18 giugno 2014
FRANCO FORTE
GENGIS KHAN
Mondadori, 2014
pp. 670, euro 12,00
Di lui sapevamo che era un giornalista professionista, uno scrittore, uno sceneggiatore e un consulente editoriale. Ora sarà noto a tutti che Franco Forte è anche un conquistatore. E non mi riferisco solo al mercato dell’editoria, nel quale ha sempre lasciato una Forte impronta, ma alla sua capacità d’impadronirsi dell’intimità dei giganti della Storia, soprattutto quelli le cui gesta sono divenute immortali.
Il suo romanzo – Gengis Khan, il figlio del cielo, pubblicato negli Oscar Grandi Bestseller Mondadori – narra l’epopea di uno dei più grandi condottieri che il passato ricordi. L’artefice di un enorme impero, ancora più vasto di quelli di Roma antica, di Alessandro Magno e Napoleone messi insieme.
Franco Forte riunisce nella sua opera l’amore per la scrittura, per le parole e per la loro fraterna necessità di coesistere, e l’aderenza alla realtà dei fatti. Un dono, il suo, che non è mostrato qui per la prima volta. Nerone, Annibale e adesso Gengis Khan sono stati i personaggi dei suoi romanzi; li ha incontrati, conosciuti e dominati. Così, il Signore del romanzo storico ci propone una narrazione viva e autentica, dove emergono non solo le imprese, ma anche le emozioni personali e la dinamica dei fatti privati. Impavido, come il suo eroe, Franco Forte non si ferma davanti ad alcun ostacolo. Va oltre i fatti, esplora l’anima di Gengis Khan, portando alla luce drammi, gioie, soddisfazioni e tradimenti.
Gengis fin da bambino venne lasciato solo a se stesso, secondo le leggi spietate dei tartari. Se fosse sopravvissuto, significava che il bambino godeva della benedizione degli dei. Le difficoltà avrebbero fatto di lui un guerriero più forte. Divenuto grande, riunì tutte le tribù sotto lo stesso stendardo, come promesso al padre. Poi, iniziò la sua inarrestabile opera di conquista. Samarcanda, Bukhara, la Persia e tutti i territori dall’India al Mar Caspio caddero sotto gli zoccoli e le spade ricurve del suo potente esercito.
Ora, quanto Gengis fosse feroce, intelligente e astuto, lo deciderà il lettore; ma una cosa è stata senz’altro detta dalla Storia: l’imperatore mongolo fu l’unico uomo capace di tenere unito un regno così grande. E Franco Forte ci conduce, al suo seguito, nelle steppe del continente asiatico, nelle tende dei mongoli, non con un meticoloso saggio di storiografia, ma attraverso un avvincente romanzo.
Cristina Bellon
questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero