1 ottobre 2014

ARCHITETTI IN FAMIGLIA, UNO SGUARDO SU MILANO


L’idea di mettere insieme un vivace gruppo di “nipoti nobili” dell’architettura milanese nasce soprattutto da un istinto di curiosità. Ci si è chiesti infatti cosa significhi guardare oggi agli edifici della città non tanto come segno di uno sviluppo urbano, ma come frutto della creatività di un vicino parente, un nonno, uno zio o addirittura un padre. Come si intreccia ad esempio il ricordo di una festa di famiglia o di uno scambio di idee nel salotto di casa con l’analisi delle più belle costruzioni moderne che costellano i quartieri milanesi?

07borromeo33FBÉ quello che cercheremo di indagare con un ciclo di otto appuntamenti che il Fai ha ideato e ospiterà nelle sue sedi milanesi di Villa Necchi Campiglio e della Cavallerizza tra ottobre e dicembre: una nuova lettura di una importante parte del Novecento milanese.

Molti dei discendenti dei nomi esemplari dell’architettura hanno subìto infatti lo stesso fascino del progettare che aveva in passato guidato la mano del loro predecessore e sono diventati a loro volta architetti: come si confrontano allora questi più giovani professionisti con una tale pressante eredità, quanto l’onore e quanti gli oneri? La città, dunque, ma anche la casa, la famiglia, il progetto, e soprattutto il ricordo: questi i temi-chiave su cui si concentreranno le conversazioni che animeranno gli incontri tra pronipoti-successori e intervistatori.

Motore primo dell’iniziativa sono le stesse vicende storico-architettoniche di Villa Necchi Campiglio, che hanno visto muoversi, disegnare e intervenire nella dimora diversi autori. Se il primo ideatore del complesso è naturalmente Piero Portaluppi, non si può trascurare l’apporto di Guglielmo Ulrich, che per la casa ha realizzato mobili elegantissimi e che nella manifestazione del FAI verrà affrontato da chi ne ha studiato a fondo il ricco archivio: il figlio Giancorrado e l’architetto Luca Scacchetti, che di Ulrich ha curato una corposa monografia.

A primi due nomi della Villa si aggiunge, quasi contemporaneamente, quello di Tomaso Buzzi, che fa compiere alle sale della residenza quella virata storica che evidentemente risponde alle esigenze di gusto e di lusso degli agiati committenti. Tornando quindi ai nostri giorni e al ciclo di interviste, è chiaro che il colloquio con Piero Castellini (direttore tra l’altro del progetto di restauro e apertura al pubblico della Villa nel 2008) non potrà trascurare le opere del nonno Piero Portaluppi e il ruolo che queste continuano a svolgere in città, dal Planetario all’Arengario. Nello stesso tempo però l’intervistatore Luca Molinari, che in passato ha curato l’importante mostra alla Triennale sull’architetto milanese, saprà mettere in luce i rapporti familiari sottolineando tratti comuni e connessioni professionali che hanno unito e coinvolto i due progettisti.

Certo, Villa Necchi Campiglio non è il solo stimolo da cui muove l’iniziativa: alle spalle della costruzione di Portaluppi svettano infatti le opere di Giovanni Muzio, che nel primo degli incontri verranno illustrate con diretta competenza dall’omonimo nipote, in colloquio con lo storico dell’architettura Roberto Dulio, docente del Politecnico come molti altri intervistatori della rassegna.

Diverse infatti le istituzioni coinvolte, che generosamente hanno messo a disposizione risorse (umane), documenti e materiali. Con il medesimo slancio tutti i partecipanti hanno inoltre accettato di intervenire senza compenso; mentre il FAI, non potendo contare su altri sostegni economici, ha messo a disposizione le proprie sedi storiche, dalla villa di via Mozart all’ottocentesca Cavallerizza in cui sono ospitati gli uffici della Fondazione (restaurata, tanto per citare un altro nome noto, su progetto di Vittorio Gregotti).

Milano quindi sa anche essere munifica e tutti hanno aderito senza esitazione: da Salvatore Licitra, che con passione cura l’eredità anche archivistica di Gio Ponti agli altri docenti del Politecnico (Martignoni, Capitanucci, Poli), a Marco Solari, che lascerà per un giorno la gestione della Scarzuola in Umbria per parlare insieme a Valerio Terraroli dei progetti di Buzzi per la città; e ancora a Francesca Molteni, che, come curatrice, tra le altre cose, delle mostre “Vivere alla Ponti” e “Dove vivono gli architetti“, avrà il compito di commentare e chiudere il programma.

Fortunatamente le dinastie di buoni architetti non permettono ai cambi generazionali di disperdere le loro forze creative e oggi possiamo quindi contare sull’apporto di Marco e Paola Albini, diretti discendenti di Franco, per ricordare in famiglia il padre e nonno architetto e museografo; così come contiamo su Alberico e Ricciarda Barbiano di Belgiojoso per un racconto intimo e inedito di Lodovico, della sua opera con i BBPR e della sua storia e, infine, su Margherita Pellino per rivelare il volto non solo professionale del celebre nonno Vico ma anche del bis-nonno Pier Giulio, che a Milano, tra gli altri lavori, firma una sontuosa villa che sembra rappresentare l’ultimo antecedente della moderna dimora di via Mozart.

E così si chiude il cerchio aperto con Villa Necchi Campiglio, ma molti altri restano ancora da aprire: un patrimonio di evocazioni familiari che, come intimi spiragli, possono gettare una luce calda e personale sull’architettura della nostra città.

 

Lucia Borromeo

Responsabile Ufficio Cultura e Ricerca del FAI



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti