23 luglio 2014

CITTÀ METROPOLITANA: C’È TUTTO O QUASI MA LE RISORSE NO


L’ennesimo straripamento del Seveso, al di là della ricerca delle responsabilità contingenti sui ritardi nella segnalazione dell’emergenza, rimanda alla necessità di un governo del territorio che travalichi i confini della cinta daziaria di Milano.

10vicario28FBIn tanti e diversi autorevoli commenti, il riferimento immediato è diventata la ormai imminente entrata in scena della Città Metropolitana. Al riguardo, sono stati anche citati i numerosi progetti elaborati nel tempo, ma rimasti nel cassetto perché non si trovava l’accordo tra i rappresentanti delle istituzioni, soprattutto i Comuni, e a seguire la Provincia e la Regione, che a diverso titolo hanno competenza sul Seveso e gli altri corsi d’acqua che dal nord milanese arrivano in città.

Sul tema della Città metropolitana, in vista dell’elezione del Sindaco e dei consiglieri metropolitani, al momento eletti indirettamente, e della definizione dello Statuto, le forze politiche e sociali stanno dando vita a convegni e incontri da cui emergono molteplici proposte sul che cosa e come deve fare il nuovo ente e, da ultimo ma non meno importante, su chi deve essere chiamato a dirigerlo.

Il Movimento Milano Civica ad esempio ha scritto: “Nella costituzione della Città metropolitana vediamo una grande opportunità per: individuare un nuovo modello di sviluppo economico/territoriale coerente con la nuova centralità delle città riscontrata a livello mondiale, a partire dalla ‘rivoluzione metropolitana’ concretizzatasi negli USA; definire la strategia di posizionamento di Milano e del suo apparato produttivo all’interno delle reti logistiche, informatiche, sociali e culturali europee e mondiali, le cosiddette ‘reti lunghe’, attraverso un piano strategico metropolitano che è ormai strumento di governo irrinunciabile per le grandi aree urbane; potenziare la coesione e la qualità di una nuova classe dirigente milanese (politica, amministrativa, economica) che si rapporti autorevolmente sia con il livello regionale che con il livello nazionale ed europeo; mettere in atto strumenti operativi per l’integrazione politico/istituzionale e della rete dei servizi locali in una comunità territoriale che è già metropoli; dar vita a una nuova stagione democratica e partecipativa, a cominciare da un nuovo protagonismo dei Comuni e da un decentramento del Capoluogo rafforzato e riconfigurato in Municipi”.

Nessuno, però, in particolare tra le forze del centro-sinistra, forse temendo di disturbare il manovratore, affronta il tema dei mezzi con cui conseguire i fini. Al massimo, senza quantificarli, si fa riferimento ai risparmi che si otterrebbero dall’integrazione e razionalizzazione delle diverse società di servizi costituite dai Comuni. Risparmi che però difficilmente riuscirebbero a finanziare quello che De Gaulle avrebbe definito un ‘vaste programme’.

A oggi, il cambiamento istituzionale ipotizzato per la costituzione della CM sembra seguire il modello di un trasferimento di funzioni, a fronte del prevalente mantenimento di un controllo centralistico del gettito fiscale. La Città metropolitana verrebbe ad assumere una rilevante responsabilità non solo gestionale ma anche politica, a fronte di crescenti domande sociali, senza averne di fatto i poteri, perché priva del controllo e della disponibilità della maggior parte delle entrate fiscali.

Nell’attuale dibattito tuttavia è del tutto assente non solo la richiesta di una maggior autonomia fiscale della Città Metropolitana e dei Comuni a parità di pressione fiscale, ma neppure l’avvio di un confronto con il Governo centrale, affinché una quota percentuale del gettito fiscale annuale, che si produce nell’area metropolitana, resti automaticamente sul territorio, riducendo così il perimetro delle contrattazioni annuali riguardanti le ripartizioni dei fondi.

Solo vincendo con chiarezza il confronto sulle risorse e la loro collocazione, la nascita della Città Metropolitana porterà realmente numerosi vantaggi a tutti i Comuni e, di conseguenza, ai loro cittadini. In caso contrario, le alte aspettative che vengono suscitate produrranno solo grandi delusioni.

Rovesciando e reinterpretando uno dei punti cardini del federalismo verrebbe da dire: “no rapresentation, without fiscal compensation“.

 

Sergio Vicario

 



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