2 luglio 2014

EXPO E CANTONE: LA LEGALITÀ E IL TONFO DELLE ILLUSIONI


Come non essere d’accordo con Gianni Santucci, che sul Corriere della Sera di sabato scorso, nelle pagine milanesi, titola “Quei guardiani distratti” il suo pezzo sui distratti controllori che siedono negli organismi di controllo degli enti e delle società (Expo spa in particolare), messi lì da varie leggi proprio a tutela e vigilanza sulla correttezza e legittimità degli atti. Che cosa facessero non si sa bene, quel che è certo che sono tutte persone dai lauti stipendi, sarebbe bene che per la loro inefficienza fossero accusati di danno erariale e condannati a restituire compensi inutilmente percepiti.

01editoriale25FBLe ultime vicende expo-milanesi e mose-veneziane – assai simili tra di loro checché se ne dica – sono l’icona di un Paese che legifera forsennatamente sui controlli con i risultati che vediamo. Il Presidente del Consiglio Renzi in una delle sue proverbiali dichiarazione mi sembra abbia detto: “Le regole ci sono, sono gli uomini che rubano”. Il suo amore per i proverbi potrebbe ricordargliene uno calzante: “L’occasione fà l’uomo ladro”. E le nostre leggi sono una splendida occasione.

Detto questo, veniamo alle ultime mosse governative: il Decreto legge 24 giugno 2014 n. 90 entrato in vigore dopo una lunga (perché?) gestazione il 25 giugno ultimo scorso che le autorità milanesi hanno accolto come “salva Expo” e gratificato di consensi e applausi.
Di Expo si parla all’articolo 30 (Unità operativa speciale per Expo 2015), la cui lettura, che consiglio a tutti al colto e all’inclita come esempio di fumo puro, indica in sintesi quel che si deve fare: verificare in via preventiva, controllare i corretti adempimenti in materia di trasparenza, si assegnano poteri ispettivi, si dà accesso a banche dati “già attribuiti alla soppressa Autorità di vigilanza sui contratti pubblici (1) “, eccetera eccetera. Insomma si tratta semplicemente di aver soppresso un’autorità, quella di vigilanza sui contratti pubblici, che implicitamente si accusa di incapacità, e di avene trasferito i poteri all’ANAC, l’Autorità Nazionale Anti Corruzione. Di nome in nome. Posso aver preso un abbaglio, e me ne scuserei con i lettori, ma del potere di “commissariare” singoli cantieri di imprese colte con le mani nel sacco della corruzione non ne vedo traccia. Forse si pensa di ricorrere ai famosi “patti d’integrità” sottoscritti dalle imprese in fase contrattuale, dove per altro è prevista sì la rescissione del contratto ma nessuna forma di commissariamento.

Il penultimo comma di questo benedetto articolo 30 va guardato con particolare attenzione dove si stabilisce che il Presidente dell’ANAC (ora Raffaele Cantone), per svolgere i suoi compiti di “alta sorveglianza” sui lavori Expo, “può partecipare […] alle riunioni della sezione specializzata del Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere presieduta dal Prefetto di Milano… “. Il suddetto “Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere” (Ccasgo) ha dimostrato, con le sue “linee-guida”, di essere più che altro fumo negli occhi.

Secondo le direttive dello stesso, ai sette alti funzionari del cosiddetto “gruppo Interforze” sono attribuiti solo compiti burocratici, senza che essi possano operare ispezioni di sorta. Essi devono semplicemente «costruire, anche graficamente, una mappa aggiornata dei cantieri, che consenta di percepire con immediatezza l’incidenza di eventuali elementi di sospetto meritevoli di approfondimento». Dopo di che, se percepiscono “elementi di sospetto”, essi devono riferirli al Prefetto. Allora il Prefetto valuterà la situazione prospettatagli, dopo di che «potrà autorizzare, cognita causa, l’intervento degli organismi territoriali delle Forze di Polizia». Ma dopo l’eventuale decisione prefettizia i sette funzionari devono prima provvedere «alla messa a punto del dispositivo d’intervento, fissandone tempi e modalità» e soltanto dopo potrà esserci l’accesso ai cantieri. E questo è solo un esempio delle possibilità d’intervento “agile e tempestivo” necessario a ricondurre Expo sui binari della legalità. Cosa volevamo di più?

Raffaele Cantone, cui tutti guardiamo caricandolo di aspettative, avrà bisogno di un paio di mesi per organizzare i suoi uffici e la sua gente, con in mezzo il mese di agosto: se tutto va bene sarà operativo in settembre, 7 mesi prima dell’apertura di Expo. Dire altro? Sì: aver chiuso la stalla con quel che segue.

Lo spettacolo è però desolante: l’applauso della classe politica (sconfitta) per l’arrivo di un magistrato chiamato a fare quello che lei stessa e gli uomini da lei scelti non hanno saputo o voluto fare.

La massaia di Voghera, poco dotta ma non stupida, si domanda: “ma chi ne ha fatte di tutti i colori fino adesso, la farà franca?”. Non sa nulla dell’obbligatorietà dell’azione penale ciò nonostante … .

Luca Beltrami Gadola

(1) L’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, o semplicemente l’Autorità di vigilanza dei contratti pubblici o ancora AVCP, è l’erede dell’Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici, o AVLP, istituita dalla legge n. 109/1994, la cosiddetta legge Merloni, per portare ordine nel mondo degli appalti pubblici, ma limitatamente al settore dei lavori di opere e costruzioni. Con l’approvazione del nuovo codice dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, il D. Lgs n. 12 aprile 2006, n. 163, la struttura dell’Autorità venne completamente riorganizzata per ampliare le sue funzioni, non più limitate ai lavori, bensì anche alle forniture di beni e quelle di servizi, includendo, in pratica, qualunque tipo di appalto effettuato da parte di una pubblica amministrazione. Con quali risultati?



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