17 settembre 2014

STATUTO METROPOLITANO. ATTENTI ALL’EFFETTO “CIPOLLA”


La Legge 56 non è certamente una legge perfetta. Tuttavia, fra alcune ambiguità non marginali, introduce un elemento di forte significato innovativo: il principio della pianificazione strategica del territorio attraverso cui costruire un sistema integrato di infrastrutture e di servizi a dimensione metropolitana.

05_masiero31FBIl primo passo previsto dalla Legge attiene tuttavia alla pianificazione istituzionale attraverso la definizione dello Statuto, che dovrà contenere le funzioni attribuite, e che definirà le competenze della Città metropolitana e dei Comuni, ivi compresi i distretti urbani omogenei e il tipo di sistema elettorale che dovrà essere adottato.

Questi due processi non possono essere disgiunti, ma devono procedere insieme sin dall’inizio. Nel momento di redigere lo Statuto dobbiamo avere già in mente che tipo di nuova identità e di vocazione potrà assumere la nuova Città Metropolitana, per cucirle addosso un abito istituzionale che ne favorisca il funzionamento e lo sviluppo. E la prima priorità è quindi quella della ricognizione delle identità e delle vocazioni locali dei territori che la compongono.

L’area metropolitana milanese a oggi è una realtà peculiare. L’ accesso ai beni e ai servizi comuni nel capoluogo è fortemente concentrico, e la qualità della vita, secondo le analisi del Progetto Galileo diretto dal professor Claudio Conti, degrada progressivamente dal centro alla periferia: è il cosiddetto “modello a cipolla”.

I comuni circostanti hanno subito un processo diffuso di desertificazione industriale e di sviluppo spesso incontrollato del terziario e sono ormai troppo piccoli e frammentati per rispondere efficacemente alla domanda di servizi pubblici e di Welfare da parte delle loro popolazioni.

Si tratta tuttavia di evitare di esportare alla “Grande Milano” il modello a cipolla del capoluogo, ma di realizzare una Città Metropolitana policentrica, basata su aree omogenee che valorizzino la collaborazione sovracomunale: il modello potrebbe essere quello delle “Comunità di Comuni” francesi.

Rispetto alle grandi aree metropolitane europee l’area milanese è ancora caratterizzata da un forte livello di frammentazione: il capoluogo è finora andato per conto suo, i Comuni circostanti sono rimasti quasi sempre isolati nei loro territori, e i tentativi di collaborazione sovracomunale sono stati spesso frustrati dalla “cultura del campanile”.

Intorno a quali assi è dunque possibile costruire una nuova identità complessiva e coesa per la Città Metropolitana? Queste sono alcune nostre proposte

* Valorizzare le eccellenze della “Milano Città creativa” su scala europea, ricostruendo legami con le identità e le vocazioni locali dei territori (ad esempio: Turismo dolce, i Navigli, l’eccezionale risorsa dei Parchi, la storia Leonardesca e Viscontea, la cultura del cibo, la riqualificazione dell’Agricoltura )

* Identificare nuove missioni produttive che portino attività ad alto valore aggiunto. Serve un grande sforzo collettivo delle associazioni imprenditoriali e delle organizzazioni dei lavoratori per rivitalizzare aree esauste come quelle della Martesana (10.000 posti di lavoro persi nel settore delle Telecomunicazioni) colmare il buco lasciato dall’Alfa di Arese, dalla sparizione dell’industria del vetro, della carta e della ceramica nel Sud Ovest, per non parlare dell’icona della desertificazione, la nuova fabbrica-fantasma della Mivar di Abbiategrasso .

L’economia digitale offre molte opportunità per capitalizzare le risorse, la storia e le identità di questi territori; e molte iniziative potrebbero risultare in grandi progetti di riqualificazione del territorio finanziabili sul mercato Europeo.

In una parola, serve la capacità di generare nuovo valore.

Un’ultima considerazione sulla cosiddetta “battaglia contro il Milanocentrismo”. La diffidenza e talora l’ostilità di molti Comuni nei confronti del Capoluogo sono profondamente radicate e spesso francamente motivate. Non illudiamoci di poterle superare semplicemente disegnando un “bello” Statuto.

Saremo in grado di costruire una Città Metropolitana veramente integrata e collaborativa solo se saremo capaci di ridisegnarla sulla base di un sistema di “mutue convenienze”, di portare nuova ricchezza diffusa attraverso le reti dove ora è rimasto solo deserto, di proteggere e tutelare insieme il sistema dei Parchi; se dimostreremo insomma che con la Città Metropolitana la qualità della vita di tutti i cittadini migliora, che tutti possano accedere alla stessa qualità di servizi a prescindere da dove abitino e che possano contare su una viabilità e su servizi di trasporti decenti.

Per questo il Movimento delle Liste Civiche, in cui mi riconosco, ha deciso di partire dalla creazione di reti civiche territoriali e di candidare quattro rappresentanti dei vari territori nella lista CentroSinistraa per la Città Metropolitana. Ma per realizzare tutto questo servirà soprattutto una nuova classe politica metropolitana, dotata di visione, competenza, progettualità e coraggio.

 

Roberto Masiero

 



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