29 ottobre 2014

ASEM: SE ROMA SCIPPA A MILANO IL BUSINESS


“Europa – Asia, affari d’oro dal summit di Milano”. Di questo si è trattato: business. Dell’Asia – Europe Meeting (ASEM) la cronaca milanese ha dato più rilievo al racconto della “città blindata” o del ritardo di Putin alla cena di gala che non all’essenza: “Promozione della cooperazione finanziaria ed economica attraverso una maggiore connettività Europa-Asia”, i leader politici si sono concentrati sulla cooperazione finanziaria ed economica, sul commercio multilaterale e sulla promozione della crescita e dell’occupazione. E Milano che parte ha fatto?

09mattace37FBNegli stessi giorni, “back to back”, in Assolombarda si è tenuto l’Asia – Europe Business Forum (AEBF), che ha interessato una platea di circa 800 tra rappresentanti di alto livello delle imprese e amministratori delegati provenienti da Europa e Asia. Presenze che rispecchiano le strette relazioni commerciali: cinque Paesi dell’Asem sono tra i primi 10 partner commerciali dell’Europa per l’export: la Cina con 148,3 miliardi, la Russia (119,8 mld), il Giappone (54,1 mld), Corea del Sud (40 mld) e India (35,9 mld) e testimoniano l’interesse per un’opportunità unica per gli imprenditori asiatici ed europei di costruire reti di relazioni e scambiare visioni e opinioni economiche e di investimento. “Questa è la piattaforma ideale per entrare in contatto con i leader politici provenienti da Europa e Asia su come affrontare al meglio le sfide di oggi e di domani.”

La cornice è l’Europa, promotore del Business Forum è Europebusiness che raggruppa le associazioni di categoria di 33 paesi membri, i padroni di casa sono Van Rompuy, Barroso e Renzi in nome della presidenza del semestre europeo. Basta guardare il programma dell’AEBF per rendersi conto di protagonisti e interpreti: prendono la parola Deutsche Telekom, Air liquide, Finmeccanica da un lato, Lukoil, Samsung, Benguet corp dall’altra. Si vola alto.

Ma d’altro canto quante sono le occasioni per gli imprenditori milanesi e lombardi di avere a portata di mano esponenti di paesi emergenti come Vietnam, Malaysia, Bangladesh, Brunei, Kazakistan e Singapore su cui ha puntato Renzi sul fronte dei bilaterali?

Se lo deve essere chiesto anche Unindustria, l’equivalente laziale di Assolombarda, che in calce al modulo di iscrizione dell’Asia Europe Business Forum ha inserito una box a piè di pagina “Notice for asian partecipants only”, rivolta ai soli asiatici. L’invito suona pressappoco così: al termine del Forum venite a Roma, tutto spesato, offerto dalle autorità locali. “Il programma dell’iniziativa include incontri con aziende italiane così come con alti rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali”.

Di fronte all’attivismo romano si ripercorre la rassegna stampa ma non si ha notizia di un equivalente milanese in cui le autorità locali si siano adoperate per costruire occasioni di business in corrispondenza di Asem. Milano nelle parole del Sindaco o dell’assessore D’Alfonso (con delega alle attività produttive) è tratteggiata come una quinta scenica, l’Asem come opportunità di mostrarsi al mondo, “gli occhi del mondo puntati su Milano”, se ne sottolinea il valore come meta turistica di prestigio, “a place to be” come la declama la Lonely Planet per il 2015.

Eppure proprio in quegli stessi giorni (sic!) il sindaco Pisapia era a New York a promuovere lo Urban Food Policy Pact (Protocollo internazionale sulle politiche alimentarti sostenibili), che sarà firmato dai sindaci delle altre metropoli del pianeta durante Expo, affermando “quanto Milano in questo periodo abbia riacquistato quel ruolo di capitale internazionale che merita al pari delle grandi metropoli del mondo. Asem insieme al Semestre europeo lo dimostrano e rappresentano anche tappe di avvicinamento a Expo, quando saremo la finestra sul mondo”.

Asem, il semestre europeo ed Expo sono in fondo avvenimenti accidentali. Gli occhi del mondo noi li abbiamo puntati addosso quotidianamente: sono quelli dei 93 consolati presenti in città (20 africani, 18 americani, 15 asiatici, 38 europei e 2 dall’Oceania). Basta da solo il numero dei consolati a fare di Milano una capitale internazionale!

Ci si domanda: perché non valorizzare queste relazioni in maniera organica promuovendo happening internazionali a cadenza annuale? Raccogliamo l’eredità immateriale di Expo e mettiamo a sistema tutti i consolati facendoli convergere sullo stesso obiettivo: il risultato sarebbe esponenziale. Asem è stato solo un assaggio.

 

Giulia Mattace Raso



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