5 novembre 2014

SEVESO E #ITALIASICURA. ATTENZIONE A NON ROTTAMARE IL FUTURO


“Dopo aver discusso per 30 anni sulle possibili soluzioni per ridurre il rischio di esondazioni del fiume Seveso a Milano e nei comuni dell’hinterland come Lentate sul Seveso, Senago, Paderno Dugnano e Varedo; dopo aver registrato dal 1875 a oggi 347 eventi alluvionali, in pratica 2.5 allagamenti l’anno, con ingenti danni e costi (nel 2010, con l’allagamento delle stazioni della metropolitana, si sono registrati oltre 70 milioni di euro di danni); dopo l’estate 2014 con 6 esondazioni anche in centro a Milano (quella 7-8 luglio ha colpito 23 comuni diversi e causato 48 milioni di euro di danni); nonostante striscioni ‘No alle vasche’ appesi a Senago e ricorsi, noi apriamo la stagione dei cantieri.”

01editoriale38FBQuesto è il breve testo di #italiasicura – il progetto della Presidenza del Consiglio che si articola in due strutture di missione, #Dissesto e #Acquepulite oltre che #Scuole – col quale presenta il progetto di intervento sul Seveso. A parte il profluvio di hashtag, il ridicolo marchio indispensabile oggi per connotare la modernità e la comunicazione Internet (un hashstag non si nega a nessuno!) e ancora evitando accuratamente il sito dedicato con la sua grafica scioccamente puerile, nelle ultime due righe questo è il ritratto dell’arroganza dei nuovi ministeriali renziani, più renziani del re.

E se il Comune e i cittadini di Senago avessero ragione? E se l’idea delle vasche di laminazione fosse sbagliata o quantomeno largamente insufficiente a risolvere il problema soprattutto milanese delle esondazioni del Seveso? Chi ci dice che improvvise bombe d’acqua cadute tra la vasca più vicina a Milano e dove il Seveso si incanala sotto la città, non siano sufficienti a produrre le condizioni di esondazione?

Allora la domanda spontanea è una sola: perché non si realizza ora il progetto del 2004, redatto da MM, inserito allora nel piano delle opere del Comune, messo in bilancio e il cui costo – 70 milioni – era per metà a carico di MM gestore del Servizio Idrico Integrato e per metà a carico del Comune? Un progetto nato per risolvere tre problemi: evitare l’esondazione del Seveso, permettere la manutenzione straordinaria della rete interna dei canali milanesi e, per finire, controllare il rialzarsi delle acque di falda. Il sindaco Moratti, che lo ricevette in eredità da Albertini, non ne fece colpevolmente nulla e il finanziamento disponibile in bilancio se lo mangiò per l’assurda operazione di ricomprarsi le obbligazioni di AEM e avere la parità azionaria con Brescia su A2A.

MM allora provvide a dotarsi di un modello di simulazione dell’acquifero sotterraneo che copriva tutta l’area della provincia e che consentiva di simulare tutti gli eventi meteorologici ipotizzabili e le relative conseguenze su fiumi, canali e acquifero sotterraneo. Era la base essenziale per progettare razionalmente. Il modello e l’hardware necessari per gestire questo modello furono forniti a Comune, Provincia e Regione. #italiasicura l’ha utilizzato? Forse come molti dei buoni lavori è finito in fondo ad un cassetto o vittima del vizio particolarmente renziano di “rottamare” il passato, qualunque esso sia.

Ma come era in sintesi questo progetto?

Si trattava di un condotto sotterraneo profondo di circa 2 metri di diametro, lungo 11 chilometri, che scolmava il Seveso a Niguarda, prima di confluire nel Martesana e nel Redefossi, e sbucava nel Lambro, vicino a Ponte Lambro. Anche l’AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po) aveva dato la sua approvazione, ma a condizione di intervenire contestualmente per controllare le esondazioni, anche queste frequenti, del Lambro. Nei periodi normali avrebbe potuto accogliere le acque del Seveso opportunamente deviate per mettere in “asciutta” la rete dei canali milanesi per permettere di farne la necessaria manutenzione straordinaria, a cominciare dal Redefossi. E quando necessario sarebbe servito per captare le acque di falda lungo il suo percorso, mantenendo la falda ad una quota di sicurezza rispetto alle gallerie della MM e ai parcheggi sotterranei.

Ultima ciliegina: approfittando del dislivello tra entrata e uscita avrebbe potuto far funzionare una piccola centrale idroelettrica sotterranea con una resa di 400-500.000 euro l’anno, buoni per coprire i costi di gestione e manutenzione del condotto. “Bello e impossibile”, come canta la Nannini? No, intelligente e fattibile, quindi utile. Oggi ci si avvia a spendere 100 milioni di vasche di laminazione e un milione e mezzo di opere accessorie per una soluzione “monouso” il cui risultato non dà la piena garanzia di risolvere neppure il problema principale. E lo scontento della popolazione, che si può ridurre solo se si spiegano i perché, in che colonna lo mettiamo nel bilancio costi e ricavi?

Luca Beltrami Gadola



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