9 luglio 2014

LEGIFERARE ALL’ITALIANA: RENDERE SUDDITI USANDO IL LINGUAGGIO


Rendere sudditi Chi non ha mai provato l’impulso di mandare a quel paese l’informatico che snocciola il suo tecnologico sapere mentre noi, persi in un universo parallelo, ci capiamo meno di niente? Chi non ha provato il medesimo impulso verso quei medici o quegli avvocati che ci rovesciano addosso il loro criptico linguaggio mentre il nostro problema resta desolatamente irrisolto? Non tutti gli specialisti sono ovviamente così, alcuni sono anche ridicoli. Come quelli che hanno deciso che il biglietto del treno non si timbra bensì si “oblitera”, che la multa si “eleva”, il mutuo si “contrae” e la sanzione pecuniaria si “irroga”.

08alesso26FBQuesto linguaggio viene definito burocratese, una sottospecie deviata del legalese, ma guardandone gli effetti possiamo ben dire che è il linguaggio della sudditanza, l’esatto contrario del linguaggio della cittadinanza. Un linguaggio che, con la scusa della competenza tecnica e della precisione scientifica, genera distanza e diseguaglianza tra le persone. La cosa divertente è che ribalta i suoi perversi effetti su tutti, nessuno escluso, l’informatico prima o poi si recherà da un medico e questi magari avrà bisogno di consultare un avvocato che ovviamente un giorno avrà bisogno di un informatico il quale a sua volta dovrà andare prima o poi da un meccanico. E il gioco continua: avete mai scambiato due parole con il meccanico sulle cause del guasto alla vostra auto? Idiomi diversi nella loro specificità tecnica, ma eguali nel meccanismo che alimenta reciproca distanza e soggezione.

Ma il peggio lo si raggiunge con i testi di legge. Un esempio a caso? Prendete il decreto legge, n. 90, pubblicato il 24 giugno scorso in tema di “misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari” che tratta della pubblica amministrazione, del ricambio generazionale negli uffici pubblici, di Expo e altro. Provate a leggerlo. Non temete. Al di là delle intenzioni del legislatore e dei contenuti è praticamente illeggibile, anche per noi addetti ai lavori. Solo con l’esperienza riusciamo a venirne a capo, investendoci del tempo e saltellando attraverso commi, sottocommi, articoli e abrogazioni varie. E pensare che l’Unione Europea nel 2009, con il Decalogue for Smart Regulation, ha ribadito all’Italia il dovere di scrivere le leggi in modo chiaro così che i suoi destinatari le possano comprendere.

Già ma chi sono i destinatari delle leggi? Sono forse i funzionari della Casta dei burocrati che le scrivono? Ovviamente no, sono i cittadini, quegli esseri che ancora eleggono i propri rappresentanti confidando che prima o poi abbiano il rispetto di esprimersi nella stessa lingua dei loro rappresentati mentre invece il meccanismo perverso della lingua indecifrabile rende, da decenni, destinataria delle leggi proprio quella oscura Casta di burocrati, estensori delle norme e imperituri nel succedere a ogni maggioranza e governo.

Rileggiamo la Costituzione o lo Statuto dei Lavoratori. Sono chiarissime. Scritte con un linguaggio semplice, diretto, con testi brevi che evidenziano il senso, finalizzate sia alla comprensione che alla agevole lettura grazie al rispetto che hanno della dignità dei cittadini – destinatari.

Pensiamo poi alle sentenze. Sono pronunciate in nome del popolo italiano, ma scritte in modo tale che quel popolo non è messo in grado di attingervi direttamente, ma possono esistere linguaggi tecnici che coniughino precisione e partecipazione, che siano al contempo rigorosi e comprensibili?

La sfida di Fronte Verso (www.fronteverso.it) è proprio questa, “dimostrare, a partire dalle sentenze, che è possibile farsi comprendere utilizzando un linguaggio accessibile senza rinunciare al rigore e alla completezza dei concetti ivi espressi”. Fronte Verso riscrive “a fronte” le sentenze in modo chiaro e comprensibile a tutti e, per completezza, pubblica “a verso” il testo originario. La nostra idea è diventata un progetto che è ormai al suo secondo anno di vita e oggi è un network, sviluppato anche con il contributo di Maurizia Borea, a cui partecipano professionisti ed esperti di varie discipline che condividono il valore di una comunicazione responsabile e accettano la sfida di contribuire all’accessibilità del diritto. Perché, come ci piace dire, conoscere il diritto è un diritto.

 

Ileana Alesso e Gianni Clocchiatti



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