato certo è l’incremento della quantità di carte da riempire, comitati da riunire, autorità da creare e nessun miglioramento sugli obiettivi dichiarati.

Ma proprio a Milano e nella Città Metropolitana abbiamo una occasione straordinaria, la rivoluzione degli assetti e delle competenze e quindi anche della “macchina ” amministrativa è intrinseca nella istituzione stessa del nuovo ente. Non vi è dubbio che si possa ripetere l’ennesimo disastro italico e trasformare una iniziativa che intendeva diminuire di un livello, la Provincia, il nostro ordinamento amministrativo portandolo a tre (Comune, Regione, Stato), in una che lo porta a cinque, aggiungendovi le Municipalità e la Città metropolitana: in realtà, il combinato disposto di legge Delrio e Finanziaria 2015 porta dritti a questo risultato, con l’aggravante di lasciare le “nuove” istituzioni senza risorse e con l’eredità delle Provincie in sostanziale default.

Denunciati i rischi, occorre però fare la propria parte e il Comune di Milano sul piano del recupero di efficienza può fare ancora moltissimo. Tra i “compiti a casa” con un effetto immediato sui conti e sul bilancio corrente ci sono alcune azioni di razionalizzazione della macchina comunale e di preparazione al “salto” verso la Città Metropolitana.

Nella gestione di una delle fonti autonome di entrata, il canone di occupazione suolo pubblico (Cosap), si è agito in termini di equità, mettendo nuove regole e iniziando una serrata lotta all’evasione che ha portato il gettito dai 29 milioni del 2011 ai 51 del 2014, con un incremento delle attività e degli eventi. In più negli ultimi due anni sono stati recuperati circa 7 milioni di morosità e da quest’anno con la gestione diretta e non via Equitalia delle entrate sono stati individuati ben 24 milioni di euro di morosità arretrate, a significare che il tasso di evasione su questa imposta comunale è del 30 % medio, con punte in alcuni casi superiore al 60 %.

È verosimile che la situazione Cosap fosse molto particolare sia come impianto normativo (è stata la moneta di scambio elettorale di un decennio di assessori e gruppi consiliari per preferenze più presunte che reali …) sia come livello di morosità e che quindi è difficile ipotizzare le stesse percentuali di recupero arretrati sulle altre imposte comunali.

È altresì vero che sulla tassa di soggiorno introdotta nel 2012, con un montante di 8,6 milioni di euro, nel corso dell’anno successivo si è recuperata evasione per 1,7 milioni di euro, ragione per la quale non è così azzardato pensare che in generale tra imposte e tariffe comunali siamo in presenza di una evasione di almeno il 20-25 % e che una azione decisa di recupero è in grado di ridurla in maniera significativa in breve tempo. Se l’ipotesi è realistica significa che solo negli ultimi cinque anni si sono accumulati almeno 800/1000 milioni di euro di morosità ed evasioni, dato che fra l’altro combacia curiosamente ma casualmente con gli oltre 800 milioni di entrate non riscosse dalla gestione Equitalia per gli anni precedenti!

Non è impossibile prevedere, pensando al solo 2015 che si possano realizzare recuperi morosità per almeno 50 milioni che, sebbene una tantum, non mancherebbero di far bene al bilancio del prossimo anno. In almeno tre dipartimenti sono stati poi avviati con successo interventi di riorganizzazione delle proprie gestioni servizi dirette (dall’illuminazione ai cimiteri) che hanno portato a migliorare il saldo di gestione di 10/15 milioni a partire dal 2015.

I servizi a gestione diretta di questo tipo valgono almeno 300 milioni di euro: pensare che interventi di sviluppo organizzativo siano possibili e possano portare almeno altri 30 milioni di beneficio sui conti del 2015 ed altri 30-40 per il 2016 arrivando quindi a 60/70 milioni di euro annui di beneficio sulla spesa corrente è un obiettivo ambizioso , ma non impossibile.

È perfino inutile sottolineare quanto il Comune verrebbe politicamente rafforzato dall’aver migliorato di 100 milioni di euro, quasi il 4% del bilancio, l’efficienza complessiva della “macchina” e quanto sarebbe utile per porsi come “buona pratica” per la nascente Città Metropolitana.

L’ordine del giorno di questa revisione è noto: trasporto pubblico locale ,welfare e casa devono essere ripensati alla luce del nuovo assetto metropolitano. Rivedere completamente il sistema tariffario trasportistico ovvero costituire una società di gestione immobiliare, come si sta facendo con MM per le case popolari del Comune, sono operazioni che hanno senso in assoluto, ma sono rese più credibili, più “digeribili” dal “sistema” e anche dagli utenti e dai cittadini se inquadrati in una grande operazione di “riforma”.

Sia chiaro, nessuna di queste azioni è risolutiva in sé, il tema delle risorse e della fiscalità federale resta determinante e, soprattutto, non è possibile pensare di dar vita a un nuovo modo di amministrare con i limiti e le procedure imposte dall’egualitarismo comunale e dalla stretta brutalmente centralistica in atto dal governo Monti alle ulteriori strette operate dal governo Renzi.

La possibilità di raggiungere una intesa su una “piattaforma rivendicativa” verso il Governo avente per oggetto la certezza della finanza locale e in particolare quelle della città metropolitana è legata al mantenimento della credibilità che l’Amministrazione milanese guidata da Giuliano Pisapia ha acquisito in questi tre anni. Non essendoci più nemmeno la possibilità tecnica di procedere per tagli e frattaglie sulle singole voci di bilancio sono veramente convinto che chiarire percorso e obiettivi di un “programma minimo” di cambiamento legato alla nuova fase istituzionale sia una giusta strategia.

 

Franco D’Alfonso



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