29 ottobre 2014

M4, LINATE E I VINCOLI DI BILANCIO


Nella attuale polemica sulla linea metropolitana destinata a collegare Linate, il centro, e la zona Lorenteggio, forse vale la pena di richiamare alcuni punti fermi: si tratta di un’infrastruttura importante, che serve settori della città molto abitati e relativamente poco serviti e per la quale, al contrario delle abitudini italiane, sono state fatte analisi del tipo costi-benefici sociali, appoggiandosi a un modello di simulazione del traffico. Certo, non sono state prese in considerazione (soprattutto per il lato Linate) alternative meno costose, anche perché le valutazioni non sono state fatte ex-ante e in modo comparativo tra diverse soluzioni, ma comunque si tratta di un’innovazione di tutto rispetto. E comunque, trattandosi di un contesto urbano molto denso, i risultati sembra risultino nettamente positivi, il che significa che i costi sono inferiori ai benefici (risparmi di tempo, ambiente ecc.) per la collettività.

04ponti37FBTuttavia, come spesso succede per le metropolitane, un buon progetto dal punto di vista della collettività risulta insostenibile per le finanze comunali, in grave crisi: costa troppo. È stato molto grave che si sia partiti comunque con i cantieri: fa parte di una cultura bipartisan diffusa (riassumibile nello slogan “l’importante è partire, qualcuno poi pagherà”). Un atteggiamento davvero irresponsabile. Occorreva da subito fare insieme analisi economiche (costi – benefici sociali) e finanziarie (costi – ricavi), valutando alternative meno costose, cui qui si può solo accennare.

La prima è un radicale miglioramento dei collegamenti di superficie Linate – Centro (la linea 73), con vaste tratte in sede propria, qualche sovrappasso o sottopasso nei punti critici ecc. (non necessariamente un tram, per ragioni di costo, flessibilità, pendenze ecc.). Poi una soluzione di collegamento con la ferrovia verso l’est di Milano, non molto distante dall’aeroporto. Poi un collegamento verso sud (Rogoredo), che avrebbe interessato anche la stazione dell’Alta Velocità.

Infine un’alternativa banale: se è troppo oneroso far tutta la linea, iniziamo con una tratta, Linate – Centro o Lorenteggio – Centro, in funzione del traffico e dei costi.

Questo quadro di alternative socio-economiche e finanziarie, appoggiato a un modello di simulazione del traffico, sembra essere la strada attualmente seguita dal Comune per il nuovo piano della mobilità (PUMS). Si badi, non che le analisi e i modelli possano sostituirsi alle scelte politiche, ma sono indispensabili in un paese sviluppato per rendere tali scelte meno arbitrarie e più trasparenti, fornendo anche la base per migliorare il dibattito democratico.

Ma adesso l’alternativa maggiore che ci si trova sul tavolo è: quanto costa rinunciare a quest’onerosissimo progetto, o modificarlo radicalmente? Vi sono penali insostenibili? Si tratta di una vexata quaestio che vale, per citare un caso ben noto, anche per il ponte di Messina, su cui qui non è possibile dilungarsi: occorre pagare solo il già fatto (“costi sorgenti”) o anche il mancato guadagno per l’intera opera (“lucro cessante”)? Che ne sarebbe dei finanziamenti statali? Sono dirottabili su altre soluzioni? Occorrerebbe fare di nuovo un confronto globale tra questi costi e le altre soluzioni possibili cui sopra si è accennato.

Ma il nodo evidentemente risiede nei termini contrattuali, che non sono noti. Se sfortunatamente fosse un contratto molto vincolante (oltre che oneroso) per l’amministrazione, diciamo un “contratto capestro”, occorreva da subito, al subentro della nuova giunta, una denuncia politica di questa eredità, come dell’eredità complessiva lasciata dalla gestione dell’EXPO. Non è stato invece nemmeno messa in luce da subito la sostanziale ed evidente insostenibilità finanziaria dell’opera, anche nel caso di un “buon” contratto.

Questo non può che rafforzare il dubbio che l’ideologia “intanto partiamo, o andiamo avanti, poi qualcuno pagherà”, verificabile anche nel recente decreto “Sblocca Italia”, sia davvero bipartisan.

Il rischio che data la situazione finanziaria del paese questa volta non pagherà nessuno, con sprechi fenomenali legati a opere incompiute, sembra piuttosto realistico.

Marco Ponti



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti