2 luglio 2014

MILANO CHE CAMBIA. SU QUALI BASI DI CONOSCENZA?


Riprendendo il filo di alcuni degli interventi che mi hanno preceduto su queste colonne attorno alle questioni territorialiste che caratterizzano la nascita della Città Metropolitana, credo opportuno soffermarsi su due caratteristiche evidenti: che CM sia un fatto acquisito da tempo – Gianni Dapri la riconduce alla 142/90, ma mi piace ricordare gli anni eroici del Piano Intercomunale Milanese che già nel ’63 sotto l’egida di Giancarlo De Carlo proponeva formule fino allora inedite in Italia di pianificazione sovra comunale; che la strumentazione di cui dovrà dotarsi è piuttosto inedita, essendo introdotta “la pianificazione territoriale generale, ivi comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture appartenenti alla competenza della comunità metropolitana, anche fissando vincoli e obiettivi all’attività e all’esercizio delle funzioni dei comuni ricompresi nell’area“, come Franco Sacchi ha avuto modo di scrivere, affiancandola “alla “pianificazione territoriale di coordinamento”, nonché alla “tutela e valorizzazione dell’ambiente” (art. 1, c. 85), ereditata dalla Provincia così come riformata dalla medesima legge”.

05de agostini25FBLa sua costituzione coinvolge dunque numerosi attori chiamati non solo a definire il quadro istituzionale, di cui altri hanno fornito spunti, nello spirito multidisciplinare all’interno del quale il gruppo Petöfi è nato, ma anche a identificare i problemi e a determinare procedure di gestione dei medesimi. Tra questi, sicuramente il tema delle conoscenze necessarie alla pianificazione territoriale secondo queste nuove premesse.

Milano che Cambia” è una sezione del sito dell’Ordine degli Architetti della provincia di Milano dedicata alla costruzione di un Atlante delle trasformazioni urbane consultabile in rete da tutti. Nasce da una domanda banale che ci siamo posti quattro o cinque anni fa, nel pieno della discussione attorno al nuovo Piano di Governo del Territorio di Milano. L’allora assessore all’urbanistica vantava con un certo orgoglio un grande numero di gru e relativi cantieri presenti in città, come sintomo di un momento di trasformazione straordinaria, in Europa la più cospicua in termini quantitativi del periodo, ma con qualche imbarazzo non era in grado di documentare che cosa realmente stesse succedendo. Sintomo di uno sguardo piuttosto pulviscolare, certo non di sistema, esito di una politica di contrattazione locale che ha sortito risultati molto distanti tra loro, in cui ad un’idea di città – bella o brutta che fosse – è prevalsa la logica di mercato. Un dato che con grande evidenza è possibile leggere nella tabella di comparazione tra quantità e indice di edificazione delle diverse aree analizzate e che fa parte degli strumenti che “Milano che cambia” mette a disposizione di chi la consulta.

Una conoscenza che ci sembra banale affermare necessaria per orientare le buone scelte – sia tecniche sia politiche – rispetto al destino del territorio, nel costruire un’idea di città senza la quale ogni scelta è frutto d’interesse parziale, ovvero negazione della città come luogo dell’abitare collettivo.

Gli esiti del lavoro, per definizione in continuo sviluppo, sono stati condivisi negli ultimi due anni in una sorta di “Osservatorio partecipato delle trasformazioni urbane“, di cui sono stati parte integrante PIM, ANCE, e auspichiamo presto lo siano il Politecnico così come la stessa istituzione nascente della Città Metropolitana.

Il Centro Studi PIM e l’Ordine degli Architetti della provincia di Milano hanno realizzato, a partire dalla documentazione di ‘Milano che cambia’, del SIT progetti di PIM e del Geoportale della Regione Lombardia, una Mappa che rappresenta alla soglia di marzo 2012 le aree oggetto di trasformazione di Milano e dei Comuni della sua Provincia e della provincia di Monza e Brianza. Con riferimento ai 189 Comuni, sono stati censiti 3.400 interventi di cui più del 70% di previsione o in corso di realizzazione, per un totale di oltre 70 milioni di mq di Superficie Territoriale. Dalle analisi compiute emerge che di queste aree circa il 50% è prevista a destinazione residenziale; a sua volta, quasi l’80% è accessibile solo su gomma, e per il 53% si tratta di interventi su suolo non urbanizzato. Dati che naturalmente sono stati solo un primo grado di approssimazione alla realtà, rispetto alla quale si è avviato un processo tentativo di messa a punto sia del data base di riferimento, sia delle fonti più aggiornate per il rilievo del dato.

Nella successiva fase di lavoro, che ha visto il coinvolgimento anche della sezione e-Mapping di Assimpredil Ance, si è compiuta un’azione di approfondimento sui 23 Comuni di prima cintura di Milano. L’esito del lavoro, riferito alla soglia temporale di luglio 2013, è costituito da una mappa, consultabile in rete, attraverso cui è possibile interrogare le diverse aree regestate, visualizzate secondo diversi colori che rimandano allo stato di avanzamento di previsione di Piano, i cui dati sono a loro volta sintetizzati in una scheda di approfondimento che si apre cliccando sull’area stessa. Sono così state censite circa 400 aree di intervento, per un totale di circa 25,5 milioni di mq di superficie territoriale di cui circa 19 milioni soggetti a programmazione, il 50% su suolo libero.

La distribuzione degli interventi programmati secondo la loro dimensione colloca nei quadranti nord i più estensivi, che porterebbero dal 54% al 58% la superficie urbanizzata dei 23 comuni, con un picco al 79% nel nord est. Abbiamo infine formulato qualche ipotesi riguardo alle funzioni prevalenti insediabili in relazione al contesto, aprendo un nuovo corso di analisi qualitativa che necessita naturalmente di ulteriori affinamenti.

Senza entrare troppo nel merito degli esiti, qui pubblicati a complemento della mappa segnalata, cui si rimanda, e di cui si ribadisce il carattere tentativo del risultato, ciò che mi sembra di qualche interesse sottolineare in questo contesto – pur consapevoli che questo lavoro rappresenti solo un primo passo di avvicinamento alla conoscenza reale del quadro – è quanto è ancora potenzialmente in gioco a scala metropolitana. A questo riguardo appare cruciale, in ragione della sua rilevanza nello scacchiere metropolitano, includere quanto prima in questa ‘mappa partecipata delle trasformazioni’ i dati del Comune di Milano, cui vorremmo dedicare la nostra prossima tappa di lavoro perché abbia una qualche utilità nella prospettiva di Città Metropolitana.

Insomma, nelle mille difficoltà della costituente Città Metropolitana è possibile scorgere una grande opportunità, intrinsecamente legata io credo alle ragioni del suo concepimento, a dotarsi di strumenti aggiornabili ‘dal basso’, coinvolgendo in un processo partecipato di pianificazione i diversi Comuni componenti la Città Metropolitana, che a loro volta ne restituiscano l’identità, necessaria a guidare le scelte delle trasformazioni altrimenti generate a livello locale, magari, come spesso avvenuto, in competizione tra amministrazioni limitrofe.

Una sorta di fotografia, in continuo aggiornamento, dello stato d’uso del suo territorio, a inverare le politiche di rigenerazione urbana, di controllo del consumo di suolo, di coordinamento delle politiche infrastrutturali di cui si diceva all’inizio Città Metropolitana dovrà rilanciare.

Il vantaggio dei tempi lunghi che caratterizza l’industria delle costruzioni, in coincidenza con una fase di grande decompressione del mercato come quella attuale, costituisce per la Città Metropolitana una buona occasione. Dunque, al di là delle questioni di gestione e di rappresentanza, cruciali nella definizione del nuovo governo, è necessario parallelamente immaginare e avviare sin da subito tutte quelle pratiche che consentano alla politica, quando finalmente avrà trovato il suo nuovo assetto, di formulare una idea di città che non sia demagogicamente intitolata a desideri astratti quanto alla conoscenza dello stato del territorio e alla ottimizzazione delle sue risorse, secondo traiettorie – alcune con puntualità Giancarlo Consonni le ha già preconizzate – alle quali la costituente città metropolitana potrà corrispondere con cognizione.

 

Francesco de Agostini

Gruppo Petöfi, “Dialoghi sulla città metropolitana”/7

 

** Gruppo Petöfi – Dialoghi sulla Città Metropolitana**

Gruppo Petöfi  PER “NUTRIRE LA CITTÀ METROPOLITANA”. LETTERA APERTA ALLE FORZE POLITICHE DI MILANO 14/05/2014

Arturo Calaminici  RENDERE MILANO PIÙ BELLA. NON È FACILE, MA PROVIAMOCI 21/05/2014

Giancarlo Consonni  CITTÀ METROPOLITANA. IDEE FORTI E QUESTIONI ISTITUZIONALI  28/05/2014

Francesco Borella CITTÀ METROPOLITANA: VERDE, PGT E I PICCOLI PASSI  04/06/2014

Giovanni Dapri LA CITTÀ METROPOLITANA UNA “AGENDA” FORSE MA DIBATTITO ZERO 11/06/2014

Franco Sacchi CITTÀ METROPOLITANA:I COMPITI A CASA DELL’URBANISTICA 18/06/2014

Pierluigi Marchesini Viola VERDE DI CINTURA: PROGETTARE NON SOLO PROTEGGERE 25/06/2014

 

** Città Metropolitana**

Valentino Ballabio Ugo Targetti  CAMBIARE VERSO AI POTERI LOCALI: IN QUALE DIREZIONE?  18/12/2013

Valentino Ballabio Ugo Targetti  CAMBIARE VERSO AI POTERI LOCALI? SVUOTARE LE PROVINCE? 08/01/2014

Ugo Targetti IL MODELLO LEGGERO DI CITTÀ METROPOLITANA. PUÒ FUNZIONARE? 05/03/2014

Ugo Targetti  UN PIANO STRATEGICO PER LA CITTÀ METROPOLITANA 12/03/2014

Ugo Targetti CITTÀ METROPOLITANA: DUE OBIETTIVI DA NON MANCARE  26/03/2014

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema





18 aprile 2023

MILANO: DA MODELLO A BOLLA?

Valentino Ballabio






21 marzo 2023

CACICCHI EX LEGE

Valentino Ballabio






5 aprile 2022

IL RILANCIO DELLA CITTÀ METROPOLITANA

Fiorello Cortiana


Ultimi commenti