24 settembre 2014

la posta dei lettori_24.09.2014


 

Scrive Giancarlo Romanini a Massimo Cingolani su biciclette contromano

Come riflessione non mi sembra granché. Se si vuole disquisire di norme, forse sarebbe meglio conoscerle (e cominciare dal non sapere distinguere tra contromano e contro senso non è una gran dimostrazione di preparazione sull’argomento). Se si vuole riflettere e divulgare il frutto del proprio pensiero per dare un contributo al dibattito, forse bisognerebbe approfondire un po’.

Ma così non si parteciperebbe al tormentone, al quale l’estensore dell’articolo invece offre una sequela di già sentite ed ampiamente commentate e confutate affermazioni. Tutte più che degne del livello medio dei pregiudizi italiani sul tema: i diritti e i doveri, la svizzera, il rispetto delle leggi, la cultura di sinistra e, per non sbagliare, quella di destra, i dannati dell’auto, ecc. ecc.

Fantastica poi la cosa della “ricerca del nemico nell’automobilista paragonato a un talebano”; basta farsi un giro su internet per verificare esattamente il contrario, cioé un numero notevole di pagine facebook e siti che inneggiano all’odio verso i ciclisti. Vi prego di segnalarmi casi opposti, se li trovate. È proprio vero che non si può migliorare con il nostro schifo di educazione (per parafrasare “Pigro” di Ivan Graziani); allora continuiamo così, facciamoci del male (questa non sto neanche a dirlo). Desolante la chiusa dell’articolo, con la paralizzante determinazione a seguire le leggi senza pretendere di cambiarle. Manifestando però l’ampia disponibilità, davvero molto italiana, a trasgredirle. Tanto, finché non mi beccano…

 

Scrive Anna Rita Zagagli a Massimo Cingolani su biciclette contromano

Gentile redazione, vorrei sapere se poteva ipotizzarsi l’ipotesi di una pista ciclabile in corso Vittorio Emanuele. Poter avere una piccola striscia preferenziale potrebbe essere maggiormente rilassante per i pedoni che si trovano continuamente ciclisti che attentano alla loro incolumità e pratico per il ciclista che potrebbe percorrere tranquillamente quelle poche decine di metri tra Duomo e San Babila.

 

Scrive Giuseppe Merlin a Massimo Cingolani su biciclette contromano

L’articolo “Riflessioni sulle bici in contromano…” è da me condivisibile in toto (riflessioni politiche incluse) tranne in una parola: contromano. Contromano, infatti, significa andare nel senso opposto a quello di marcia normale tenendo la mano sinistra, anziché la destra e il Codice della Strada italiano lo ammette solo per i pedoni che circolano su strade extraurbane prive di marciapiede, per aumentarne la sicurezza. Il provvedimento rivendicato e richiesto da quanti usano la bicicletta tutti i giorni non vuole questo, vuole, semplicemente, che venga adeguata la normativa italiana a quella della maggior parte degli altri stati europei dove la ciclabilità è considerata una modalità valida di mobilità. Senso unico eccetto bici è nient’altro che qualcosa di simile al senso unico eccetto autobus e taxi, solo che viene applicato a strade che consentono il passaggio a un mezzo pesante e ad una bicicletta in senso contrario ma sempre a destra. L’uso insistito della parola contromano è sbagliato e, sospetto, usato strumentalmente da chi non vuole lo sviluppo della ciclabilità, evocando un privilegio inammissibile. Comunque sia, chiamare le cose con il loro nome e non a casaccio, dovrebbe essere un dovere di ogni buon giornalista. Anche questo è senso civico. Per i politici, ovviamente, l’uso delle parole è spesso un puro esercizio vocale.

 

Scrive Arturo Calaminici a Valentino Ballabio e Giuseppe Natale su Città Metropolitana

Caro direttore, dispiace polemizzare con le persone con cui si condividono alcune idee importanti. Con i signori Ballabio e Natale, che comunque ringrazio dell’attenzione che hanno dedicato al mio intervento sul precedente numero di ArcipelagoMilano, condivido la preoccupazione vivissima e fondamentale che la democrazia in Italia (sia quella formale che quella sostanziale, per riprendere ironicamente una distinzione alquanto vetero) stia subendo colpi micidiali, e che la legge Del Rio, come del resto la riforma del Senato, siano una evidente manifestazione di quel “rafforzamento del potere esecutivo”, come dice il Natale.

Evitando le zuffe e le offese personali, di cui abbonda l’articolo di Giuseppe Natale, e della cui sensatezza possono giudicare i lettori di ArcipelagoMilano, dico solo due – tre cose semplicissime. Io non credo che l’abolizione del Comune di Milano, la sua estinzione, possa costituire la soluzione di quegli stessi problemi che i miei interlocutori pongono, e la necessità, che essi opportunamente sottolineano, di un diverso equilibrio, all’interno dello spazio metropolitano, tra il comune capoluogo e gli altri 133 comuni. È questa una questione politica essenziale a fini del futuro della Città Metropolitana, ma, a me pare, non risolvibile con l’azzeramento del Comune di Milano. Penso, di converso, che la completa cancellazione del Comune capoluogo produrrebbe problemi di ben maggiore portata e complessità.

Ballabio teme per i cittadini di Milano che l’eventuale elezione diretta del sindaco metropolitano e del Consiglio, possa creare una gran pasticcio: “ti immagini la complicazione e confusione di competenze e ruoli …”. Certo, immagino questo rischio di confusione di competenze e ruoli e penso che lo Statuto della C. M., che dovrà scriversi entro la fine dell’anno, debba misurarsi soprattutto con questo nodo. Quello che non mi immagino è come la creazione di nove o venti nuovi comuni al posto di quello unico esistente, da alleggerire con robusto e vero decentramento, possa eliminare queste difficoltà.

Da ultimo, mi rivolgo al signor Natale. Lei a un certo punto del suo ragionamento usa due “quindi”, uno appresso all’altro, come di chi, dopo aver messo solide fondamenta, alfine possa costruire conclusioni chiare, forti e coerenti. Ebbene, la prego rilegga il suo scritto, quei suoi due quindi stanno invece come barchetta disancorata in balia del suo agitato ragionamento e, mi permetta di essere tranchant, viste le tante inutili offese che lei mi ha rivolto, essi non chiariscono e non concludono nulla.

 

Scrive Lorenzo Tosi ad ArcipelagoMilano

Giuliano Pisapia mi ciula 30 euro al mese dalla busta paga, cosa che la siura Moratti non faceva e li ha usati per pedonalizzare Piazza Castello così mi fa passare in scooter sul pave’ di Foro buonaparte col rischio quotidiano di cadere. Non ha tolto uno dico 1 semaforo dei 2000 che inquinano l’aria di Milano per farci la rotatoria ed ha anzi complicato quelli esistenti (vedasi Piazza Ohm). A Cesenatico, che d’estate ha più traffico di Milano, il sindaco di sinistra li ha eliminati TUTTI e si cammina. Parafrasando Gaber il semaforo è di destra, la rotonda è di sinistra. Col c… che lo rivoto.



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