3 settembre 2014

POLITICA MILANESE: LA BANDIERA DEL SINDACO


Inutile puntare i piedi, da questa estate da non ricordare dobbiamo pur tornare a immergerci nella realtà quotidiana mondiale, italiana e, perché no, milanese. Sul mondo e le sue guerre di medioevale ferocia non ci resta che l’orrore puro, salvo ricordarci che i venditori di armi, i signori della guerra, sono come gli scarafaggi, ineliminabili. Ma si possono combattere.

L’Italia, per altro verso, sembra affondare in una recessione inarrestabile e i provvedimenti annunciati, in piccola parte attuati, dispiegheranno forse i loro effetti quando il cavallo sarà morto o almeno ridotto a uno scheletro, un magro cavallo di Troia dal cui ventre scenderanno i soliti: i signori della guerra, i finanzieri d’assalto con i loro servi, gli evasori fiscali e i piccoli profittatori. La storia qualche volta ama ripetersi.

01_editoriale29FBIn questo poco allegro panorama una notizia invece squisitamente milanese ha destato stupore, perplessità ma anche malumori: il sindaco Giuliano Pisapia vuol raccogliere sotto la sua bandiera le truppe sparse, in parte in rotta, della sinistra milanese, quella che non si riconosce ma soprattutto non vuole riconoscersi nel Pd, il Pd di Renzi che per alcuni è troppo socialdemocratico e per altri non lo è abbastanza. Poi ci sono le vecchie ruggini, le idiosincrasie e malgrado il rinnovo generazionale, rispuntano vecchi fantasmi del passato che sembra intorbidino l’acqua della concordia.

Se le cose che ho descritte corrispondono al vero questa truppa che il sindaco vorrebbe sotto la sua bandiera non si radunerà facilmente: è una sorta di sogno del buon senso che invece temo sia la culla del vecchio detto che la speranza è l’ultima a morire. Alcune prese di distanza si sono già manifestate.  Possibile che questo sia il vero disegno? La notizia di questo appello di qualche giorno fa è stata prima smentita poi autorevolmente confermata in conferenza stampa e dunque ha il crisma della verità del suo autore. Non sappiamo se fare credito al sogno o se dietro di esso non si debba leggere qualcosa di diverso perché se così non fosse ci domanderemmo solo se fosse proprio il miglior momento per buttare lo scompiglio nelle forze della maggioranza e soprattutto innescare malumori e divisioni nel Pd milanese che per la prima volta da molti anni in qua sta facendo un festival che non sia una mera carrellata della casta e dei suoi più vicini.

Verrebbe da pensare a una strategia mirata banalmente a far capire alla sinistra che alle prossime scadenze elettorali o si mostra realmente unita o la vittoria sarà difficile ma sopratutto incertissima: non basta la faccia di Salvini (aggiunta a quello che dice) a far pendere l’ago della bilancia.

Verrebbe da pensare a una strategia di ben più ampio respiro, di respiro nazionale: per sé o per la città. Perché anche questo è un problema. Uno dei pochi territori nel nostro Paese che abbia le caratteristiche sociali ed economiche per guidare la ripresa produttiva italiana è quello nostro, per cultura, per capacità e per risorse umane. Allora è a questo progetto che pensa Pisapia? Lo dica o ci dica altro se altro ha in mente. Le alleanze non si fanno con confuse buone intenzioni ma con progetti e idee chiare che non ci sono ancora. Vorremmo vedere le carte.

L’Expo, scoglio inevitabile, va superato, la città metropolitana va fatta, pensare a un secondo mandato è più che lecito ma per il poi diciamo il pensiero fino in fondo. Tra “forza gentile” e “più forza” meglio il secondo.

Luca Beltrami Gadola



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