2 luglio 2014

musica – GRAN FINALE


 

GRAN FINALE

Domenica 29 giugno giorno di San Pietro e Paolo, come preannunciato, si è celebrato il 150° anniversario del primo concerto della Società del Quartetto di Milano (29 giugno 1864). Un evento unico e un po’ sorprendente. La giornata di musica è incominciata alle 11 del mattino e finita alle 11 della sera, con il pubblico che cambiava fra un programma e l’altro, spostandosi dalla sala Verdi del Conservatorio all’attigua Basilica di Santa Maria della Passione e viceversa. Musica non per ogni gusto ma per gusti molto diversi, tutti però gusti sottili.

musica25FBLa giornata è iniziata con un programma leggero ma gustoso, con l’orchestra di fiati della Valtellina che ha eseguito “musiche festose di fine ottocento” in parte molto note (una Fantasia per tromba e una Marcia di Ponchielli, una Marcia di Puccini, una Fanfara di Rossini) e altre meno note (Petrali, Boccalari, Delle Cese, De Nardis) in ricordo dell’atmosfera che dominava i primi decenni di vita del Quartetto; un intervallo per la colazione ed eccoci subito dopo nella Basilica ad ascoltare uno strepitoso concerto per due organi (l’originale del ‘600 e quello recentemente inaugurato dal Mascioni, alle tastiere Maurizio Salerno e Antonio Frigè) con musiche di Bach, Corelli ed Händel.

Si rientra al Conservatorio per ascoltare i sempiterni Carmina Burana di Carl Orff eseguiti dalla FuturOrchestra e dal Coro SONG della Lombardia, i fantastici organici dei giovanissimi emuli italiani del famoso Sistema venezuelano di Abreu; questi 250 ragazzi (dalle voci bianche delle elementari agli adolescenti impegnati negli strumenti più delicati) cominciano a farsi conoscere e apprezzare un po’ ovunque, diretti dal bravo Alessandro Cadario, solisti Ivanna Speranza, Gianluca Pasolini e Sergio Vitale. Un pienone di persone e di entusiasmo, di amici e parenti. Una vera “festa”.

Ed eccoci arrivare al clou della giornata, quando entrano in scena Andrea Lucchesini, il Trio di Parma e il Quartetto di Cremona con due programmi – che sarebbe meglio chiamare una maratona: uno dalle 16.30 alle 19.30, l’altro dalle 20.30 alle 23! – di musiche prese dai programmi di sala di centocinquant’anni fa: un bel Trio di Martucci, il famosissimo Trio detto dell’Arciduca, di Beethoven e, sempre di Beethoven, il Quarto Concerto per pianoforte e orchestra in una curiosissima versione d’epoca per pochi strumenti. Tra l’uno e l’altro tre Klavierstücke per pianoforte di Brahms e due pezzi contemporanei: il magnifico “Alone” per violoncello solo di Giovanni Sollima (eseguito al mattino da Giovanni Scaglione del Quartetto di Cremona e alla sera da Enrico Bronzi del Trio di Parma, uno più bravo dell’altro per un pezzo difficilissimo e toccante), accolto con grande entusiasmo dal pubblico, e un quartetto per archi “Monos” di Omar Dodaro accolto con un minore entusiasmo, entrambi scritti per impulso della Società ospitante. Molto singolare infine – anche se dimostra quanta poca dimestichezza avessero i compositori italiani con la musica da camera, perfino dopo essersi recati a Lipsia a studiare con Mendelssohn – un altro quartetto per archi, di tal Antonio Bazzini, che fu commissionato dalla medesima Società del Quartetto per una delle prime serate della prima stagione del 1864.

Ho voluto raccontare per intero il programma per dare merito alla festeggiata non solo del grande rispetto della propria storia e per aver tenuto fede alle ragioni della propria esistenza, ma anche per apprezzare il fatto di essersi astenuta dalla ricerca di un successo fin troppo facile pur disponendo, per questa storica giornata, di grandissimi interpreti. Avrebbe potuto creare molto più clamore con un programma più “accattivante”. Invece ha premiato la fedeltà alle proprie radici.

Scelte coraggiose e prima di ogni altra le “porte aperte”; offrire alla città un regalo di tale portata non è da tutti, occorre molta fantasia e ancor più coraggio. Si è rischiato di avere la folla ma anche – avendo scelto una domenica estiva per rispettare la storica data – di trovarsi con la sala vuota. È andata bene; non era né vuota né gremita, con un pubblico molto attento e interessato fino all’ultima nota che affrontava un programma complesso e non tutto facile, che univa celebrità ed esordienti, musica nota e ignota, generi tanto diversi da far storcere il naso a qualche appassionato di un altro genere, una maratona sfibrante per un pubblico che mediamente, purtroppo, non è tanto giovane.

Bene, adesso le classiche stagioni milanesi sono finite, si ricomincerà con MITO fra due mesi. Intanto possiamo goderci i programmi estivi della Verdi e il “Festival Internazionale di Musica Antica” (www.lacappellamusicale.com) che dal 15 luglio al 28 agosto ci offrirà la frescura delle più belle chiese della città assolata.

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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