1 ottobre 2014

SORPRESINE METROPOLITANE ALLE ELEZIONI PER IL CONSIGLIO


Il ruolo dei partiti nel nostro sistema tende progressivamente a ridursi fin quasi a scomparire, in particolare nella dimensione locale. Nel centro destra il partito ormai da anni è stato sostituito dalla leadership personale di Berlusconi che direttamente o attraverso delegati ha assunto tutte le competenze attribuite alle strutture sia in materia di selezione dei gruppi dirigenti che in materia di scelte politiche. Con la crisi della leadership berlusconiana l’evanescenza del partito si palesa in tutta la sua profondità.

02marossi33FBOggi di organizzato nel centro destra esistono solo le correnti e i gruppi, quasi un ritorno all’Italia dei notabili giolittiana, sfortunatamente senza Giolitti. Per capire qual è il peso reale di un politico bisogna interpretare con appositi strumenti divinatori quello che pensa l’ex cavaliere perché neppure le preferenze sono un dato certo evaporando il giorno dopo le elezioni.

Nel PD e in generale nel centro sinistra i candidati alle cariche monocratiche vengono scelti attraverso primarie dalla platea eterogenea e di volta in volta diversa ma che quasi mai corrisponde a quella degli iscritti. La personalizzazione renziana non ha ancora acquisito le caratteristiche berlusconiane ma certo ha tutte quelle craxiane.

I consiglieri regionali e comunali vengono eletti con il sistema delle preferenze le quali necessitano di bacini di supporter spesso lontani dalle strutture di partito e organizzati autonomamente sia in forma individuale che di cordata. Spesso lo stesso presentarsi in liste civiche o personali alternative a quelle con il simbolo del partito non comporta una automatica fuoriuscita dallo stesso.

Le stesse elezione degli organismi interni avvengono con meccanismi nei quali il peso dell’iscritto e di quello che un tempo era chiamato l’apparato tende a essere modesto. La definizione delle liste per l’elezione della camera e del senato avviene anch’essa utilizzando forme di primarie sia pure più irrigimentate ed è sottoposta a un controllo nazionale che tende sostanzialmente a sostituirsi totalmente alla struttura locale.

Infine, per entrambi gli schieramenti, la più importante delle superstiti leve di potere, quella finanziaria, si è andata inaridendo per via dei tagli al finanziamento pubblico e ai rimborsi elettorali. Gli scontri sulla contribuzione degli eletti nel centrodestra o sulla funzione delle fondazioni nel centro sinistra evidenziano bene le nevrosi degli apparati che senza quattrini dipendono sempre più dalla generosità degli eletti.

In questo quadro per rispondere a una delle mission principali di quel che resta delle segreterie e dei direttivi di partito cioè l’autoconservazione dei gruppi dirigenti, si propongono ovunque possibili elezioni di secondo grado che fondamentalmente dovrebbero ridurre al minimo la possibilità di sorprese sia politiche che di uomini. Il primo esempio di elezione di questo tipo si è avuta con il voto per le città metropolitane e le “nuove” provincie.

In quasi tutta Italia centro destra e centro sinistra hanno adottato nella gestione di queste elezioni un criterio consociativo. In parte obbligati dal meccanismo farraginoso dei pesi attribuiti agli eletti e dai meccanismi di presentazione, in parte condizionati dal clima nazionale, per cui il principale supporter del governo sembra essere il leader dell’opposizione, ma sopratutto accomunati dal terrore di sorprese nell’urna.

Trasformare l’elezione di secondo grado in un atto burocratico di presa d’atto dei numeri usciti dalle elezioni amministrative, evitando di pesarsi sia politicamente che numericamente è stato l’obbiettivo dei due schieramenti.

Obbiettivo raggiunto sul terreno della politica: pressoché in tutto il paese di queste elezioni non si è parlato. Quasi ovunque sul terreno dei numeri. In alcuni casi lo si è raggiunto attraverso un listone, come a Genova (Comuni e Comunità – Pd, Forza Italia, NcD, Sel, Lista Doria, Progresso Ligure) in altri casi attraverso coalizioni eterogenee e del tutto indipendenti da quanto avevano votato i cittadini. In qualche caso, come in Corea del nord e ad Asti, si è addirittura presentata una sola lista. Massimo esempio di questa logica consociativa è stato il tentativo del sindaco di Parma di includere in un listone anche i cinque stelle per “rappresentare il territorio nel suo complesso, dalla montagna alla bassa, per valorizzare le specificità di ognuno”.

Vittime predestinate di questa logica le liste civiche, le liste radicali, i partiti minori e in generale i dissidenti interni alle coalizioni e ai partiti, obbligati dalla logica dei numeri o ad accodarsi o a restare fuori. Ma proprio il declino del ruolo dei partiti ha portato qua e là a delle sorprese. Chi dissente infatti ha utilizzato la carta del voto per esplicitare le differenze.

Così a Milano ad esempio è andato a votare solo l’80% degli aventi diritto ma sopratutto sono stati eletti degli indesiderati. In primis Biscardini e Cappato rappresentanti di partiti che, pur onusti di gloria, si davano in via di estensione. Ma anche i rappresentanti della sinistra radicale che grazie al voto presumibile di dissidenti PD hanno ottenuto più eletti del previsto. A pagare il prezzo è stato il PD (complice anche una discutibile interpretazione delle norme) che non solo ha avuto meno eletti del previsto, ma ha visto escludere anche qualche membro della segreteria.

Intendiamoci non credo che dei 24 eletti resterà traccia nella storia politica della città ma due questioni risultano invece importanti. La prima riguarda il ruolo del sindaco, che in qualche modo può aver contribuito al relativo insuccesso del Pd, magari già operando per quella “nuova cosa” di cui tutti parlano e che il Pd lombardo (insieme ad Ambrosoli) vede come una provocazione.

La seconda riguarda la riforma della legge elettorale per il Senato. È infatti possibile che sorprese e meccanismi politici confusi si ripetano in occasione delle elezioni politiche senatoriali. Come faccio ad essere così sicuro? Domenica si è votato per il senato francese e la scontata vittoria del centrodestra è stata accompagnata da sorprese sia sul terreno politico sia su quello degli eletti.

In conclusione anche se si è trattato di elezioncine, a Milano ma non solo, hanno evidenziato novità e tendenze che avranno ben diverso peso nel prossimo futuro.

 

Walter Marossi

 

 



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