9 luglio 2014

MILANO: “NOI CI METTIAMO L’ACQUA, IL FUOCO, IL CONDIMENTO E LA MANIFATTURA”


Avete presente il “pranzo alla romana” in Totò e Peppino e i fuorilegge? Peppino porta due etti di pasta, due salsicce e una mela: … e voi che ci mettete? “noi ci mettiamo l’acqua, il fuoco, il condimento e la manifattura“ è la risposta di Totò. Facendo la tara al cinismo del principe De Curtis rimane il fatto che senza le condizioni al contorno, il pranzo non si cucina. E ciascuno mette la sua parte.

09mattace26FBCredo che l’economia della crisi abbia fatto da volano, ma che a monte ci sia anche la scelta di uno stile di governo: quello di condividere con le forze sociali le spinte al rinnovamento. L’ultimo esempio, e forse il più eclatante, è quello dei miniappartamenti offerti a un affitto calmierato ai giovani in cambio di un monte ore da dedicare a quelli che un tempo si sarebbero detti servizi sociali. Una profonda convinzione che una città è prima di tutto una comunità, e che uno dei principali compiti del “comune”, per l’appunto, sia quello di farla esprimere.

E così i processi di rigenerazione urbana si fondano sul recupero delle relazioni, tra le persone e nei luoghi che le ospitano. È il senso delle “feste di vicinato” che il Comune ha promosso di recente nei quartieri popolari, facendosi “social media” nel senso letterale del termine, quanto Facebook lo è per il fenomeno social street. La condivisione di un bisogno, il desiderio di incontrarsi, l’economia dello scambio, il paradigma dello “sharing” si intrecciano nello strutturare nuove forme di socialità urbane o nel rinverdirne di antiche.

Alla stessa stregua gli edifici abbandonati sono come buchi neri nel tessuto cittadino, recano una offesa più profonda del degrado appariscente che generano: risucchiano fiducia. Per fugare i fantasmi il Comune “ci mette” l’edificio e conta su chi “ci può mettere” l’investimento per animarlo. In una sorta di economia circolare urbana, recuperare e valorizzare gli spazi e le aree abbandonate è un modo per allungarne la vita, il tentativo di superarne l’obsolescenza e dotarli di una vita “rotonda”. Nella logica in cui il servizio può essere più interessante del semplice possesso di un prodotto, si fa alla romana e ognuno mette la sua parte. Parte che sempre più spesso è agìta da una pluralità di soggetti che condividono un obiettivo.

Non è un luogo abbandonato, ma come tutte le sue sorelle, le stazioni del Passante ferroviario, soffre di solitudine. Enormità di spazi in cerca di autore. La stazione di Porta Vittoria sembra averne trovato in quantità: è diventato il palcoscenico di artepassante, “un progetto ambizioso e avvincente studiato da un gruppo di realtà culturali, artistiche e formative della città di Milano”, in cui arti figurative, immagini, teatro, letteratura, poesia, musica vengono qui rappresentate nel tentativo di portare la cultura, nelle sue più diverse forme, a un pubblico nuovo e diverso da quello che abitualmente ne frequenta i luoghi “istituzionali”. Una decina di associazioni, l’Accedemia di Brera, i due licei artistici della città insieme all’Itsos hanno ottenuto il finanziamento della Fondazione Cariplo per il bando “Avvicinare nuovo pubblico alla cultura”.

Si rivitalizzano i luoghi, vi si porta vita davvero, si costruiscono reti inedite tra enti e associazioni, una eredità di relazioni che saranno facilmente attivabili alla prossima occasione. Questo è anche il portato specifico dei nuovi bandi, che promuovono e premiano la capacità di fare rete, a garanzia del più ampio coinvolgimento di persone possibile.

 

Giulia Mattace Raso



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