16 luglio 2014

SEVESO: CHE SIA LA VOLTA BUONA? MA NON È SOLO IDRAULICA


Dopo molti anni di proposte e controproposte si è deciso di costruire a Senago, su un’area di centomila metri quadrati, una vasca di laminazione capace di ricevere un milione di metri cubi di acqua durante le piene del torrente Seveso. Anche se si riuscirà ad avviare i lavori nel 2015 – il “se” è d’obbligo, perché sembra che il Comune di Senago attenda il progetto definitivo per fare ricorso al Tribunale delle acque – durante il semestre Expo la zona di Niguarda, ma non solo, potrà affidarsi solo alla clemenza del cielo (e poi servirà costruire altre 3 vasche in altri 3 Comuni sull’asta di questo torrente).

10crapanzano27FBNon entro nel merito dei pochi progetti alternativi. Quello per me più interessante (che rispondeva a più esigenze presenti nel sottosuolo di Milano, non solo evitare le esondazioni) era il progetto che MM aveva predisposto una decina di anni fa e che aveva ottenuto i finanziamenti e ricevuto dall’AIPo – l’Agenzia Interregionale per il fiume Po – un assenso giustamente condizionato “al risolvere anche i problemi del Lambro, già più volte esondato e all’evitare effetti negativi sui Comuni del sud Milano“.

In quest’area piove meno su base annua, ma piove in modo sempre più concentrato (le cosiddette bombe d’acqua), ma il modello matematico dell’acquifero milanese di cui dispone MM (e fornito a Regione, Provincia, Comune di Milano) permette di simulare centinaia di casi diversi. Servono risposte giuste in tempi rapidi.

La nuova Città Metropolitana è l’ultima speranza che abbiamo per dare forma precisa e metodo efficace a un livello di Governo che potrà essere “autorevole” solo se sarà subito capace di dimostrare di essere realmente al servizio della Comunità che vive e lavora in questo territorio.

E a un Governo autorevole serve una “partecipazione strutturale”, perché è assolutamente indispensabile che i Cittadini, il mondo delle professioni, l’associazionismo siano costantemente Soggetti attivi nelle diverse fasi di progettazione, decisione, attuazione e gestione (Partenariato Pubblico Privato) su tutto quello che può essere sintetizzato come “bene comune”.

Si tratta di decidere “come” e di precisarlo in modo chiaro e vincolante nello Statuto, che sarà lo strumento giusto per garantire anche un ampio riordino dei ruoli e dei compiti. Ogni Soggetto che opera nell’area milanese deve essere riconosciuto perché svolge in via esclusiva compiti precisi, con risorse e modalità di lavoro prefissate:

* I Comuni, soggetto politico fondamentale e unico livello che decide su Bilancio, Priorità d’intervento, ecc;

* La Città Metropolitana, unico livello che “serve a governare” gli aspetti sovra comunali e che, nella massima trasparenza, trova i sistemi migliori per risolvere i numerosi problemi di area vasta;

* Le Municipalità di Milano, unico livello cui affidare compiti sui temi più vicini e utili al Cittadino, che non travalichino l’area di riferimento (affidando anche competenze essenziali – conoscenza puntuale del territorio, controllo di quanto succede, formazione di risposte efficaci ed efficienti, monitoraggio dei risultati e valutazione dei costi benefici).

La legge 56/2014 impone poco tempo per approvare entro dicembre lo Statuto della Città Metropolitana. Il momento è delicato; ora abbiamo tutti il compito di contribuire a far nascere un livello di governo che possa e voglia dimostrare di essere davvero utile (senza far rimpiangere la Provincia, che dopo 154 anni ha ormai chiuso). Tanti problemi, in un territorio così complesso, possono essere affrontati solo con una reale “democrazia partecipata”, che non può rimanere uno slogan, ma deve seguire regole prefissate per evitare “che ognuno pensi di partecipare come e quando vuole, anche usando potere di veto” e ” che poi si possa comunque fare quello che era stato preventivamente deciso”.

Il problema non è la sindrome di NIMBY (“non nel mio cortile”): non possiamo chiedere disponibilità ai Cittadini che di volta in volta sono coinvolti da scelte non adeguatamente motivate, se non garantiamo percorsi di partecipazione e vera trasparenza delle scelte della Pubblica Amministrazione.

Su questi temi mi riprometto opportuni chiarimenti, ma ritornando alle piene del torrente Seveso, la Città Metropolitana dovrà attrezzarsi in modo adeguato anche per affrontare molte questioni che, come questa, travalicano i confini territoriali e mettono in gioco altri Soggetti che hanno competenze precise. La Direttiva 2000/60/CE in materia di acque e la Direttiva 2007/60/CE in materia di alluvioni, prescrivono – guarda caso – un “processo partecipato” che coinvolga realmente Amministrazioni e Cittadini prima di adottare gli interventi necessari.

Utilizzando a pieno questo processo partecipato potranno derivare altri interventi importanti (pulizia degli alvei, rinaturazione dei corsi d’acqua, interventi sulle strozzature della rete, blocco della cementificazione del territorio, gestione delle acque reflue, ecc).

La capacità di intervenire rapidamente e bene su alcune priorità da tempo attese, sarà essenziale per recuperare la fiducia dei Cittadini verso le Istituzioni; ma anche viceversa, cominciando dalla scelta dei contenuti dello Statuto.

Salvatore Crapanzano



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