18 giugno 2014

CITTÀ METROPOLITANA: IL NODO POLITICO


Tutti sul carro della Città Metropolitana! Dopo vent’anni di pragmatico scetticismo, compiaciute ironie e sistematico isolamento dei pochissimi sostenitori controcorrente, ora il verso (il vento) è cambiato. Entusiasmo e ottimismo al riguardo abbondano a destra e sopratutto a manca. L’approvazione della legge Delrio ha sdoganato l’ostico e contraddittorio termine e il successo elettorale di Renzi, che con un’accorta mossa di judo ha utilizzato la spinta di Grillo e insieme ne ha sfruttato gli errori, ha sancito l’improvvisa fortuna. Per quanto si tratti di un effetto collaterale della disgraziata sorte delle province, abolite all’unanimità e a furor di popolo a breve distanza dalla loro altrettanto unanime e sconsiderata proliferazione.

02ballabio23FBIn realtà le province non sono state abolite. Semplicemente la classe politica si è vergognata di ripresentarle all’elettorato, dopo i ripetuti strepiti abrogazionisti, al di fuori di una seria verifica d’insieme della funzionalità e della rappresentatività dell’ordinamento, rinviata alla mitica “riforma” costituzionale. Quindi rimangono tal quali, ancorché svuotate delle poche e settoriali competenze, ridotte a enti “di secondo livello” nelle mani dei burocrati sul piano operativo e dei sindaci sul piano delle nomine negli enti (a questo punto) di “terzo livello”. Il tutto sotto copertura di buoni propositi di “vasta area”, ma sempre con la riserva che ognuno risponde al proprio elettorato comunale, nel nome del “sacro egoismo” locale posto che le province non saranno più elettive ma i comuni sì.

E poco o nulla cambia per quelle nove province che l’hanno spuntata nella gara al cambio di nome per poter fregiarsi del titolo onorifico di Città Metropolitana, tranne il sacrificio di qualche milione di fogli A4 mandati al macero per cambio intestazione, più i biglietti da visita dei nuovi Sindaci metropolitani! Però sotto questo profilo nessun imbarazzo per la nostra grande Milano, certamente la realtà oggettivamente più valida (esclusa Roma Capitale, destinataria di apposita legge) del tutto degna di fare da battistrada su questo inesplorato terreno, nuovo in Italia per quanto già ampiamente sperimentato e consolidato nel resto d’Europa. Ma qui cominciano, al di là degli annunci e dei proclami, le difficoltà le obiezioni e le riserve di un mondo politico neofita in una materia sino a ora schivata e sottovalutata.

Infatti proprio a Milano e dintorni si riscontra purtroppo un inevitabile deficit di know how sul tema – derivante da una ventennale propensione al rinvio ed all’oblio – ora messo in evidenza da una pur pessima legge che tuttavia ha il merito di “svegliare il can che dorme”, di svelare le contraddizioni che sopratutto in materia di nullo o cattivo governo del territorio della mobilità e dell’ambiente hanno pesantemente contribuito alla crisi presente con i noti gravi risvolti economici occupazionali e sociali. Naturalmente la crisi ha estensione e particolarità assai vaste e articolate, ma se non si comincia a contrastarla a partire dall’area metropolitana più grande e importante del Paese (tutta, non solo l’asfittica e residuale ex-provincia!) da dove si comincia?

Si dice che comunque la nomina d’ufficio del Sindaco di Milano a Sindaco Metropolitano dovrebbe consentirgli di “allargare l’orizzonte” (ben oltre l’Area C !) e che la legge ammette uno spiraglio, tramite l’elaborazione dello Statuto, per rendere elettivi i futuri organi metropolitani. In effetti sarebbe ridicolo mantenere elettive e retribuite le Circoscrizioni cittadine, con le attuali competenze virtuali e marginali, e invece non eletti e non retribuiti gli organi metropolitani responsabili, sulla carta, di funzioni strategiche politicamente rilevanti. Ma allora, se le prime diventano autentiche Municipalità, che destino sarebbe riservato al Palazzo Marino? Una splendida sede museale analoga all’adiacente ex Banca Commerciale? Nel qual caso, venuto meno il verticismo milano-centrico che senso ancora avrebbe la fuga della Monza-Brianza che ha spezzato in due il sistema territoriale metropolitano? Oppure si istituiranno di nuovo tre livelli di governo, al di sotto della Regione, a differenza delle altre province quasi ridotte ad “aziende” tipo ASL?

Questo è il nodo, tutto politico, che non può essere sciolto da pur emeriti cattedratici e pur collaudati centri studi in luogo di chi detiene la responsabilità della discussione e della scelta politica. Riguardo la quale invece la nuova retorica metropolitanista semplicemente sfugge, tutta presa nel gioco di sfruttare il brand per auto-promuoversi in gruppi improvvisati e iniziative estemporanee. In questo contesto è inoltre severamente vietato criticare la legge che ormai “c’è”: pertanto inutile “fare politica, qui si deve lavorare” ovvero organizzare intanto liste e candidati per la mini-consultazione elettorale, interna ai già eletti, per ripartirsi posti (posticci) per l’elaborazione (balneare) dell’improbabile (visti i programmini pre-elettorali) “statuto costitutivo”!

 

Valentino Ballabio



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