23 luglio 2014

CITTÀ METROPOLITANA CON ATTORI COATTI E DISTRATTI: IN ATTESA DELLA “PRIMA”


Che per governare le grandi aree urbane complesse occorra un apposito modello di Governance è un dato più che consolidato per molte metropoli del globo; in Italia il legislatore ha iniziato ad affrontare la questione nel lontano 1992 (L.142), ma ci sono voluti ben più di quattro lustri per legittimare la costituzione delle città metropolitane. La lunghezza dei tempi, la contrastata complessità dell’iter decisionale, la ridotta “vision” dell’impianto legislativo emanato, evidenziano, purtroppo, il perdurare di una cultura politica di governo incoerente con le esigenze dell’epoca in cui viviamo.

La legge 56 del 2014, è espressione di questi limiti, già causa principale del grave ritardo, ne inflaziona ingiustificatamente il numero e impone un percorso costitutivo di tipo “top down”, antitetico alle consolidate prassi adottate negli altri Paesi; da l’impressione di essere più una scelta surrogatoria all’abolizione delle Province che la piena e autentica attuazione dell’Art.114 della Costituzione.

Giova riflettere su cosa si intenda, a livello di Unione Europea, per Città Metropolitana; che in collaborazione con Eurostat e OECD ha attualizzato il concetto di area metropolitana, andando oltre ai limiti di una visione riduttivamente amministrativa. Viene definita Città Metropolitana: “un’area urbana e una unità economica funzionale che si caratterizza per i nuclei urbani densamente abitati con un hinterland, in cui il mercato del lavoro è fortemente integrato con i nuclei stessi”; semplificato con dati quantitativi: per densità si fa riferimento ad almeno 1500 abitanti per kmq, e, per comuni considerati urbani, si intendono quelli in cui il 15% dei residenti occupati lavorano nel centro urbano principale.

Un “posizionamento” che si inquadra con le aspettative della U.E., che, individua nelle aree metropolitane uno dei volani per il rilancio di competitività del sistema Europa, e che ha tale sostegno prevede di investire dai 10 ai 12 miliardi di Euro, da qui al 2020; risorse cui si dovrebbe o si potrebbe aggiungere quelle ottenibili dall’adozione delle direttive per la riduzione delle emissioni inquinanti, per la salvaguardia dell’ambiente, per il risparmio energetico e la diffusione di fonti rinnovabili.

La città metropolitana ha una missione e un ruolo che va ben oltre a quello di un’istituzione amministrativo-funzionale di secondo livello, cui le capacità di governo debbano essere prima circoscritte e poi mediate col network dei municipi, causa la presenza di “interessi precostituiti” nell’uso del suolo, nonché il rischio di aspettative incoerenti con principi di generazione multipla di valori; aspetti, che, nei fatti, possono minare l’autorevolezza della Governance che una Città Metropolitana richiede. Se è indubbio tenere ben presente che il nuovo livello di Governance si inserisce in un contesto politico amministrativo i cui sistemi di governo si sono consolidati nel tempo, e che tenerne razionalmente conto sarebbe un atto di funzionale coerenza, non deve però essere sottaciuta la preoccupazione per l’assenza o la sottovalutazione del futuro ruolo strategico di Milano Metropolitana nell’agenda, del recente confronto politico per il rinnovo delle amministrazioni comunali.

Per chi riflette sulla insufficiente attenzione o la distrazione che sta accompagnando il processo costitutivo di Milano Città Metropolitana, è del tutto evidente la necessità politica e civile di supportarne il percorso attraverso iniziative finalizzate alla “inclusività”, inclusione che non può circoscriversi al network degli amministratori; pertanto seppur in ritardo, a fianco del percorso imposto dal legislatore, diventa assolutamente indispensabile promuovere iniziative per il più ampio coinvolgimento della comunità in senso lato e della sua ricchezza di “cognizioni e “saperi”; la cui sollecitazione a rendersi disponibile potrebbe rappresentare il fattore critico di successo per il disegno di una Governance, moderna ed adeguata all’epoca in cui vive la città e che diversa da quella percepita dal legislatore.

È del tutto evidente che in una congiuntura come l’attuale, nella quale le istituzioni non godono di pregiudiziale consenso, il modello costitutivo di una nuova Governace, per di più strategica per gli obiettivi che la U.E.: assegna, impone un percorso di legittimazione che non può limitarsi all’autolegittimazione concessa dalle istituzioni coinvolte né tanto meno dai partiti e movimenti che le hanno generate.

La legittimazione si ottiene dal consenso della comunità, e nella fattispecie può essere ottenuta solo tramite l’elezione diretta del sindaco dei membri del Consiglio, anch’essi in modo uninominale nei 22 collegi; una soluzione non tanto in ossequio al “mito del capo taumaturgo” ma per rafforzare e rendere condivisibile la responsabilità per una Governance, che per missione ha lo scopo di esercitare il governo più che rappresentare, e pertanto gli eletti concorrono a costituire una squadra che deve esercitare con coerenza la missione che il disegno di Governance si è dato con lo Statuto.

Il più ampio e articolato consenso è una pregiudiziale per l’autorevolezza della nuova Governance, che è chiamata individuare le coordinate per governare un’area complessa in quanto fortemente antropizzata, in parte strutturalmente debole di fronte alla intensità e alla velocità degli eventi e perciò non più esponibile a forme di governo affrancate da una declinazione, di esigenze e aspettative che non abbiano il più ampio interesse collettivo, ovvero di una visione di insieme nella quale sia prevalente l’interesse per il bene comune, da rendere condivisibile sia da una prospettiva cultural-comportamentale e sia per la coerente condivisione dei processi decisionali.

Presupporre i due tempi in ossequio all’aristotelico “primum vivere deinde philosophari“, è un errore, in quanto il percorso normo-istituzionale imposto nella prima fase costituente è solo un aspetto temporaneo del problema; riflettere e confrontarsi sulle funzioni che dovranno competere alla nuova Governance, evidenziare in modo palese gli obiettivi da perseguire e indicare le modalità con cui si realizzano, prevedere i dati e le risorse informative di riferimento incluse le competenze necessarie, definire il modello di organizzazione nonché le piattaforme a supporto nell’ambito di un disegno di esercizio di un governo strategicamente votato a favorire la socializzazione inclusiva inteso quale elemento caratterizzante della governabilità, sono priorità per una interpretazione della Governace coerente con l’epoca e nonché indispensabile discontinuità con ogni tipo di approccio normo burocratico, che finirebbero per minare sin dal suo sorgere la qualità della Governance di Milano Metropolitana.

I compiti che la U.E. assegna alla Città Metropolitana: dalla intellegibile trasparenza dei suoi bilanci, la qualità della vita con particolare focus su mobilità e risparmio/conversione energetica, la salvaguardia del territorio dall’uso improprio e non nell’interesse collettivo, necessitano di un modus operandi diverso, e di competenze appropriate e conseguentemente risorse adeguate.

La nascita della Citta Metropolitana a Milano, avviene nell’epoca nella quale la rivoluzione tecnologica nonché i “sequel” che genera impattano in modo significativo sia sui comportamenti individuale e sia su quelli collettivi, e un livello istituzionale di nuova costituzione che prescindesse da questa finirebbe per minarne, sin dal suo sorgere, fiducia e autorevolezza e soprattutto la fiducia democratica, con il rischio di renderla esposta a ogni latente revanscismo locale esercitabile “in nome del proprio popolo sovrano”.

Inclusione e condivisione sono la sola metrica della vera partecipazione, e lo sono ancor più nell’epoca di internet e dei social, non considerarli quale pietra angolare di un modello di Governance adeguato, sottovalutarlo sarebbe un grave errore sia dal punto di vista dell’autorevolezza e sia da quello del consenso che costituiscono il fondamento di ogni democrazia governante.

 

Beppe Merlo

 

** Gruppo Petöfi – Dialoghi sulla Città Metropolitana**

Gruppo Petöfi  PER “NUTRIRE LA CITTÀ METROPOLITANA”. LETTERA APERTA ALLE FORZE POLITICHE DI MILANO 14/05/2014

Arturo Calaminici  RENDERE MILANO PIÙ BELLA. NON È FACILE, MA PROVIAMOCI 21/05/2014

Giancarlo Consonni  CITTÀ METROPOLITANA. IDEE FORTI E QUESTIONI ISTITUZIONALI  28/05/2014

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Francesco de Agostini MILANO CHE CAMBIA. SU QUALI BASI DI CONOSCENZA? 02/07/2014

 

** Città Metropolitana**

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