23 settembre 2014

“SUD MILANO”: RIPENSARE IL RUOLO CIVILE DELL’UNIVERSITÀ


In una fase di crisi profonda del ruolo dell’università nella società e nei processi di formazione diventa cruciale ripensarne il ruolo civile, inteso innanzitutto come capacità di arricchire la discussione pubblica, interagendo, da una prospettica critica e autonoma, con i processi sociali e politici e anche con le scelte di governo.

09pasqui332FBNon è un compito facile: l’autonomia dell’università è a rischio per la sempre più drammatica riduzione di risorse per la ricerca e la formazione, per l’accentuarsi di processi di burocratizzazione delle attività di ricerca e insegnamento, per un progressivo scollamento tra l’università come agenzia formativa e il dibattito pubblico.

Come reagire? Primo compito dell’università è produrre quel che il grande scienziato sociale Charles E. Lindblom chiamava “usable knowledge“: conoscenza costruita nell’interazione e utilizzabile nei processi sociali e di governo. Conoscenza rigorosa, interdisciplinare, costruita intorno a problemi rilevanti nell’agenda pubblica, ma anche capace di generare nuove possibilità, di aprire nuove opportunità per la scelta collettiva.

Se osserviamo in questa prospettiva le attività di ricerca e indagine prodotte negli ultimi anni nel contesto milanese dobbiamo riconoscere che molto rimane da fare nella costruzione di “usable knowledge“. Tuttavia, tentativi significativi, in particolare da parte del Politecnico di Milano, non sono mancati.

L’occasione per una riflessione di questa natura è offerta dalla pubblicazione del volume Sud Milano. Storia e prospettive di un territorio, a cura di Francesca Floridia e con l’introduzione di Daniele Vitale, pubblicato dall’editore Il Poligrafo ed esito di un percorso di indagine svolto presso il Politecnico.

Si tratta di un volume impegnativo (oltre quindici contributi, redatti da architetti, urbanisti, storici, geologi e studiosi di scienze ambientali, economisti) che prova a rileggere il territorio del Sud Milano in una prospettiva largamente interdisciplinare, concentrando l’attenzione, anche in una prospettiva storica, sulle dinamiche del sistema insediativo, su opere e progetti significativi realizzati o pensati per questo contesto, sul nesso tra territorio e sistema delle acque.

Il volume offre dunque insieme rappresentazioni del territorio a diverse scale, descrizioni di progetti e architetture (con particolare attenzione alle architetture moderne), ipotesi e suggestioni per la costruzione di un percorso di sviluppo sostenibile per il Sud Milano.

Come è possibile rendere le conoscenze e le suggestioni progettuali di questo bel libro “conoscenza utilizzabile”? In che modo questo volume, che, come dimostra la ricca bibliografia generale, si appoggia su una lunga tradizione di studi e di ricerche su questo territorio, può contribuire ad arricchire il dibattito pubblico e a dare corpo all’impegno civile dell’università nel territorio milanese?

Vi sono a mio parere due condizioni essenziali. La prima è che i contributi del volume siano spesi, nei diversi luoghi di discussione, in relazione al dibattito che in questa fase sta interessando la regione urbana milanese in relazione alla costruzione della città metropolitana. Se si vuole evitare che il dibattito sulla nuova istituzione metropolitana si avviti in una discussione di sola ingegneria istituzionale è indispensabile che i territori della città metropolitana (tra i quali la pianura irrigua del Sud Milano gioca un ruolo essenziale) siano in grado di costruire rappresentazioni efficaci, capaci di valorizzare le diversità e l’autonomia dei comuni e delle comunità insediate, come aveva cercato di fare il Progetto strategico “Città di città” della Provincia di Milano qualche anno fa.

La seconda è che amministratori e forze politiche e sociali sappiano nutrire la discussione sul governo metropolitano con un dibattito sulle prospettive economiche, sociali e insediative dei territori del milanese, immaginando nuovi percorsi di sviluppo capaci di valorizzare risorse e specificità territoriali e di definire nuove agende per tutti gli attori coinvolti nei processi di sviluppo e di governo.

Nel caso del Sud Milano le risorse dell’agricoltura e del sistema delle acque, lo straordinario patrimonio storico e architettonico, le filiere produttive che hanno saputo reagire alla fortissima crisi che ancora viviamo rappresentano una risorsa non solo per i comuni della pianura irrigua, ma per tutta la regione urbana milanese, nella prospettiva auspicabile di uno sviluppo disaccoppiano dalla crescita insediativa incontrollata e dal consumo del suolo e dei beni comuni.

Il volume curato da Francesca Floridia può rappresentare certamente un tassello significativo in questa direzione: sta a tutti gli attori coinvolti (università e mondo della ricerca, istituzioni, attori economici e sociali) mettere al lavoro anche questo libro nella prospettiva dell’arricchimento della discussione e della decisione pubblica.

 

Gabriele Pasqui

Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, Politecnico di Milano

 



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