23 luglio 2014

RUBY, MADRINA DELLA TERZA REPUBBLICA


Puntuale, la cambiale è giunta a scadenza e puntualmente è stata onorata. La sentenza Ruby suggella l’operatività del Patto del Nazareno, ma ne arriveranno altre, siamo ben lontani dal saldo. Diverse sono le aspettative, molte e sempre più corpose, e altre quindi le evoluzioni politiche, delicatissime e pericolose, che registreremo in futuro.

02ucciero28FBIntanto i due firmatari son contenti, ma noi? E il Paese? Il signor B. si vede restituito in un sol colpo onore perduto e alleggerimento del casellario giudiziale. Il “nostro caro leader”, dal canto suo, lega ancor più attorno a sé e alla sua avventura un sodale vitalmente interessato al buon esito delle sue “riforme”, alleggerendo così la crescente pressione di M5S e dei suoi residui antagonisti interni.

In un altro mio contributo invitavo ad attenersi ai fatti, nel valutare. La sentenza del cosiddetto processo Ruby è un fatto come temuto: B. aspettava un segno di buona volontà e il segno è arrivato, eccome.

Del resto, seppure tra i due non manca quella simpatia che scatta sempre quando i simili si incontrano, vi sono profonde ragioni a spingere verso un’intesa politica forte. Non priva di tensioni e di possibili incidenti, ma strutturale perché ancorata a interessi strategici di entrambi. Il signor B., messo all’angolo dalla totale perdita di credibilità derivante dall’intreccio del fallimento della sua politica con vicissitudini personali al limite dell’infamia, è vitalmente interessato a recitare il ruolo politico che gli consente di tutelare proprietà e libertà, le sue personali naturalmente. Il Presidente del Consiglio, che destruttura sempre più velocemente quanto resta di sinistra nella prassi del Partito Democratico, da un lato ha bisogno di accreditarsi presso il “pubblico”, pardon, gli elettori che, orfani del signor B., cercano un nuovo punto di riferimento, e dall’altro, ha bisogno dei suoi voti in Parlamento.

Questa duplice convergenza, peraltro, non è solo effetto di un calcolo di vantaggi, cosa che peraltro non manca, ma ritrova la sua ragione più profonda in un “sentire”, in una visione che si potrebbe ormai dire simile, vicina. Se qualcuno si prendesse la briga di confrontare il programma del ’94 del signor B. e quello del 2014 del “nostro caro leader”, troverebbe ben più che un elenco nutrito di assonanze: rintraccerebbe gli elementi di una visione di società e di futuro assai vicine, entrambe collocate su di un giudizio che individua negli animal spirits imprenditoriali la maggior ricchezza del Paese e nei mille lacci e laccioli dello stato il maggior ostacolo al loro benefico dispiegamento (deregulation, mai sentito?).

Questa è la base culturale che connota il passaggio tra la seconda e la terza repubblica, con la sostanziale differenza che nella seconda il mito del “libero intraprendere” era l’emblema della pseudo rivoluzione liberale dell’oligopolista signor B., mentre nella nascente terza lo stendardo è passato nelle mani di chi vi si era opposto finora.

Ora, quella bandiera è raccolta da Renzi, che ha coinvolto nella sua avventura tanta parte del partito e degli elettori. Grandi sono le speranze suscitate, ma a conti fatti, per ora, ancora ridotti i risultati e soprattutto molto pericolosa la china intrapresa. Una china di riforme del sistema di rappresentanza politica tanto confuse quanto illecitamente invocate perché “ce lo chiede l’Europa”.

Nulla di vero, essendo invece vero che la UE, dalla famosa lettera della BCE a Berlusconi nell’estate del 2011, chiedeva “Misure significative per accrescere il potenziale di crescita” e “Misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche, ovvero misure di correzione del bilancio, clausola di riduzione automatica del deficit, stretto controllo su l’assunzione di indebitamento, anche commerciale, e delle spese delle autorità regionali e locali“, insomma riforme del bilancio e dei meccanismi di spesa, del mercato del lavoro, del sistema fiscale, della concorrenza, ma nulla sul sistema politico.

Le “riforme” politiche di Renzi sono in realtà l’osso gettato alla canea antica casta: non solo non risolvono i problemi, ma li enfatizzeranno, nel momento in cui indeboliscono o annullano il rapporto tra rappresentanza e governo, destabilizzando per di più i delicatissimi equilibri tra poteri dello Stato. Di nuovo qui, e non poteva essere diversamente, il signor B. dà man forte a una visione che si propone come semplificatoria dell’operatività dell’azione di governo, del tutto coerente al mantra che tuttora fonda il racconto del fallimento della sua politica: come Mussolini, aveva delle belle idee, ma non gliele hanno fatte realizzare, poveretto!

Come Mussolini, il signor B. perseguirà anche la sua Repubblica di Salò, non come entità statale naturalmente, ma come tardiva e perversa occasione di revanche: oggi Ruby mi ridà l’onore, domani una nuova legge mi darà l’agibilità politica, dopodomani la grazia non mi potrà essere negata, tutto questo mentre da Padre della Patria mette mano alla nuova Costituzione e a ogni passaggio “riformatore” si vedrà legittimato, con i voti e con le sentenze à la carte, a chiedere sempre di più, pena il saltare del tavolo.

Naturalmente, Renzi ben conosce questi rischi, e come per l’asino di Buridano attacca la carota a debita distanza dal muso del signor B., sperando di trarre vantaggio dal suo procedere verso la direzione stabilita. Non gli mancano astuzia e spregiudicatezza, ma, ci chiediamo, chi si stancherà per primo? Chi, avendo suscitato o nutrito speranze oltre il possibile, griderà al tradimento?

Signor B. e Renzi giocano una partita comune, ma in filigrana sono evidenti la partita personale, le ambiguità, il calcolo degli interessi, il gioco perverso in cui le aspettative diventano presto ricatti e dove, più sarà vicina la meta, e più pesante sarà il prezzo da pagare.

Sotto questo sole, dunque, nasce la terza repubblica, contaminata e compromessa dall’atmosfera che ne segna i primi vagiti, un’atmosfera a cui non mancano sorde ma feroci conflitti tra procure, le cui dinamiche, anche personalistiche, completano ma non cambiano il “verso” del quadro generale.

Un’atmosfera che vorrebbe essere pura, ma che appare già ammorbata dai ricatti, dalle connivenze, dalle omissioni, inevitabilmente necessarie per garantire a B. il suo buon rientro in società, un’atmosfera dove il sentimento anticasta troverà, in un gioco al rialzo (o al ribasso, fate voi) senza fine, ulteriori ragioni o pretesti per chiedere altre teste, altri pezzi della Costituzione, letterale e materiale, in pasto alla demagogia della inutilità della politica.

Ci toccherà allora, pur di togliere di mezzo il Senato Elettivo, di vedere Berlusconi al fine Senatore a Vita? E pur di assegnare il 55 % dei seggi a una coalizione con il 38% dei voti, di vedere Ghedini alla Corte Costituzionale? Son questi i giusti prezzi per tanti risultati?

Ruby, giovanissima prostituta, assidua frequentatrice delle feste eleganti di Arcore, ladra e spregiudicata taccheggiatrice di anziani miliardari, protagonista di un processo che è scandalo nello scandalo, potrà allora ben gridare “sono come voi, anzi meglio di voi”, madrina di una Repubblica, la Terza, che nasce tra i lazzi di chi, tradendo gli spiriti innovatori della Seconda, fa carne di porco della Prima.

 

Giuseppe Ucciero

 



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