7 settembre 2009

UTILI: COMPARTECIPAZIONE


 

S’ode a destra uno squillo di tromba: Giulio Tremonti al Festival di Rimini ha lanciato l’idea di favorire la compartecipazione dei lavoratori agli utili aziendali. Idea invero non peregrina, di cui si discute da circa trent’anni (qualcuno di voi ricorda la VII Direttiva Cee?). Nel codice civile ce n’è addirittura traccia dal 1942. A sinistra risponde uno squillo: un altro ministro, Maurizio Sacconi, ha prontamente risposto di guardare con estremo favore alla proposta di Tremonti e preannunciato una legge entro l’anno. Oddio, che lo squillo venga da sinistra è dubbio: Sacconi non parlava in un’officina meccanica del bresciano, ma alle “serate cortinesi”, piene di signore d’alto bordo, stimolate da quel temibile rivoluzionario che è Enrico Cisnetto. Mi pare di ricordare quando, in era socialista, si presentava una proposta al sindaco di Milano Pillitteri, che in due – tre giorni annunciava in conferenza-stampa che su quella proposta esisteva un progetto della Giunta. Dove l’avrà studiato Sacconi fra il 28 e il 29 agosto? Mah, forse l’avrà affidato a Brunetta, lo Speedy Gonzales del governo. Del resto tutti e tre i ministri sono ex-socialisti ed è giusto che in un governo cosiddetto liberale trovino spazio le loro idee.

 

I primi commenti sono stati tiepidi, salvo quelli di Raffaele Bonanni, capo della Cisl, da sempre favorevole alla cogestione. Qualche favore anche da Angeletti della Uil. La Cgil zittina. Forse pensano che i lavoratori siano chiamati anche alla compartecipazione alle perdite. Bombassei per Confindustria si è detto disponibile a “approfondire”, ma è cauto sul disegno di legge messo a punto dal senatore Pietro Ichino (Pd) che regola la partecipazione dei lavoratori, su base volontaria, al controllo sulla gestione dell’impresa, a diverse forme di partecipazione azionaria, ai risultati dei piani industriali e agli utili, con varie esenzioni e detrazioni fiscali. Ma Tremonti, pur senza citare Ichino, esclude la cogestione. Forse voleva proprio prendere le distanze da questo, ma la sua iniziativa, secondo la tecnica in cui è maestro il Presidente del Consiglio, ha presentato come un’iniziativa di “sinistra” quella che forse è solo una presa di distanza “dalla sinistra”. La Confapi non si è pronunciata, ma il suo presidente Paolo Galassi, quando si è parlato di detassare gli utili reinvestiti, ha detto: “Ma quali utili?”

 

Ma allora, per evitare confusioni, cogestioni e malintesi, non è meglio parlare semplicemente di “stock grant”, cioè di azioni distribuite gratuitamente ai dipendenti, come ha fatto Vodafone Italia negli ultimi cinque anni? I dipendenti diventano azionisti, nel bene e nel male.

Franco Morganti



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