15 ottobre 2014

DOPO LA PROVINCIA: IL PASSAGGIO DI CONSEGNE È PERICOLOSO, PER TUTTI


Il riassetto impostato dalla legge Delrio sugli enti territoriali di area vasta si è concluso domenica 12 ottobre, con il voto del gruppo più consistente di Province e Città metropolitane. A Milano le elezioni metropolitane si erano già svolte il 28 settembre, con qualche possibile coda legale da valutare. Settimana scorsa i nuovi consiglieri si sono ritrovati a Palazzo Isimbardi per la prima riunione di insediamento, svoltasi in un clima festoso, con foto finale di gruppo sui gradini del cortile d’onore. I discorsi hanno declinato, con varie tonalità, le buone intenzioni per l’apertura del periodo costituente della Città metropolitana di Milano. Nessuno ha voluto guastare il buon umore dei nuovi eletti con noiose letture di documenti o leggi di dubbia interpretazione, evitando di toccare temi scottanti come l’effettivo ruolo del Consiglio in questo periodo di transizione dalla vecchia Provincia alla nuova Città metropolitana. In seguito, non sarà difficile trovare un giorno più favorevole a tale scopo.

06comero35FBSabato 11 ottobre, si è svolta la prima assemblea aperta della lista Civica “Costituente per la partecipazione – La città dei Comuni”. L’incontro ha avuto un titolo significativo – “Qui comincia l’avventura …” – che rende bene l’idea del compito che i due consiglieri eletti, Roberto Biscardini e Marco Cappato, avranno davanti nei prossimi mesi. Prima dell’incontro vero e proprio ci sono state tre relazioni tecniche: una di Fiorella De Cindio, presidente della Fondazione Rete Civica Milano, una seconda svolta da me sulla legge Delrio e i prossimi step politico-amministrativi e infine una terza di Milena Bertani sui parchi metropolitani.

Nella mia relazione ho ripreso i temi sviluppati nei precedenti articoli pubblicati su questo giornale, soffermando l’attenzione sugli organi di governo previsti dalla Delrio: il Sindaco metropolitano, il Consiglio e la Conferenza metropolitana. Il vero dominus del nuovo ente territoriale è il sindaco Pisapia, al quale la legge concede poteri molto forti, un reggente che sovraintende al funzionamento della macchina amministrativa e all’esecuzione degli atti, che propone al Consiglio programmi, regolamenti e piani. È una figura notevole in tutto il processo di riforma, che rischia seriamente di sovraccaricarsi, con un compito che si aggiunge ai molti che già possiede, come sindaco del capoluogo.

Il Consiglio dovrebbe affiancare il sindaco, però è ancora incerta la sua vera natura, se è un organo collegiale tipo giunta, sodale con il sindaco, oppure se è una mini-assemblea, con maggioranza e minoranza, con gruppi consiliari ben definiti. La legge stabilisce solo che è un organo di controllo e indirizzo, che ha due compiti fondamentali in questo momento: redigere una bozza di statuto e predisporre uno schema di bilancio. Entrambi i documenti sono da sottoporre alla Conferenza metropolitana dei 134 sindaci, che finora non è stata mai convocata, per cui il processo di formazione della Città metropolitana è rimasto un po’ sospeso ai piani alti.

Sarebbe importante che tutti i livelli di governo siano attivati al più presto, non solo per compensare il deficit di “democrazia” che un sistema elettorale di secondo livello ha insito in sé, ma per riequilibrare tutte le varie componenti del territorio con una partecipazione attiva. Altrimenti il rischio è quello di innescare dei processi centrifughi, di comuni insoddisfatti dell’ente metropolitano, che complicherebbero non poco la vita dei cittadini.

Molta attenzione è destinata alle questioni dello statuto e del sistema elettorale per riportare all’elezione diretta i cittadini. Lo statuto, come ho già scritto, in questo momento è condizionato dall’incertezza sulle funzioni e sulle risorse, per cui nulla vieta di utilizzare in pieno la deroga concessa fino a giugno del prossimo anno, utilizzando gli attuali statuti e regolamenti. In questo modo si avrebbe il tempo di fare un buon lavoro coinvolgendo i tutti i comuni soprattutto nella costruzione delle zone omogenee e delle unioni di comuni.

Per quanto riguarda la legge elettorale, cioè di riportare il cittadino a votare direttamente il sindaco e il consiglio metropolitano, c’è da dire che non è completamente alla portata dei milanesi. La legge pone tre condizioni, due riguardano Milano e una, la principale, dipende da Roma. Infatti, occorre che il Parlamento scriva una apposita legge elettorale che, in questo, appare altamente improbabile vista la forte ostilità espressa in tal senso dall’Anci e dal PD con Piero Fassino. Ostilità ben motivata, nel senso che i comuni non vogliono ripristinare il precedente livello di governo della provincia gerarchicamente sovraordinata ai sindaci. Le altre condizioni sono più realizzabili, poiché si richiede di inserire nello statuto tale possibilità e la costituzione di zone omogenee, formate da gruppi di comuni, più il decentramento amministrativo del Comune di Milano.

Come si vede sono passaggi che richiedono comunque molto tempo, che non dovrebbero distrarre l’attenzione da alcuni urgenti adempimenti previsti nei prossimi mesi. In primis il passaggio di consegne, tra la Provincia che chiude e la Città metropolitana che apre. Occorre tenere a mente che non ci saranno sconti o bonus da utilizzare, il Governo non ha concesso deroghe o periodi di prova. Il rispetto del patto di stabilità potrebbe strozzare sia l’ente in chiusura che quello in apertura di attività.

Nella relazione di bilancio 2014 approvata dalla Provincia a luglio si legge “Su queste basi ci si può chiedere che senso e fondatezza possa avere l’istituzione delle Città Metropolitane senza aver previsto le risorse necessarie per il loro funzionamento“. È un avvertimento esplicito, scritto pochi mesi fa, valido sia per i nuovi Amministratori che hanno appena iniziato la loro avventura, che per il futuro dei Lavoratori coinvolti a vario titolo nella Città metropolitana.

 

Daniele Vittorio Comero



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