15 ottobre 2014

QUARTIERE SARPI: UNO SGUARDO IN PROSPETTIVA EXPO


Milano, città dell’EXPO, del tema dell’alimentazione, che individua nel suo quartiere più aperto al mondo, il luogo per ospitare eventi legati al tema “nutrire il pianeta” e ristoranti dei paesi del mondo, italiani, indiani, coreani, thai, arabi, giapponesi e …cinesi, naturalmente!” Era quanto come Associazione Vivisarpi prospettavamo già anni fa per il quartiere Sarpi – Bramante – Canonica in vista di EXPO 2015 e quanto ci aspettavamo dalla amministrazione Pisapia. Tutti in quartiere ricordano l’assemblea pubblica del 15 dicembre 2011 quando il sindaco in persona, accompagnato da tre assessori, assunse impegni certi per un cambiamento, “un treno” che, a partire dai diversi problemi del quartiere, aveva come obiettivo finale, in un opportuno orizzonte temporale, la rivitalizzazione del quartiere con la delocalizzazione dell’ingrosso.

09lionetto35FBA tre anni da quell’assemblea, il “treno” sembra finito su un binario morto. Il quartiere si conferma una piattaforma logistica per il commercio all’ingrosso di merce di bassa qualità, attraversato a qualunque ora del giorno da furgoni, biciclette, carrelli ricolmi di scatoloni, con cartoni depositati ovunque, cestini costantemente stracolmi di rifiuti e degrado a ogni angolo di strada. La vivibilità del quartiere è pesantemente compromessa come conseguenza dell’uso di un unico spazio fisico per due funzioni, residenza e commercio all’ingrosso, fra loro incompatibili e confliggenti, così come peraltro confermato dal nuovo PGT che vieta in quartiere l’apertura di nuovi esercizi all’ingrosso. Il concetto di spazio pubblico come bene comune è completamente calpestato, sacrificato al business commerciale.

La ZTL Merci istituita dalla giunta Pisapia per controllare con telecamere gli orari di carico e scarico merci, non incide se non marginalmente sulla condizione attuale. Le aree esterne alla zona controllata sono piattaforme logistiche per il carico/scarico merci in spregio a ogni orario, mentre nessun controllo è esercitato, confermando così nei grossisti la certezza che le regole sono fatte proprio per essere disattese.

Anche il PGT, più volte sbandierato come lo strumento che avrebbe fermato nuovi insediamenti all’ingrosso, non ha finora trovato applicazione alcuna: nuovi esercizi all’ingrosso sono stati aperti nella stessa via Sarpi pedonalizzata.

Non resta allora alcuna prospettiva? Ci chiediamo continuamente se sia accettabile che, proprio in vista di EXPO, un quartiere così centrale si presenti in maniera così degradata. È proprio impossibile per l’Amministrazione Comunale trovare con le autorità cinesi un “gentlemen’s agreement” per risolvere il problema dell’ingrosso in quartiere, visti anche i rilevanti investimenti che la Cina sta facendo per il padiglione EXPO (65 milioni di euro!)? Non dovrebbe essere anche interesse delle stessa Cina porre fine a questa degradata rappresentazione della realtà cinese che il quartiere oggi offre?

Noi crediamo che questo approccio potrebbe portare a un reale punto di svolta, così da recuperare alla via Paolo Sarpi la funzione di asse commerciale tra i prioritari della città e attorno a esso ricostruire nuovi tessuti socio economici al fine di ricomporre un “centro commerciale naturale” che valorizzi fra l’altro la peculiarità del commercio etnico a partire da quello cinese, depurato dalle dequalificanti attività all’ingrosso e trasformato in commercio al dettaglio di qualità.

Fondamentale in questa prospettiva il ruolo dell’Amministrazione Comunale con la messa in campo di politiche attive per il commercio, quali forme di incentivazione ad hoc (abbattimento dell’IMU commerciale, della tassa smaltimento rifiuti, utilizzo di forme di sostegno pubblico agli affitti specie nei tanti immobili di proprietà comunale, convenzioni con gli enti erogatori delle pubbliche utenze tipo gas, luce, ecc.) atte sia a rendere attrattivo il ritorno di alcuni operatori commerciali e culturali specializzati sia sopratutto a favorire insediamenti di imprenditoria giovanile e di imprenditoria multietnica di qualità non solo cinese così da fare del quartiere un incrocio di culture diverse che si contaminano senza sopraffarsi ma salvaguardando le peculiarità di tutti. Questo anche in linea con la reale composizione del quartiere ove solo meno del 15% sono cittadini cinesi come confermato dalle rilevazioni dell’ultimo censimento.

Lo strumento del Distretto Urbano del Commercio, oggi ridotto a occuparsi della pulizia del suolo pubblico (sigh!) dovrebbe essere da subito rivitalizzato e diventare, in accordo alla sua vocazione originaria, motore primo per un ruolo propositivo in tal senso, come già avviene in Italia e all’estero (“Vital’Quartier” a Parigi). Sono idee e proposte sinora rimaste lettera morta: e pensare che erano condivise da politici che oggi rivestono anche cariche assessorili! Ma se c’è la volontà politica, forse non è troppo tardi!

Pier Franco Lionetto

*Presidente associazione Vivisarpi

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