11 giugno 2014

LA CITTÀ METROPOLITANA UNA “AGENDA” FORSE MA DIBATTITO ZERO


L’approvazione della recente Legge “Del Rio” sulla costituzione delle Città Metropolitane non ha suscitato rilevanza pubblica, non ha generato tormentati dibattiti, nessuno si è sorpreso. Sono passati 24 anni dalla Legge 142 del 1990 che per prima introduceva la necessità di affrontare la forma e il governo delle grandi conurbazioni urbane per il ruolo che queste svolgono nelle società ed economie mondializzanti. In questi 24 anni non si è sviluppato nelle Istituzioni e nel paese il bisogno di intraprendere una discussione civile sulla formazione delle grandi città dense di popolazione e attività. In altri paesi a economie avanzate il tema della città, della sua regione e del momento stesso in cui la città si fa regione, è stato centrale. Nella seconda metà del secolo scorso il dibattito sulle trasformazioni delle città come luogo privilegiato della concentrazione sociale e delle economie ha posto in rilievo una nuova complessità che ha generato di fatto la crisi delle istituzioni politiche e amministrative organizzate verticalmente, che generavano un governo gerarchico, in cui la città era solo il deposito terminale di politiche di “scala sovra locale”.

04dapri22FBProtagonismo metropolitano – I nuovi assetti dei territori, con il nuovo protagonismo metropolitano, hanno determinato lo sradicamento del pensiero gerarchico e deterministico della visione “scalare” del mondo delle cose. Nel nostro paese il processo di “esplosione della città” verso forme con dimensione metropolitana, sono state lasciate senza governo e politiche. Questo ritardo ha portato con se anche la crisi dell’idea stessa di città, da sempre immaginata come luogo dell’integrazione sociale, spazio della contaminazione culturale e delle innovazioni tecniche e scientifiche, struttura dell’organizzazione del conflitto ogni qual volta si sono verificati processi di trasformazione delle economie. I fenomeni di mondializzazione e di crescita urbana hanno generato una nuova condizione della città e del suo tradizionale ruolo di “liberazione”, l’esplosione dell’urbanizzato ha trasformando i territori in spazi indifferenti e relativamente omologati. La crisi economica strutturale della maggior parte delle economie avanzate ha reso più evidente il limite delle risorse e dei bisogni e conseguentemente, la crisi di senso dei termini crescita e sviluppo.

Nella nostra piccola terra, l'”arancia azzurra rugosetta” – secondo la bella definizione di G. Bateson – due fenomeni cambiano radicalmente le condizioni: per la prima volta nella storia la popolazione che vive nelle città è superiore alle popolazioni che vivono nelle campagne e le nuove metropoli con popolazione milionaria sono per lo più localizzate nei paesi poveri, con rilevanti fenomeni di concentrazione umana in condizioni nuovamente precarie, come lo furono nella prima rivoluzione industriale ma in dimensioni di gran lunga superiori. La nuova metropoli concentra in sé il massimo dell’innovazione e contemporaneamente della povertà e spazialmente definisce “la città dei ricchi e la città dei poveri”.

La “nuova questione urbana” diventa ineludibile – È sempre più evidente il ruolo attivo delle città nella formazione di politiche a azioni, capaci di reagire alla crisi economica e agire come luogo di maggior intensità delle relazioni e in grado di produrre innovativi e sperimentali modelli di sviluppo.

Molti processi di rigenerazione urbana in relazione alla rigenerazione delle economie sono stati innescati in molte città e regioni europee, mentre il nostro paese è tutt’ora immobile, nonostante siano rilevabili intense attività metropolitane che attraversano quotidianamente i nostri territori. Gli abitanti dell’area metropolitana milanese si comportano già ora da abitanti di una città metropolitana, pagandone contemporaneamente la mancanza di Istituzioni, servizi utili all’integrazione territoriale e impianti urbani dotati di qualità civile.

Per sintesi dello scritto mi sento costretto a superare d’un balzo il tema della dimensione della città metropolitana, anche se questo non è un tema neutrale e indifferente alla sostanza dei temi da trattare. Dal punto di vista sostanziale la città metropolitana assume una dimensione in relazione al punto di vista con cui si costituisce lo sguardo. I temi economici hanno una dimensione differente rispetto al tema dei servizi ed anche a quelli dell’ambiente. Mentre dal punto di vista istituzionale la dimensione che viene assunta sembra quella dell’attuale Provincia. La questione dimensionale e la necessaria multiscalarità delle politiche sarà un tema approcciabile solo in relazione ai reali poteri, risorse e competenze che la Città Metropolitana potrà assumere.

Tornare dopo 24 anni a trattare la Città Metropolitana senza un pubblico dibattito appare complicato, per ogni pensiero sembra continuamente necessario trovare elementi fondativi a sostenere i pensieri stessi.

Agire metropolitano – I fenomeni da leggere in maniera metropolitana riguardano i modi di abitare il territorio già praticati con difficoltà crescenti da parte delle popolazioni milanesi. Questi fenomeni di territorializzazione dei comportamenti definiscono un’agenda di questioni e temi che connaturano la forma e la natura stessa della Città Metropolitana.

Tra le diverse questioni aperte un primo tema riguarda le attività produttive (la definizione è estremamente generica ma individua un campo riconoscibile) e intrinsecamente i processi rigenerativi e dell’innovazione. Questi si muovono su territori che hanno una dimensione di gran lunga superiore alla città metropolitana e hanno diverse scalarità di relazione, differenziando l’intensità di relazione tra aree metropolitane e piattaforme territoriali, ma trovano nel nodo della città metropolitana molti elementi di spinta e di servizio oltre che per le maggiori facilitazioni di accesso ai rapporti internazionali. Anche i tradizionali distretti produttivi individuano nella relazione con la città metropolitana un utile riferimento, come nel caso del tradizionale distretto del legno e del design, ampliato territorialmente e spettacolarizzato nell’appuntamento internazionale del Salone del Mobile e del Fuori Salone.

Un secondo tema dell’agenda metropolitana riguarda i servizi pubblici. Questi sono una delle attività dell’abitare che hanno maggiore evidenza nella dimensione territoriale ampia. L’istruzione superiore, l’università e la formazione permanente sono scelti in misura sempre maggiore per le prestazioni che questi servizi possono offrire, in una dimensione territoriale, indipendentemente dalla distanza dall’abitazione. L’assistenza e la sanità hanno dimensione transcalare in relazione al tipo di prestazione e alla domanda di salute. La formazione di una discreta quantità di grandi centri ospedalieri e della ricerca, che si stanno delineando nell’area metropolitana, costituiscono un elemento che necessita di un governo integrato tra Regione e Città Metropolitana. Il caso della “Città della Salute” descrive bene la indeterminatezza del rapporto tra le politiche ospedaliere di aggregazione e gigantismo delle strutture, perseguite da Regione Lombardia e la quasi casualità della localizzazione.

Le aziende di erogazione dei grandi servizi collettivi come i servizi idrici, il ciclo dei rifiuti, la produzione e fornitura di energia, rappresentano uno dei nodi cruciali della Città Metropolitana. Il governo delle aziende partecipate, dell’eventuale integrazione dei servizi ed eventuale partecipazioni di capitale privato – dove ancora non sia presente – è uno dei punti rilevanti nella formazione della Città Metropolitana. Se da una parte i referendum sul mantenimento dell’acqua pubblica è un elemento di certezza e indirizzo, per molte altre aziende partecipate sono in corso vendite di pacchetti azionari. Quindi un nuovo assetto dei servizi e della loro gestione sarà un aspetto non solo tecnicistico ma di grande interesse pubblico e collettivo non eludibile.

Altra questione dell’agenda e che già ora produce pratiche della dimensione metropolitana riguarda l‘ambiente, i parchi, i fiumi, le reti ecologiche e le attività di produzione agricola. La dimensione territoriale è connaturata e già ampiamente praticata con la formazione di parchi regionali e locali di interesse sovralocale, con l’introduzione negli strumenti urbanistici delle reti ecologiche intese come “infrastruttura” territoriale, con una rinnovata attenzione all’agricoltura interpretata come componente ambientale, presidio territoriale e produzione alimentare essenziale. La questione ambientale è uno degli elementi che ha generato e può costituire un’utile piattaforma di dialogo istituzionale tra le diverse amministrazioni.

Infine il tema della mobilità delle persone e delle merci porta con sé, contemporaneamente, la dimensione tecnicistica dell’organizzazione territoriale delle reti del trasporto pubblico e della mobilità privata e permette di trattare concretamente la possibilità e il modo di agire e poter fruire della dimensione metropolitana. La mobilità diventa così una politica di reale integrazione territoriale e sociale. Il bilanciamento dell’offerta di mobilità tra trasporto pubblico di massa e pendolare con quello delle grandi distanze ad alta velocità, piuttosto che tra reti autostradali e potenziamenti delle reti locali, definisce scelte che superano il tema della scarsità di risorse in tempi di crisi, costituendo una vera e propria politica sociale.

La Città Metropolitana dovrebbe essere una costruzione continua e in divenire, nasce dal nuovo ruolo della forma metropoli ma non può che fondarsi sul riconoscimento delle città e delle popolazioni che la compongono. Per questo il coinvolgimento sociale non può essere un formalismo rituale ma un atto sostanziale “costituente”.

 

Giovanni Dapri

Gruppo Petöfi – Dialoghi sulla Città Metropolitana /4

 

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