25 giugno 2014

la posta dei lettori_25.06.2014


Scrive Giuseppe Ucciero al direttore – Caro direttore, mi hai fatto l’onore di pubblicare il mio contributo come pezzo di spalla al suo editoriale, ma il torto di collocarmi tra i malpancisti, e qui non mi ci ritrovo proprio. Una critica politica per quanto dura, e diciamo pure radicale, non è necessariamente sintomo di quella particolare condizione minoritaria che consiste nell’arrovellarsi in solitaria come cani rancorosi, forti solo di un ri-sentimento ma poveri di una prospettiva. Sennò dovremmo qualificare come malpancisti quanti, e tu stesso direttore, criticano quotidianamente, e sempre in minoranza, tante cose che non vanno, a partire da EXPO.

Tu per primo diresti qui non è questione di maldipancia ma di una visione etico politica inconciliabile, altro che succhi gastrici in libertà. E d’altra parte, neppure hai apostrofato come “il corifeo” chi ha pubblicato pezzi di una naivérie tanto plaudenti a Renzi da sopravanzare qualsiasi tasso glicemico accettabile. Allora dimentichiamo i mal di pancia e parliamo invece semplicemente di una legittima dialettica politica, di una visione differente della politica, specialmente della politica che dovrebbe caratterizzare la sinistra. Una visione minoritaria certo, ma i numeri vanno e vengono e ciò che conta alla fine saranno i risultati a farci dire se una forza politica di sinistra abbia operato bene oppure no, se cioè abbia prodotto più eguaglianza o no. Grazie e buon lavoro.

 

Scrive Guia Biscàro a proposito di ciclisti a Milano – Scrive Ilaria Li Vigni: “Infine, non dimentichiamo che, da oltre un anno, grazie a una felice sperimentazione dell’ATM, le biciclette possono essere portate sui mezzi pubblici, a determinati orari (non quelli di punta) nei giorni feriali e durante tutto il servizio nei giorni festivi”. È utile precisare che non è corretto che le “biciclette possono essere portate sui mezzi pubblici”: le biciclette possono essere trasportate sulla MM (modalità e orari sul sito ATM), non su autobus e, in via sperimentale, solo sulle linee tramviarie 7 e 31. La novità della giunta Pisapia è l’ampliamento dell’orario per il trasporto sulle vetture della metropolitana e la gratuità del trasporto.

“Francamente, a oggi, non si vedono molte biciclette sui mezzi pubblici milanesi”: è normale che non si vedano troppe bici sui mezzi: chi va in bici … usa la bici! Le dimensioni di Milano non sono certo quelle di Berlino, quindi è raro dover ricorrere al trasporto delle bici con i mezzi però è utile sapere che è possibile poterle trasportare in mm in fasce orarie più ampie perché le emergenze sono sempre possibili (una foratura, un temporale improvviso, …)

 

Scrive Sergio Murelli a proposito di ciclisti a Milano – Gentilissima signora Li Vigni, penso che lei girerà ogni tanto per Milano con l’auto: un tal caso avrà dovuto fare molta attenzione ai ciclisti che si ritrova dalle direzioni più improbabili (come la famosa palla dei ragazzini che un tempo giocavano in strada). Ecco la sciura con tacco 12 e cesto avanti e dietro (ma senza specchietto retrovisore) che non si cura di semafori, stop e altre “righe per terra” e procede imperterrita in piacevole conversazione telefonica; ecco il fanatico superbiker che ti passa a destra e te lo ritrovi sempre tra i piedi; ecco il bancario con la bici ATM che cerca disperatamente di non finire con le ruote tra i binari del tram (ma quanti ce ne sono!? di binari) .

Lei giustamente denuncia l’idiozia di fare piste ciclabili che finiscono nel nulla e, più in generale, di una Milano fatta apposta per rendere ridicolo e pericoloso l’uso della bici , per cui chi lo fa o è snob oppure temerario (non credo, se non marginalmente, che chi va in bici lo faccia per risparmiare per ristrettezze economiche). Comunque sia, non essendo io un autodipendente (viaggio in scooter), ben venga una programmazione seria delle piste ciclabili a cominciare dalla educazione stradale di tutti gli utenti della strada. Ma temo che il suo invito a “tutelare con attenzione le esigenze degli utenti a due ruote per incentivare questo spostamento ecologico e comodo nelle grandi città” lascerà il tempo che trova. Spero di sbagliarmi.

 

Scrive Elisabetta Carmignani a proposito di ciclisti a Milano – Innanzi tutto alcune riflessioni ad alta voce. Promuovere l’uso della bicicletta: ma quale? Quella a pagamento poiché per quelle private mancano i punti di parcheggio, impiego più tempo a trovare un palo per legare la Mia bici che a trovare un parcheggio per l’auto (dall’obbrobrio di Piazza Castello fino a Cordusio per esempio (tutta Via Dante è priva di punti di appoggio , intorno al Duomo, la Stazione Centrale, etc etc).

Ho già bucato tre volte per via delle pessime condizioni della pavimentazione soprattutto in pieno centro: Via Meravigli, Foro Bonaparte, Piazza della Scala, Via Torino, Via Col di Lana, etc etc.Totale assenza delle minime condizioni di sicurezza : per esempio oltre a ricordare la demenziale pedonalizzazione intorno al Castello (e chiedo dove sia ciclabile nelle condizioni d’uso stabilite con bancarelle e mercatini vari) perché non porre anche cartelli che ricordino che sulla strada circolano le biciclette?

Questa giunta non è a portata di cittadino e su questo siamo rassegnati, ma con tutti gli addetti che manteniamo e i soldi nostri che arbitrariamente vengono spesi in ciò che non ci serve ,se non addirittura che non vogliamo, limitare infortuni, incidenti e danni è un’aspettativa più legittima.

 

Scrive Arnaldo Trinchero a proposito di su città metropolitana – Ho letto il pezzo di Valentino Ballabio e mi sembra un po’ di sentire quanto per anni ho ascoltato da diverse parti e letto in innumerevoli dotti (?) pareri di stile fancazzistico. Le province erano previste come provvisorie in attesa delle Regioni. Probabilmente se allora fossero state abolite avrebbero potuto fornire personale e fondi necessari alle Regioni. Oggi abbiamo sotto gli occhi il “letame” delle province, ma manche purtroppo delle regioni. È indubbio però che, soprattutto pensando alla globalizzazione e all’istantaneità delle informazioni telematiche (sarà per questo che ci sogniamo la banda larga) un comune di 5000 abitanti non abbia senso e sulla dimensione delle Regioni forse quel fascistone di Miglio faceva bene a proporre delle macroregioni. In realtà nessuno vuole rendersi conto che tutto è cambiato e i vecchi punti di riferimento non sono più applicabili. Ma non è che ci mancano teste adeguate a pensare alla riorganizzazione del nostro staterello in chiave di vera unione europea?

 



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