20 luglio 2009

I PERICOLI MILANESI DEL PIANO CASA DI FORMIGONI


E’ in discussione in questi giorni in Consiglio Regionale la delibera che applicherà in Lombardia il Piano Casa di Berlusconi per il rilancio dell’edilizia in Italia.

Le regioni si stanno muovendo in ordine sparso, alcune più attente all’impatto ambientale come l’Alto Adige, altre meno come la Lombardia. Per aumentare il fatturato delle imprese edilizie, colpite dalla recessione economica, il governo è disposto a tutto, anche a peggiorare la vivibilità delle città e l’ambiente architettonico.

L’edilizia è tra l’altro uno dei settori economici a più basso contenuto tecnologico e in cui il 50% del fatturato va alla rendita fondiaria, cioè ai proprietari dei terreni, e non allo sviluppo economico.

Sembra che l’unica industria in cui l’Italia primeggia è quella delle costruzioni, del cemento e del movimento terra, settori peraltro in cui la criminalità organizzata è ben presente. Altri settori più avanzati non vengono adeguatamente incentivati e la fuga dei cervelli all’estero ne è la conseguenza. Le associazioni ambientaliste come Italia Nostra e il Fai hanno già sollevato allarmi sulla tenuta del territorio e sull’immagine del paesaggio, una ricchezza italiana dato il numero dei turisti esteri che ci visitano e che noi stiamo da anni sperperando.

Ma quali sono i rischi concreti per Milano ?

Da una parte lo scempio provocato dal recupero dei sottotetti si moltiplicherà perché si potranno realizzare veri sopralzi senza neanche il limite dell’altezza media dell’ultimo piano. Le villette isolate e a schiera che caratterizzano molti quartieri di Milano, da quello dei giornalisti a via Lincoln, da Città Studi a via Benedetto Marcello, da Piazza Novelli a viale Restelli, potranno essere ampliate del 20% con un massimo di 100 mq per ogni unità immobiliare preesistente. E’ escluso il centro storico, ma nel centro storico di Milano, che arriva alla circonvallazione delle mura spagnole, non si sono edifici di questo tipo.

Una villetta di 500 mq si potrà ampliare di 100 mq, se di tre piani significa un piano in più sul 60% della superficie. Il limite di altezza di 10 metri fissato dal piano regolatore in queste zone potrà essere superato di 4 metri. L’insieme di queste nuove regole porterà a violare l’uniformità delle altezze di questi quartieri e la loro immagine architettonica, molto peggio dell’attuale recupero dei sottotetti che non consentiva di alzare il colmo del tetto. L’alternativa ad andare in altezza saranno chiusure di terrazze e ampliamenti sui giardini interni, con diminuzione del verde tra le case in quanto la percentuale costruita del terreno potrà passare dall’attuale 50% al 75%. Se poi vengono piantati alberi intorno alla casa sul 25% del terreno, le case potranno essere ampliate del 35%, e quindi una villetta di 500 mq potrà essere alzata di un intero piano. Chi controllerà se poi gli alberi verranno veramente piantati o se saranno solo cespugli, visto il poco terreno a disposizione e la vicinanza della facciata ?

Per le altre tipologie di edifici si potranno demolire e ricostruire interi palazzi con un aumento del 30% della volumetria anche all’interno dei centri storici purché si ottenga una diminuzione dell’energia necessaria per il riscaldamento del 30%, diminuito al solo 10% da un emendamento proposto dal centro-destra in commissione regionale. Un palazzo di 10 piani potrà essere alzato di ben 3 piani, uno di 7 piani di 2 piani. L’impatto sugli abitanti degli edifici vicini sarà notevole.

Un discorso a parte riguarda gli edifici non residenziali, di cui sono pieni i cortili di Milano.

Attualmente si assiste alla loro demolizione e sostituzione con edifici residenziali molto più alti che oscurano i piani bassi delle case intorno, in quanto basta mantenere la volumetria che è tanta.

Chi si affacciava sulla copertura di una garage o di una struttura artigianale alta un piano si trova con dei dirimpettai che gli guardano in casa da una breve distanza. Con la nuova legge regionale si potranno ampliare del 30%, quindi avranno il 30% dei piani in più e toglieranno vista e luce anche agli appartamenti intorno dei piani alti.

A fronte di questi regali di volumetria avremo almeno degli edifici che consumano meno energia per il riscaldamento invernale ed il raffrescamento estivo, in modo da limitare l’effetto serra ?

Sembra proprio di no, visto che è sufficiente una diminuzione del fabbisogno energetico del 10% rispetto alla situazione attuale, senza l’obbligo di raggiungere specifici valori di classificazione energetica per tutto l’edificio. Come dire che, se l’edificio è mal isolato termicamente, basterà isolare bene la parte aggiunta e lasciare com’è tutto il resto. In Provincia di Bolzano, che è all’avanguardia nell’isolamento termico degli edifici, gli ampliamenti saranno legati all’ottenimento di un certificato energetico di categoria Casa Clima A, B o oro a partire da un edificio residenziale che è già in categoria C.

Cosa possono fare i milanesi ?

Fare pressione affinché il Comune escluda ampie zone dall’applicazione del Piano Casa, con una delibera che dovrà essere approvata entro il 15 settembre. Con le ferie in mezzo i tempi saranno strettissimi. Almeno le zone a vincolo ambientale e quelle delle villette a vincolo tipologico RX dovranno essere escluse, come pure le zone artigianali racchiuse da edifici residenziali e le zone B2 in cui sono stati definiti da poco gli edifici di pregio e i loro allineamenti.

 

Michele Sacerdoti


 



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