10 settembre 2014

PISAPIA: SONO TEMPI GIUSTI PER UNA CANDIDATURA?


Molto più che gennaio, è settembre il mese degli inizi. Potremmo anche dire delle riprese, se non fosse che la depressione impera, incurante delle politiche, delle misure e dei sacrifici: il cavallo non beve né acqua né “panna montata” (Scalfari dixit). Non beve in Italia, ma neppure in Europa, e chi pensava di fare il bersagliere a costo zero, con il vento in poppa delle previsioni marzoline, si ritrova con le gomme sgonfie, poco fiato e tanto rancore alle spalle. Per ora va anche bene la camicia bianca, ma presto bisognerà coprirsi con qualcosa di meno leggero….

02uccero39FBInevitabilmente, sale la tensione, nel sociale e nella politica, che ne registra le fibrillazioni. Primo fra tutti D’Alema, che, annusato il vento, ha marcato il punto nei giorni scorsi: il Governo Renzi non soddisfa nei risultati, certo non nelle intenzioni, come si dice di quei bamboccetti che le maestre apostrofano perfide : “povero bambino, s’impegna tanto, ma ….”.

Silenzioso finora, esce allo scoperto, ma non da solo. La minoranza PD, si direbbe come un sol uomo se non fosse aspramente divisa, prende l’iniziativa e marca le distanze. Resiste fuori dal coro critico il prode Orfini, molto ben comprato o, se si vuole, assai meglio venduto(si). Non si condividono, tra gli ex maggiorenti PD, né le riforme del sistema politico rappresentativo, né tantomeno le altre, tanto velocemente annunciate quanto assai più rapidamente tornate ai box. Qualcuno una volta diceva “facite ammuina”….

Del resto, per quanto Renzi si agiti, Padoan marca stretto, Napolitano indirizza, e Draghi decide: senza bisogno della UE abbiamo già la nostra troika fatta in casa e fa quasi tenerezza vedere il “frettoloso” premier perdere tempo in anticamera, ora dell’uno e ora dell’altro. Restano una comparsata agostana a Baghdad, mentre a Tripoli i nostri interessi strategici più autentici giacciono incustoditi, ed una a Milano EXPO, naturalmente senza avvisare i padroni di casa, ché i riflettori non si condividono mai.

In questo contesto, che per qualcuno è già di “pre-crisi”, Giuliano Pisapia ha preso l’iniziativa, proponendosi come la figura politica capace di riannodare il filo spezzato tra il PD renziano e le sparse truppe della sinistra “non convenzionale”, insomma tutti quei soggetti politici, sindacali e sociali, che sono stati messi, così si dice, in un angolo dalla segreteria Renzi. Luca Beltrami Gadola nel suo ultimo editoriale un po’ si stupisce, un po’ chiede lumi, un po’ fa “il gufo”, insomma cerca di capire (intellettuale dei miei stivali ?).

Dove vuole andare a parare Giuliano Pisapia? Qual è il suo effettivo disegno e a cosa mira? Per alcuni si tratta dell’ovvia preoccupazione di un uomo politico che registra scarsa sintonia (sic) tra il maggior azionista del suo schieramento e il mix civico – rosseggiante del popolo dei Comitati. E qualche ragione ce l’ha pure, specie se s’intreccia con qualche incrinatura di consenso, qualche protagonismo piddino (quel severo Bussolati che a braccia conserte ci guarda dal depliant della Festa dell’Unità), e un prudente voler chiudere i giochi prima che a qualcuno venga in mente che …. bisogna cambiare passo.

Per altri, l’ambizione è più alta fino a sfiorare la temerarietà: lo si vorrebbe punto di riferimento di un neo schieramento nazionale capace di raccogliere voti a sinistra del PD, pescando anche nel malcontento grillino, e perché no della stessa minoranza PD che, anche se vuol molto bene alla ditta, sarebbe ben felice di fare uno scherzetto al nuovo management che la vorrebbe mandare in pensione. Il calcolo, del resto, è elementare quanto corretto: Alfano dovrà pur tornare a cuccia, ed il PD avrà bisogno anche dei voti finora messi fuori dalla porta, specie se l’asticella del premio di maggioranza si alza al 40%.

Per altri ancora, entrambi gli obiettivi non solo sono legittimi, ma s’intrecciano, sostenendosi l’un con l’altro, fino a formare, nella più malevola delle interpretazioni, moneta di uno scambio politico già leggibile: nuovo mandato come Sindaco e addio senza rimpianti al protagonismo nazionale minacciato. Queste son tutte illazioni, ipotesi, ma ogni tanto le profezie si auto avverano.

Come barcamenarsi allora in questo mare agitato? Come leggere i movimenti della politica e prendere parte, s’intende per quel che se ne capisce, anche perché, se ha ragione Beltrami Gadola a chiedere di vedere le carte, è anche vero che non si è mai visto un uomo politico prudente, e Pisapia lo è maxime, che faccia le sue mosse prima che si chiariscano i contorni del quadro che ha di fronte e soprattutto prima che divengano effettive le forze che immagina, pro e contro. Per chi non ama Renzi, ma tuttavia riconosce che con il suo PD “si deve far i conti se si vuole contare”, per chi non vuole andare sulla luna per fare lotta politica, ma vuole farla qui e ora, l’iniziativa di Giuliano Pisapia potrebbe avere un interesse, anche forte se si vuole.

Del resto, l’ebollizione sociale sta già rapidamente arrivando alla temperatura del conflitto (proletari in divisa?) e c’è spazio per chi se la vuole intestare, non come arruffa popoli, ma per sottrarre energie ai titolari del marchio “sfascia italia”: grillo, salvini (il minuscolo è d’obbligo…). Se la sinistra sparisce di fronte al conflitto, del resto, a che serve mai? E un governo in difficoltà crescente può avere bisogno esistenziale di qualcuno che raccolga, indirizzi, gestisca, il disagio diffuso, verso esiti non devastanti.

Se Giuliano Pisapia si pone in testa di giocare ora un ruolo nazionale, ben venga dunque. Solo un dubbio che, con tutta la buona volontà, non si riesce facilmente a scacciare: ce la farà, ha carisma sufficiente, e soprattutto non arriva in grande ritardo all’appuntamento? Tre anni fa, fioriva la primavera dei sindaci di sinistra – sinistra, il PD arrancava battuto sistematicamente nelle primarie di colazione a Milano, Genova, Cagliari, il “socialismo municipale” viveva una stagione prodromica di ben altri successi e le copertine dell’Espresso già incoronavano il Sindaco di Milano re della sinistra … .

É invece avvenuto il contrario, Pisapia è rimasto fermo e il giovin signore di Firenze ha potuto tessere la sua tela, inventarsi le Leopolde con i Farinetti e i Guerra (complimenti per i 55 ml di euro, ma l’etica democratica dov’è?), attaccare il cielo del PD, conquistarlo e poi il resto lo conosciamo. Insomma, quel che poteva succedere non è successo, e la nostra vicenda politico nazionale ha preso una strada diversa dai desideri di chi sperava in una leadership ambrosiana a Palazzo Chigi.

Ora Giuliano Pisapia, che ha tutta la nostra stima ben s’intende, corre il rischio di quelli che arrivano in ritardo al cinema e chiedono di riavvolgere la pellicola, ma il film ormai è questo, questa la trama e questi gli attori. Non vorremmo, insomma che, per non aver voluto muoversi troppo presto, si muovesse ora troppo tardi, oltre il tempo suo.

É un timore, legittimo, nutrito da diversi, che però non potrà trattenerci, noi tra i molti, dal guardare con simpatia a un’iniziativa che contribuisca a riportare una sinistra, pur rigenerata, all’onor del mondo. Sarà durissima? Certo che sì, ma ci sono battaglie che si deve pur perdere, se si vuole vincere la guerra.

Se invece, prevale la dimensione tattica locale, se la sua iniziativa intende “solo” sgombrare gli ostacoli per un nuovo e ben meritato mandato, avrà comunque la nostra stima e il nostro sostegno. Ma, come dice Beltrami Gadola, carte sul tavolo, please.

 

Giuseppe Ucciero



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