16 luglio 2014

DOPO LA CITTÀ METROPOLITANA L’IDENTITÀ DELLE MUNICIPALITÀ


Quale sarà il futuro delle zone di decentramento con la nuova città metropolitana? Il decentramento potrebbe avere un forte sviluppo a Milano con la legge Delrio, che prevede come condizione per l’elezione diretta del sindaco metropolitana che il comune capoluogo venga ripartito in zone dotate di autonomia amministrativa.

04sacerdoti27FBD’altra parte in passato la presenza di un sindaco di Milano e di un presidente della Provincia, a volte di differenti maggioranze politiche, ha portato a un comune di Milano che non si occupava dei rapporti con i comuni limitrofi e di una provincia che non si occupava di Milano, la cosiddetta ciambella.

Il numero degli abitanti di Milano (1,3 milioni) rispetto a quello dei comuni della provincia (i nove più grandi hanno tra i 36.000 e gli 81.000 abitanti) ha sempre portato questi ultimi a temere fortemente l’ingerenza di Milano nelle loro scelte amministrative. Con l’istituzione della città metropolitana questa separazione tra il comune di Milano e il resto dell’area metropolitana dovrebbe essere eliminata, e comunque questo dovrebbe essere uno degli obiettivi del nuovo livello istituzionale.

Il consiglio metropolitano, che sarà eletto entro fine settembre dai consiglieri comunali dei 134 comuni della città metropolitana di Milano, dovrà affrontare questo nodo nello Statuto. Cosa significhi zone dotate di autonomia amministrativa non è definito dalle Legge Delrio. Ci si aspetta che abbiano un Sindaco eletto con suffragio diretto, una giunta e un consiglio con un numero di consiglieri adeguato al numero dei loro abitanti, che oscilla tra i 100.000 e i 150.000.

Le zone dovrebbero avere per lo meno tutti i poteri già delegati con il regolamento Lucchini del 1998, mai attuato e in generale le funzioni che i Municipi di Roma hanno da tredici anni. Si dovrebbe aggiungere la gestione del loro bilancio per avere una vera autonomia amministrativa.

Al Comune di Milano rimarranno tutte le funzioni che ha senso siano accentrate e condivise tra i municipi, anche per realizzare economie di scala. Ma la quota del personale assegnata alle zone o che da queste dipendono funzionalmente dovrebbe aumentare, senza farne crescere il numero complessivo.

Sicuramente i nuovi municipi potranno meglio tenere i rapporti con i cittadini rispetto alla struttura fortemente accentrata del Comune di Milano. Già ora sono considerati un cuscinetto tra le richieste dei cittadini e l’amministrazione centrale di Palazzo Marino. La partecipazione, difficilmente gestibile a livello cittadino, potrebbe essere sviluppata con i bilanci partecipati e i referendum zonali.

La trasformazione delle zone in municipi potrà razionalizzare i processi decisionali e attuativi, evitando duplicazioni di funzioni e pareri non vincolanti, che servono a poco. Le decisioni dei municipi sulle materie a essi delegate dovranno essere definitive e la responsabilità ricadrà su chi le ha prese. Inoltre il costo di funzionamento dei municipi sarà pienamente giustificato, non come ora in cui il costo delle zone è superiore all’ammontare dei fondi erogati.

Per favorire il passaggio dalle zone ai municipi i Consigli di zona hanno chiesto alla fine del 2013 un cambiamento dello statuto del Comune di Milano entro il 2014, prevedendo l’organizzazione attraverso organi: Presidente, Giunta, Consiglio, con attribuzioni sul modello del Comune e di dotare i Municipi di risorse e autonomia amministrativa, finanziaria e gestionale, mantenendone i confini attuali.

Le funzioni richieste, ispirate ai Municipi di Roma, sono quelle relative ai servizi di prossimità (servizi demografici, servizi sociali e di assistenza, servizi scolastici ed educativi, attività e servizi culturali, sportivi e ricreativi), alle gestioni patrimoniali e demaniali degli immobili di interesse municipale, compresa manutenzione scolastica e del verde di interesse locale, artigianato e commercio (esclusa grande distribuzione), funzioni di Polizia urbana.

In tal modo si potrà rodare i cambiamenti organizzativi e gli spostamenti di personale in modo che il passaggio alla città metropolitana sia il più indolore possibile, nell’interesse di tutti. Si dovranno superare le inevitabili resistenze della burocrazia comunale, abituata a lavorare in modo accentrato ma si otterranno processi organizzativi più corti, efficienti e vicini alle esigenze dei cittadini.

I cittadini dovranno sentirsi non solo cittadini di Milano, ma anche della loro zona, che attualmente non è molto conosciuta. In base a un sondaggio della Consulta delle Periferie, solo il 47% conosce la denominazione della zona in cui risiede e solo il 39% ne conosce l’attività. Sviluppare l’identità dei Municipi e farli conoscere sarà uno dei compiti delle future Municipalità.

 

Michele Sacerdoti

Gruppo Petöfi, “Dialoghi sulla città metropolitana”/8

 

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