23 luglio 2014

VIA PADOVA: UNA SFIDA “MILANESE” ALL’INTEGRAZIONE


Di via Padova si fa un gran parlare – quartiere difficile, luogo di illegalità e micro criminalità diffusa, opportunità di integrazione e coesione sociale. C’è però un aspetto che, anche nei progetti che puntano sulle caratteristiche positive e sul potenziale del quartiere, rimane sempre sullo sfondo: la costruzione di una collettività nuova e cosmopolita a partire dalla realtà quotidiana di via Padova e dalle persone che vi abitano e vi lavorano. Questa è la vera sfida che si pone a chi vuole dare una risposta efficace alla questione integrazione.

03comelli28FBVia Padova è uno dei quartieri di Milano con il maggior tasso di immigrazione, senza però che vi sia la predominanza di una comunità o di una etnia sulle altre. Gli stranieri residenti sono oltre il 30% e le attività commerciali e produttive gestite da cittadini non italiani sono ormai quasi il 50%. Con un aspetto interessante e in crescita negli anni: il superamento, lento ma evidente, della specificità etnica, con un’offerta commerciale sempre più trasversale alle comunità e alle geografie di provenienza: ristoranti cinesi-sudamericani, minimarket con prodotti da tutto il mondo, gelaterie e pasticcerie multietniche. Un fenomeno che, affiancando le attività storiche del quartiere, ne ha rinnovato la tradizionale vivacità commerciale, trasformando il primo tratto della via in un luogo con un’offerta forse unica in tutta Milano: un quartiere dove non solo si possono comprare prodotti etnici o specialità di altri paesi, ma dove si trovano pane, latte e frutta fresca a tutte le ore del giorno e tutti i giorni dell’anno.

Eppure, nonostante questo indubbio patrimonio, manca una rete o un’associazione di commercianti in grado di dar voce ai cambiamenti che il quartiere sta vivendo e di contribuire alla trasformazione della via. Ed essere, al tempo stesso, presidio di legalità. Può sembrare difficile pensare a un’associazione del commercio in una zona dove i commercianti hanno origini e culture diverse, ma lo si può fare, lavorando e facendo leva sul terreno comune, sull’interesse che tutti (o quasi) hanno a ribaltare la percezione di via Padova come area periferica e pericolosa e a valorizzarne la ricchezza commerciale e culturale.

Questa è la proposta che il PD di via Padova, partecipando al progetto Luoghi Idea(li), lancia alla politica e al quartiere: parlare di rigenerazione urbana e di coesione sociale in un modo nuovo, partendo appunto dall’esistente: dalla vita e dalla realtà quotidiana della zona, valorizzandone l’originalità e il potenziale e promuovendo la creazione di una comunità cosmopolita, coesa, nuova e originale, con un forte senso di appartenenza e di apertura al mondo.

La strada scelta, e avviata negli scorsi mesi, è quella di partire dal commercio per arrivare alle culture – la cultura del cibo e dell’alimentazione, le arti e la storia dei paesi d’origine. I negozi diventano così vetrine del mondo che qui ha trovato casa, valorizzando la storia e le tradizioni dei paesi d’origine e raccontandone le evoluzioni e i cambiamenti portati dall’incontro con le culture altre – quella del paese di destinazione, l’Italia, e quelle delle comunità che in via Padova sono diventate vicine di casa. Da qui può nascere un doppio processo di contaminazione: tra etnie e comunità differenti che si avviano a un processo di trasformazione ed evoluzione reciproca e tra forme di cultura diverse.

La valorizzazione della cultura del cibo (elemento che, tra l’altro, non può essere sottovalutato in ottica Expo) può essere un volano per la valorizzazione di altre forme di conoscenza: dalla riscoperta della ricchezza architettonica e paesaggistica del quartiere (il parco Trotter, le ville della Martesana, i percorsi ciclabili che partono dal fondo di via Padova) alla creazione di nuove forme d’arte e di riappropriazione degli spazi comuni: l’utilizzo delle saracinesche dei negozi come tele per artisti urbani trasforma la via in una galleria d’arte a cielo aperto, in un percorso che racconta il quartiere e la sua storia e previene il degrado delle tag e delle saracinesche imbrattate. Le aree comuni oggi anonime e degradate (slarghi sui marciapiedi e piccole aree verdi) diventano laboratori per installazioni artistiche temporanee, dando vita a nuove forme di recupero degli spazi: così via Padova si trasforma in un laboratorio di coesione, innovazione culturale e creatività.

Perché tutto ciò accada, serve però un’accelerazione da parte della politica e un dialogo aperto e schietto con tutte le anime di via Padova – partiti, associazionismo, reti informali di cittadini, comunità etniche e religiose – e la convinzione forte che si possa fare. Luoghi Idea(li) va in questa direzione: confronto, apertura e condivisione di fatica e successi. Con tutti coloro che, dentro e fuori il Partito Democratico, avranno voglia di mettersi in gioco pensando, prima di tutto, al futuro di via Padova e di Milano.

 

Elena Comelli



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