18 giugno 2014

SINDACO, GIUNTA, CONSIGLIO, CITTÀ SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI


La terapia Expo per il momento non fa bene alla città: speriamo in futuro. Ormai tutto è Expo e anche il gallo la mattina quando fa chicchirichì pensa di dedicarlo a Expo. Dunque un gran daffare ma anche un clima di frizioni. Tra tutte le più preoccupanti riguardano i rapporti tra sindaco, Giunta e Consiglio. L’ultimo casus belli è la richiesta di discutere in aula la vicenda Maltauro. Ma ci sono anche altre piccole e grandi cose. Lunedì Giuliano Pisapia ha incontrato Lorenzo Guerini, attuale vicesegretario renziano del Pd e, oltre a riaffrontare le questioni del rapporto tra Governo ed Expo, si è anche parlato dei rapporti tra il sindaco e il Pd e la prospettiva di una nuova alleanza per terminare il mandato.

01editoriale23FBQualcosa di più, forse anche del futuro candidato per Palazzo Marino, candidato i cui destini tutti stanno associando al successo di Expo, il che è un errore. Lo scenario politico che si sta nel frattempo delineando vede la probabile emarginazione del “civismo” e dei suoi rappresentanti, ritenuti quantomeno poco utili da un Pd al 40%. Eppure il “civismo” fece vincere Giuliano Pisapia. Se si fosse voluto rasserenare il clima si è andati in senso contrario. Difficile, anche per questo, diventa la posizione dell’assessore Franco D’Alfonso, vicino ai civici e certo non affine al Pd, dal quale prende le distanze e che, tra l’altro, bacchetta il Consiglio comunale, maggioranza compresa, ritenendolo inadeguato.

Il consigliere di maggioranza Monguzzi (Pd) le canta chiare, non vuole fare il notaio così come Basilio Rizzo, presidente del Consiglio, contesta scelte recenti della Giunta e quasi tutti i consiglieri della maggioranza hanno da dire sui loro rapporti con il sindaco e la Giunta. Tutto ruota in particolare sulle delibere che riguardano direttamente o indirettamente Expo, come la pedonalizzazione di Piazza Castello e il suo uso da fiera di paese ma anche su alcune operazioni di immagine pensate per Expo e sull’interrogativo di fondo su che cosa sia o debba essere Expo.

Se, come dice l’uomo dei tavoli tematici della Camera di commercio, Giacomo Biraghi, nell’intervista di settimana scorsa – “Il BIE considera Expo un parco tematico destinato alle famiglie e ai bambini” – tutto, a posteriori, si spiegherebbe ma è difficile cambiare orizzonte dopo quel molto di diverso che si è detto. Qui però a fibrillare è anche la cittadinanza e le critiche piovono quotidianamente allargando il tema anche agli aspetti edilizi e le relative ultime scelte. Stiamo parlando del “bello”, del bello in città e di chi decide, di chi ha deciso, pensando ora anche alla nuova piazza al Portello.

Abbiamo voluto interpellare Philippe Daverio che, nell’intervista qui accanto, esprime con la consueta franchezza il suo pensiero ma guarda soprattutto al passato, anche recentissimo: io m’interrogo di più sul futuro così come m’interrogo sul futuro della politica milanese e le sue ultime turbolenze. Per l’immediato potrebbe bastare un po’ più di fair play istituzionale ma credo che si debba rimettere mano sia alla legge Bassanini con l’elezione diretta del sindaco, la nomina da parte sua degli assessori (che non hanno bisogno della legittimazione popolare come i consiglieri), e lo squilibrio di poteri tra sindaco, Giunta e Consiglio, sia al regolamento del Comune. Il sindaco l’altro ieri ha redarguito tutti come fossero una scolaresca indisciplinata ma c’è una differenza: a dar loro i voti non sarà lui ma l’elettorato milanese e scommettere che a quel momento, tra due anni, il Pd sarà riuscito a consolidare la sua posizione di “autosufficienza” rischia di essere un azzardo. Forse qualcosa va cambiata da adesso.

 

Luca Beltrami Gadola



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