16 luglio 2014

VENEZIA: LA BIENNALE DI REM KOOLHAAS


Il 7 giugno è stata inaugurata la Biennale Architettura 2014 – quindicesima della serie se si considerano anche le mostre che si tennero tra il ’75 e il ’78 all’interno della Rassegna di Arti Visive sotto la direzione di Vittorio Gregotti. Le due successive dell’80 e dell’82, intitolate La presenza del passato, che si estese anche alle Corderie con la Strada Novissima e Architettura nei Paesi Islamici, furono affidate a Paolo Portoghesi. A queste seguirono, nell’85, Progetto Venezia e nell’86 quella su Hendrik Petrus Berlage, entrambe dirette da Aldo Rossi.

08battisti27FB

Emilio Battisti, REM (2008) olio su tela 83×83

L’edizione del 1991 fu affidata a Francesco Dal Co che, convinto sostenitore dell’internazionalità della manifestazione, inviterà tutti i padiglioni nazionali, oltre a 43 scuole di architettura, da tutto il mondo e Hans Hollein, primo direttore non italiano, nel 1996 confermerà la formula intitolando bizzarramente la mostra principale, ospitata nel Padiglione Italia, L’Architetto come sismografo.

Le Biennali del nuovo millennio sono state inaugurate da Massimiliano Fuksas, che con Less Aesthetics. More Ethics si è proposto di affrontare le contraddizioni della città contemporanea a fronte delle sfide ambientale, sociale e tecnologica, cui hanno fatto seguito, con scadenza biennale, quelle curate tutte dagli stranieri Deyan Sudjic, Kurt W. Forster, Richard Burdett, Aaron Betsky, Kazuio Sejima e David Chipperfield, con approcci prevalentemente orientati a considerare le prospettive di sviluppo della disciplina rispetto all’evoluzione delle tecnologie, i mutamenti sociali, le conseguenze della globalizzazione e dell’espansione metropolitana.

L’edizione attuale di Rem Koolhaas che ha scelto l’impegnativo titolo Fundamentals, è composta di tre sezioni principali: Absorbing Modernity 1914-2014, tema assegnato ai 66 paesi partecipanti distribuiti tra i Giardini, l’Arsenale e in città, Elements of Architecture, allestita nel padiglione centrale dei Giardini e Monditalia, lungo le Corderie.

08_battisti_2

Elements of Architecture -Padiglione centrale dei Giardini

 

Invece dei tre mesi delle precedenti edizioni durerà sei mesi – fino al 23 novembre – e ospita al proprio interno sostanziali contributi delle sezioni Cinema, Danza, Teatro e Musica. All’inaugurazione si è già avuta una straordinaria partecipazione di giornalisti e di pubblico, tale da arrivare a competere con la Biennale d’Arte.

Per ammissione dello stesso Koolhaas, la concezione della Biennale Architettura 2014 si basa su alcuni paradossi: consapevole della crucialità della condizione dell’architettura, ha deciso di non parlare direttamente dell’architettura attuale; per sollecitare l’impegno e le energie di ogni Paese partecipante ha chiesto a ciascuno di fare la stessa cosa, ossia studiare il proprio passato quale condizione per comprendere il presente e immaginare il futuro; per confrontarsi con la condizione del pianeta è stata presa in considerazione solo l’Italia come paese paradigmatico e infine per parlare di architettura si è deciso di scomporla nelle sue componenti più elementari.

Absorbing modernity offre lo scenario estremamente variegato, ma anche molto impegnativo, con cui è stato interpretato e restituito il tema dai vari paesi, considerato che il concetto stesso di modernità, con tutte le sue implicazioni culturali, sociali, politiche ed economiche, è già da tempo oggetto di una diatriba molto accesa e si presenta con contenuti estremamente controversi e contradditori.

Nella attuale situazione di indiscriminata proliferazione dei linguaggi, la mostra Elements of architecture può sembrare una provocazione più che un paradosso, che fa precipitare le sofisticate espressioni della disciplina su un piano estremamente concreto ed empirico. L’intento di Koolhaas è stato evidentemente di affidare a quelli che in passato, in tutte le scuole di architettura, erano considerati i rudimenti dell’apprendimento della progettazione architettonica, un ruolo non solo tecnico-costruttivo ma anche teorico e simbolico, che gli allestimenti, gli elementi esposti e la documentazione sono in grado di restituire solo in parte. Ed essere accolti all’ingresso del padiglione da un controsoffitto sezionato che mostra all’interno la sua complessa impiantistica francamente non incoraggia.

08_battisti_4

Ceiling – Ingresso a “ Elements of Architecture”

08_battisti_5

Scalologia Friedrich Mielke

Visitando la mostra ci si rende conto che i temi meglio documentati sono quelli, finestra e scala, nei quali si è avuta una lunga e sistematica attività di ricerca, come nel caso della collezione di serramenti di Charles Brooking o quella pretenziosamente definita da Friedrich Mielke “scalologia”, frutto di decenni di misurazioni e teorizzazioni sulle scale di tutta Europa con la formazione di in grande archivio di modelli, libri e disegni presentato per intero alla Biennale.

Anche molto rilevanti, per gli effetti sulla concezione dell’organismo edilizio e per l’evoluzione delle caratteristiche e qualità spaziali, le sezioni dedicate a ascensore, scala mobile e rampa, soprattutto per le implicazioni socioculturali che hanno avuto nella considerazione sociale dei portatori di disabilità motoria, mentre balcone e tetto sono tra i meno significativi per la retorica populista e le semplificazioni con cui sono trattati.

Interessanti risultano anche le sezioni dedicate a soffitto e pavimento per la denuncia del modo in cui l’avanzamento tecnologico ha sottratto a essi ogni rappresentatività a favore della pura funzionalità. Ciò che queste superfici ci hanno storicamente comunicato attraverso affreschi e mosaici, decorazioni e textures, a seconda delle varie culture, è oggi annullato dalla presenza di apparati tecnici di climatizzazione, illuminazione, diffusione sonora, sensori di presenza ecc.

Non so dire se la provocazione di Koolhaas sia veramente in grado di sottrarci all’influenza delle forme quasi sempre gratuite che le riviste di architettura ci mettono quotidianamente davanti agli occhi, ma senza dubbio è lodevole che ci abbia provato. Sicuramente il lascito più significativo di Elements sarà soprattutto la raccolta di quindici volumi, uno per ciascun elemento, che potrebbe costituire l’avvio di una nuova manualistica in grado di sostituire i vari manuali dell’architetto, ormai obsoleti, che hanno come capostipite quello di Ernst Neufert del 1936.

Monditalia, assumendo il nostro Paese come tema unico e coinvolgendo gli altri settori della Biennale – Cinema, soprattutto, ma anche Danza, Teatro e Musica -, presenta un grande affresco per nulla oleografico, che mette in evidenza contraddizioni, insuccessi e successi e guarda all’Italia come a un fenomeno unico nel suo genere, caratterizzato dalla coesistenza di immense ricchezze, creatività, competenze assieme a una permanente turbolenza politica.

È documentato da quarantuno casi-studio, ciascuno accompagnato da due frammenti di film, che si susseguono lungo le Corderie in una sequenza geografica da sud a nord, dall’Africa settentrionale alle Alpi, collegati da un grande velario che rappresenta, enormemente ingigantita e quindi illeggibile, la Tabula Peutingeriana, fantasiosa mappa geografica del V Secolo dove l’Italia figura al centro dell’Impero Romano.

Proiezioni di frammenti di film molto belli ma non sempre chiaramente attinenti ai temi trattati e allestimenti creati ad hoc propongono, in riferimento a una serie di sezioni virtuali a latitudini progressive, puntigliosamente indicate con le loro coordinate geografiche, l’esame di aspetti significativi del nostro Paese, rappresentando la complessa realtà italiana quale paradigma di condizioni locali e globali

Si va dai fantasmi del nostro passato coloniale, mai compiutamente e adeguatamente riconosciuto e malamente esorcizzato, alla farsesca riconciliazione tra Berlusconi e Gheddafi; dalle drammatiche vicende di Lampedusa e dell’immigrazione lungo i confini meridionali ai fenomeni socioculturali del lusso, del degrado di Pompei e del nostro patrimonio storico monumentale; dal successo commerciale del programma di autodiscriminazione alto borghese di Milano 2 al fallimento dell’utopia di Zingonia e infine alla documentazione in tempo reale della labilità che il riscaldamento globale e la conseguente contrazione dei ghiacciai imprimono a quegli spartiacque coincidenti con i nostri confini, che diventano precari e si vanno spostando sensibilmente di giorno in giorno (Video Monditalia: Italian Limes)

Le omissioni all’interno di questo scenario sono inevitabilmente molte, ma non sono certamente volontarie e quindi non appaiono come censure. A ciascuno di noi verrà certamente in mente quali casi-studio si dovrebbero aggiungere e non è escluso che nella gestione del laboratorio delle Corderie si potrà trovare il modo di farlo.

08_battisti_6

Danzatore non vedente Giuseppe Comuniello

All’interno di Monditalia segnalo la franca testimonianza di Stefano Boeri sulla vicenda della Maddalena, la difesa e valorizzazione del territorio delle colline tortonesi, dove Walter Massa ha recuperato un pregiato vitigno che stava per scomparire, facendone un prodotto di successo mondiale. La performance di Giuseppe Comuniello, danzatore non vedente, è l’esempio dell’apporto che il settore Danza è in grado di offrire alla Biennale Architettura . Tuttavia, al momento non è tanto comprensibile quale sintesi ci si potrà attendere dalla compresenza anche dei settori Teatro e Musica che si avvicenderanno nelle Corderie, lungo le quali vari palcoscenici differenti per dimensione e adattabilità ospiteranno seminari, workshop, performance e spettacoli, dando luogo a un laboratorio multidisciplinare in permanente evoluzione.

08_battisti_7

DESIGN Edilizia Moderna n. 85, 1964

Particolare attenzione va riservata alla ricca documentazione fotografica e di pubblicazioni curata da Betriz Colomina della Princeton University presentata nella sezione Radical Pedagogies sullo sperimentalismo dell’architettura radicale nel secondo dopoguerra e sul ruolo fondamentale che ha svolto l’architettura italiana degli anni ’60 e ’70 nei suoi rapporti con la cultura architettonica di altri paesi. Vi ho ritrovato il memorabile numero monografico di Edilizia Moderna del 1964 dedicato al Design, alla cui redazione ho partecipato a fianco di Vittorio Gregotti  e il primo e unico numero de Il Politecnico Architettura, periodico che avevo fondato all’inizio degli anni ’70 all’epoca della presidenza di Paolo Portoghesi alla Facoltà di Milano.

Limitandoci per ora a questa prima parte della Biennale Architettura e proponendomi di ritornare sull’argomento con la presentazione dei padiglioni nazionali e in particolare del Padiglione Italia, si può osservare che Rem Koolhaas propone sostanzialmente un brusco cambiamento di direzione e allontanamento dal formalismo e idealismo ai quali la cultura architettonica ufficiale ci ha abituato – in particolare quella del nostro paese – a favore di quella cultura materiale alla quale l’architettura, come disciplina finalizzata a presiedere in primo luogo alle trasformazioni del mondo fisico, necessariamente appartiene.

Koolhaas non ci propone di rinunciare al mondo delle idee, senza le quali l’architettura perderebbe una sua fondamentale prerogativa, ma di accettare di fondarle e farle crescere nel rapporto con la realtà e con gli elementi di cui l’architettura è costituita: gli elementi costruttivi appunto e le vicende sociali nella loro concretezza.

Questo approccio ha anche il vantaggio di presentare una mostra non solo per addetti ai lavori, che contribuirà a superare la barriera che spesso esiste tra architettura e utenti diretti e indiretti. Barriera che favorisce quella mitizzazione di personaggi, ormai definiti archistar, usando un pessimo neologismo, che nella biennale di Rem non hanno spazio, anche se lui stesso – e questo è l’ennesimo paradosso – di quel consesso inevitabilmente fa parte.

 

Emilio Battisti

 

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti