8 ottobre 2014

MILANO LA CAPITALE DEI SINGLE: ADATTARE IL WELFARE


Recupero alcune righe di un precedente articolo, per affrontare più concretamente il concetto di “cura” di un nuovo Stato Sociale. “Milano la capitale dei single” titolava un articolo giornalistico alcuni mesi fa, dove i single rappresentano ormai più del 52% dei nuclei presenti in città. Una città sempre più composita in cui le madri e i padri soli con figli sono circa 72.000 e 100.000 gli ultrasessantenni soli, con la presenza di 95.000 ultraottantenni i cosiddetti “grandi anziani”. Cifre che trasudano fatiche, sacrifici, delusioni e solitudini, seguiti da un incremento esponenziale dell’uso di psicofarmaci, con prospettive sempre più impegnative di interventi non solo economici e di una cura tecnica, ma innanzitutto di rapporti sociali. Rapporti sociali capaci di superare quella percezione, ormai generalizzata, di vulnerabilità e fragilità che esprimono sentimenti ed emozioni che non lasciano tranquilli buona parte degli italiani.

08agnesi34FBUna volta si parlava di emarginazione e marginalità cioè all’essere dentro o fuori dalla società in base a dei termini minimi economici/sociali, intervenendo economicamente per l’integrazione. Oggi parliamo molto di più di fragilità e vulnerabilità in quanto l’attenzione si è spostata su di noi, persone che sono dentro la società e che non sono più sicure di ciò che hanno, dubbiose che le condizioni attuali consentano una vita sicura ed equilibrata, incerte sulla capacità di affrontare gli imprevisti e che ci sia qualcuno che si occupi di noi di fronte alle problematiche che possono nascere in futuro.

Di fronte a questa percezione che colpisce inevitabilmente in termini socio/sanitari molti italiani si prospetta uno sviluppo tragico, come indica il dottor Ivo Lizzola, Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bergamo: “Tra dieci anni dovremo decidere dove prendere le risorse per la sanità. Più o meno come accade ora negli Stati Uniti, dove il presidente Obama ha intrapreso una dura battaglia con la cultura liberista e individualista, per cercare di assicurare la sanità gratuita almeno alle fasce più deboli della popolazione. La cultura liberista, individualista sta preparando il terreno, i concetti, le categorie per dire della necessità di garantire a ciascuno un minimo di qualità della vita. Per cui se non c’è quel minimo di qualità perché farlo vivere soffrendo? Se è così limitato e scarsamente autonomo?”.

Attenzione però la cura ha una dimensione tecnica, ma anche relazionale. La cura richiama l’occuparsi o interessarsi di qualcuno e quindi dietro c’è una relazione. Anzi quello che qualifica la cura è la dimensione della relazione. Nella vulnerabilità non occorre rispondere, ma riattivare le potenzialità ancora presenti relazionandole con altre. Curare se stessi è curare gli altri.

Oggi a causa del cambiamento demografico, l’allungamento della vita, il mutamento delle condizioni di lavoro, la crisi in atto, lo sfaldamento delle relazioni familiari, l’aumento delle separazioni, ecc. si sono inevitabilmente sbriciolati i vecchi legami sociali che possono essere riorganizzati con nuove esperienze negli attuali ambiti di vita quotidiana. Per esempio nelle scuole come luoghi in cui le famiglie possano incontrarsi e raccontarsi, un asilo nido può diventare un luogo di racconto, di confidenza e di tessitura di forme di prossimità.

Creare luoghi che abbiano come compito quello di fare incontrare e far raccontare le proprie storie di vulnerabilità. È una grande intuizione quella del tempo libero alla quale si deve dare spazi per realizzare centri di aggregazione per tutte le età nei diversi quartieri, sostenere società sportive per i piccoli coinvolgendo i genitori nell’organizzazione, organizzare presenze attive attorno alle RSA, operare con la grande esperienza degli Oratori e sviluppare le iniziative dei GAS, delle banche del tempo, ecc. dove ognuno può realizzare se stesso e nello tempo aiutare gli altri a realizzarsi.

Da un incontro nasce attenzione, collaborazione, amicizia e cura reciproca, un valido antidoto alla solitudine e alla depressione che facilita la malattia in generale. Pertanto ben vengano le iniziative del nostro Comune relative alla apertura delle scuole oltre al tempo didattico mettendo a disposizione spazi socialmente preziosi, alla promozione di feste di vicinato e di quartiere e tutte quelle iniziative capaci di realizzare momenti di incontro. Una rete di ascolto e solidarietà capace di sviluppare un ulteriore concetto di cura sanitaria resa più umanizzata e più vicina alla persona nella sua totalità. Senza dimenticare di liberare il nostro sistema socio sanitario da troppi interessi e sprechi.

 

Giovanni Agnesi



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