20 luglio 2009

PD: LE CORRENTI A MILANO? IL SOLITO RISOTTO ALLA MILANESE: SCOTTO


Uno dei passaggi più suggestivi dell’intervento di D’Alema al palazzo delle Stelline di Corso Magenta la scorsa primavera è stato quello relativo alle correnti. D’Alema ha sottolineato con ghigno beffardo che effettivamente nel PD ci sono le correnti, altro che partito liquido. Se oggi andiamo a chiedere ai dirigenti o agli attivisti delle singole correnti del PD milanese quali differenze politiche li caratterizzano rispetto a un pari grado di una corrente diversa o avversa, temo proprio che li mettiamo in grosso imbarazzo. Di fatto non ce ne sono. Il partito sta campando solo ed esclusivamente di momenti elettorali con conseguenti ricadute organizzative e nessuno fa politica, e ciascuno degli iscritti ha avuto modo di “trafficare” con queste famose correnti milanesi, spesso senza venirne a capo.

 

In grande sintesi in vista del congresso compaiono tre raggruppamenti metropolitani la cui declinazione geografica in provincia è alquanto problematica.

 

Bersani è appoggiato da Martina (segretario regionale pluri sconfitto, divenuto oramai una statua di sale pietrificato), Penati (Ex presidente della Provincia di Milano che dopo aver ben governato la provincia si ritrova a dover rimuginare per un pugno di voti); dall’onorevole Pollastrini personalità eminente ma troppo legata al passato. Partecipa alla cordata il fresco di riconferma eurodeputato Panzeri che purtroppo non ha inciso sul quadro politico milanese con un contributo di idee, oltre che il segretario della camera del lavoro Rosati.

L’area lettiana è multiforme, pluricentrica e non riesce a catalizzare le sue energie su di una personalità degna di nota o non vuole averla, per non turbare gli equilibri di Roma Ladrona. Tanti volenterosi, spesso provenienti dai pascoli delle provincie meridionali, destinati ahimè a una vita da mediano come dice Ligabue. I bindiani che giocano la partita con uno schema poco efficace in attesa che le personalità emergenti possano maturare a medio termine, con Ferrarese che è per il momento in panchina.

 

Franceschini è sostenuto in città da Franco Mirabelli che memore delle passate esperienze (PCI – DS) riesce a “giocare” e bene su un terreno fangoso e viscido; dalla senatrice Adamo che ha coronato la sua onesta carriera politica con un seggio al senato romano. Seguono L’onorevole Fiano dalla talentuosa intelligenza inespressa politicamente, di cui si attendono fruttuosi esiti. Partecipano al gruppo l’eurodeputato Patrizia Toia che è sulla breccia da parecchio tempo, forse troppo, ma sempre vincente. L’onorevole Quartiani di scuola “via Volturno”, il quale, che piaccia o meno, ha il suo ruolo da regista. Partecipano inoltre il Prof. Draghi, un signore dallo stile antico ma eterno perdente, e infine il segretario provinciale Casati, e il pensiero va a una relazione tenuta nel 2008 dal compagno Cervetti in Valmasino.Il sentimento prevalente è la malinconia, mi ricordo quando da piccolo, c’era il PCI.

 

Marino, il chirurgo, immediatamente segnalatosi per un exploit da terapia intensiva, ha catalizzato quelli che io chiamo i partecipativi alla de Coubertain, tipo Maiorino, che in campagna elettorale per le provinciali ha fatto la festa Migrantes in via Quaranta e i leghisti si sono fregati le mani. C’è inoltre la figura di Civati definito un riemergente, che spesso viene citato ma che non buca né il web né il teleschermo.

Al di sotto di queste tre armate si muovono in ordine sparso una pletora di portaborse, spesso con look improbabili, che svolgono con profitto la parte negoziale e costituiscono il tessuto connettivo. Tendenzialmente ciascuno gioca pro domo sua. Ci sono infine varie figure, senza fissa dimora, che completano il presepe vivente con ruoli da “terapia occupazionale”.

 

La vera questione che produrre un pensiero nuovo per una città da terzo millennio, capitale economica di una nazione con un capitalismo in evoluzione, non è banale, ma quando senti ragionamenti da anni ’70 fatti da chi è nato dopo il 1980, c’è qualcosa che non funziona. A Milano l’ultimo vero LEADER di sinistra è stato Cossutta, l’ultimo vero sindaco è stato Tognoli e i ” vecchi” che governano non “riescono a essere scalzati” dai giovani, anzi forse sono meglio. Ci sono infine i grandi vecchi che vengono consultati di nascosto ma qui non c’è match.

 

Salvati sostiene che magari nel ricambio ci debba essere anche qualche rudezza, io sarei più favorevole a un patto generazionale ma dove sono i nuovi, quali valori propongono?

BersaniFranceschini sono il nuovo e il Chirurgo è sostenuto in città da chi cerca spazi politici che altrove già sa gli sono preclusi e questo neppure è il nuovo. Tuttavia i primi due sfidanti comunque hanno un portato politico e culturale degno di menzione, sono coadiuvati da personale preparato ed efficiente.

Resta la questione tutt’altro che marginale delle idee perché in tutti e tre i casi ci troviamo di fronte a due magnifici colonnelli e un outsider di livello, ma ci manca il generale.

Tutti i cortocircuiti politici del PD, dalla questione morale, la laicità, il rapporto con il capitale e i poteri forti, il nucleare, l’ecologia, il futuro dei figli, per non parlare dell’autosufficienza elettorale e così via sono sul tappeto.

 

Riccardo Lo Schiavo



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti