16 luglio 2014

musica – ESTATE ALL’AUDITORIUM


ESTATE ALL’AUDITORIUM

La stagione estiva dell’Auditorium, quest’anno, è molto originale e suggestiva; appartiene a quella moderna categoria delle arti che si chiama “contaminazione” e che in questo caso è una plateale contaminazione del linguaggio musicale. Una categoria che di norma non appartiene a molti musicofili ma in questo caso, per il modo con cui viene proposta e per la serietà dei proponenti, invoglia a partecipare.

musica27FBIl programma della “Estate con la musica” è presto detto: la prima parte consta di una trilogia prodotta dalla BBC di Londra insieme a un noto autore di musica da film e da televisione – George Fenton – chiamata “BBC Earth Concerts” che ha avuto una prima esecuzione il 2, il 10 e il 12 luglio, avrà una prima replica il 14, il 16 e il 24, sempre di luglio, e una ripresa a cavallo fra agosto e settembre; la seconda parte consisterà in un “Festival Tango” coordinato e in parte diretto ed eseguito da Luis Bacalov – anch’egli noto compositore di musiche per film – articolato in 9 concerti, due alla settimana (giovedì sera e domenica pomeriggio) dal 27 luglio al 24 agosto con una domenica conclusiva il 7 settembre. Mentre la prima parte della stagione – gli Earth Concerts – vedono sempre coinvolta l’orchestra Verdi, diretta dal maestro Danilo Grassi, il Festival Tango vedrà alternare alla Verdi l’Orchestra Tìpica Alfredo Marcucci e un gran numero di strumenti (dal pianoforte al bandeneòn, dal violino al contrabbasso, dalla chitarra alle percussioni), un corrispondente numero di musicisti e le voci di Ruben Peloni e di Annamaria Castelli.

Se ancora sappiamo poco del festival tanguero che verrà, ci siamo fatti un’idea abbastanza precisa dei “Concerti della Terra” che arrivano dall’Inghilterra e che stanno facendo il giro del mondo. Ricordano il famoso film “Fantasia” di Walt Disney con alcune similitudini e con radicali differenze: Fantasia, ricorderete, è un film del 1940 composto da una serie di cartoni animati che illustrano celebri partiture di musica classica (Bach, Dukas, Musorgskij, Ponchielli, Schubert, Stravinskij, Čaikowskij, Beethoven) con lo scopo manifesto di coniugare musica e immagini costruendo su ciascun brano musicale una storia che lo “interpreti”. Negli Earth Concert le immagini sono costituite da documentari molto spettacolari, realizzati con tecnologie formidabili, sulla natura e sugli animali che la abitano; la trilogia è composta da tre serate-concerto rispettivamente dedicate alla terra (The Planet Earth in Concert, del 2006), al mare (The Blue Planet, del 2001) e ai ghiacci (The Frozen Planet, del 2011) e le immagini sono tutte mozzafiato. Tre documentari di 50 minuti l’uno che – anche se non ci fosse la musica – da soli varrebbero le serate.

Invece, e questo è il punto, anche la musica è molto affascinante; non è un caso che George Fenton nel 2001 a Venezia abbia vinto il premio Nino Rota per la colonna sonora del film “The Navigators” di Ken Loach. È un musicista a tutto tondo, un sessantaquattrenne londinese autore di spettacoli teatrali e di colonne sonore per oltre cento film, oltre che per spettacoli televisivi, con quattro nomination agli Oscar che tuttavia non gli hanno consentito di conquistare la celebre statuetta e cioè “Gandhi” nel 1982, “Grido di libertà” nel 1987, “Le relazioni pericolose” nel 1988 e “La leggenda del re pescatore” nel 1991.

Ciò che più sorprende di questa trilogia non è tanto il grande schermo con le meraviglie della natura – che pure sono di grande bellezza e non possono lasciare indifferenti – ma proprio l’inusuale e ricco accompagnamento di una intera orchestra sinfonica, con tanto di direttore sul podio che esegue una musica scritta sicuramente per quelle immagini ma che – a differenza di quanto accade solitamente con il cinematografo – è autonomamente costruita come fosse una serie di poemi sinfonici. Il perfetto riscontro fra le immagini che scorrono sullo schermo e l’apparentemente autonomo sviluppo del tessuto musicale è la vera invenzione di questo spettacolo.

La musica da film, come sa bene chi frequenta le sale cinematografiche, ha usualmente una funzione quasi pedagogica, quella di aiutare gli spettatori a entrare nella vicenda, a comprenderne gli aspetti reconditi e a determinare un’atmosfera che li faccia partecipare; qui si rovesciano i termini e, come nel film di Walt Disney, sono le immagini che grazie alla loro potenza danno un contributo essenziale all’ascolto della musica.

Si aggiunga che Danilo Grassi, che dirige l’orchestra, nasce come percussionista e cresce nel cerchio magico dei grandi musicisti (oltre ai più importanti direttori d’orchestra ha lavorato per anni con Luciano Berio) e questo gli dà la possibilità di compiere il miracolo, cioè di assecondare con la musica le immagini che scorrono per conto loro sul grande schermo; sembra quasi un commento improvvisato, commosso e sorpreso, ai comportamenti più curiosi della natura.

Uno spettacolo avvincente e di considerevole qualità che – nonostante l’inutile figura di un “presentatore” al quale bisognerebbe proibire, come a chiunque, di dire “facciamo un bell’applauso a …!” – verrà felicemente replicato non solo in questi giorni ma anche, come si diceva, il 28 e il 31 agosto e il 2 settembre.

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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