8 ottobre 2014

EXPO E UN EVER GREEN: BONVESIN DELLA RIVA


C’è un’opera che potrebbe rappresentare bene Milano in occasione dell’Expo, si tratta del “De magnalibus Mediolani” (Le meraviglie di Milano), il testo scritto da Bonvesin da la Riva nel 1288. Il libro è stato recentemente ripubblicato, ma non si trova traccia, almeno su internet, di convegni sull’argomento.

10cingolani34FBBonvesin ci fa rivivere la realtà cittadina del suo tempo, le condizioni sociali, politiche ed economiche di una città dai fitti commerci e caratterizzata dalla nascente industria, ma soprattutto ci racconta cosa mangiavano i milanesi alla fine del Duecento. Evita di descrivere gli ordinamenti politici e giuridici e sottolineando l’operosità e l’innovazione, per usare un concetto moderno, è molto “milanese”. La descrizione della città e del contado come appare nel “paradisum delitiarum” è entusiastica sia per la natura fisica di Milano sia per le virtù dei cittadini.

Certo è sempre interessante vedere come già ai tempi del Bonvesin ci fosse una rivalità con Roma, tanto da definire Milano la vera capitale, sia perché nel borgo di Monza gli imperatori romani venivano incoronati re d’Italia, sia perché Milano da un punto di vista cronologico ha preceduto Roma nella dignità metropolitana, infatti il suo primo vescovo, l’apostolo Barnaba, è giunto a Milano il 13 marzo del 53, ben quattro anni prima dell’arrivo di Pietro a Roma.

Bonvesin preferisce esaltare il quadro socio economico di Milano, evidenziando proprio l’aspetto legato all’alimentazione, in particolare descrivendo il grano, la qualità della carne bovina ,le insalate le erbe da infuso, il mercato del pesce, per non parlare poi dei vini.

Un capitolo importante delle “Meraviglie di Milano” descrive l’acqua, “energia della vita”, considerata migliore del vino e causa della longevità degli abitanti, “che vivono fino a età decrepita”. Ma la parte più intensa è nell'”Elogio di Milano per la sua fertilità e la sovrabbondanza di ogni bene” dove sono evidenziati i vari tipi di grano, i “verdeggianti frutteti, gli orti i campi e le vigne ricchi di ottimi frutti”. Gli animali sia quadrupedi che uccelli, “che soddisfano l’appetito degli uomini”. Per poi descrivere il miele e il latte, le ricotte, il burro e il cacio.

Le vie d’acqua di Milano sono già esaltate, molto tempo prima dei navigli leonardeschi e la cura nella manutenzione di rogge e fiumi è quella che abbiamo dimenticato, vedesi le esondazioni del Seveso odierne. Vengono esaltate perché necessarie non solo per gli usi domestici, ma anche come forza motrice per mulini e per la giovane industria tessile, nonché per gli usi militari, ad esempio per allagare i territori invasi. C’è una particolare cura nella gestione delle acque, che non sarebbe male riconsiderare.

La passione per il pesce a Milano ha origini lontane. Infatti pesci e gamberi vengono importati non solo dai fiumi e dai laghi lombardi, ma anche dai centri rivieraschi attraverso i passi appenninici, “ogni giorno nella sola città si mangiano sette moggi di gamberi”. Non mancano ricette di vari tipo, dalle castagne al ripieno di nocciole fino alla frittata con 32 uova del nobile Uberto Della Croce.

Comunque Milano non è cambiata molto e l’affermazione: “risulta evidente che nella nostra città chi ha sufficiente denaro vive ottimamente, sapendo di avere a portata di mano tutto quanto può dare piacere all’uomo”, è ancora valida.

Alla luce di tutto questo, in vista di Expo che ha per tema “Nutrire il Pianeta,Energia per la vita” non sarebbe una cattiva idea riscoprire questo testo, magari con un convegno organizzato non da professori, ma da studenti dei licei, così avranno modo di approfondire il latino, visto che in tale lingua è scritto e dagli studenti dell’alberghiero per elaborare e attualizzare alcune ricette medioevali.

 

Massimo Cingolani



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