11 giugno 2014

CANCELLARE LA PROVINCIA SENZA BUTTARE IL BAMBINO CON L’ACQUA SPORCA


Il futuro dei bambini e delle donne nella Città metropolitana. È questo il tema che più mi sta a cuore in questa fase di passaggio di deleghe dalla Provincia alla Regione in vista della realizzazione del nuovo ente. In questo momento, infatti, è necessario ragionare in modo approfondito su chi fa che cosa e riflettere su alcuni ambiti d’intervento che rischiano di essere trascurati o peggio dimenticati.

10demarchi22FB1Penso in particolare alle fasce più deboli, per esempio i bambini del Centro assistenza minori (Cam), un servizio d’eccellenza che non può sparire e che si occupa dei bambini da 0 a 6 anni per i quali il Tribunale ha disposto l’allontanamento temporaneo dal nucleo famigliare di origine e il collocamento in comunità. La maggior parte dei minori ospitati nelle cinque casette autonome di via Pusiano della Provincia riguarda la fascia più delicata, da 0-3 anni. Per loro negli anni si è creata un’esperienza specifica d’intervento educativo grazie a delle operatrici adeguatamente formate. La loro permanenza varia da sei mesi a 2 anni, in base alle problematiche famigliari e ai tempi della decisione del Tribunale. Il 50-60% di questi bambini provengono dal Comune di Milano e bisogna capire se il Comune ritiene che questa specificità del Cam sia da mantenere.

Certo vanno razionalizzati i costi e serve una riflessione da parte degli amministratori per capire se questo servizio può essere gestito dalla futura Città metropolitana. Sarà quindi necessario che i sindaci scelgano quale percorso seguire per questa realtà, leggendone con attenzione il livello di qualità e trovando le migliori opportunità per dare seguito al prezioso lavoro di equipe multi professionale esistente che ha da sempre favorito la realizzazione di progetti individualizzati per raggiungere obiettivi di crescita e benessere psicofisico per ciascun bambino.

Penso anche all’Istituto a Custodia attenuata per madri detenute e i loro figli da 0 a 3 anni (Icam), una sperimentazione realizzata per la prima volta in Italia dalla Provincia di Milano. L’Icam è nato in seguito a studi che documentano la sofferenza dei bambini in carcere: disturbi legati al sovraffollamento, alla carenza di esperienze di socializzazione che incidono sulla loro crescita complessiva, sullo sviluppo emotivo e cognitivo, provocando anche irrequietezza, difficoltà di sonno, inappetenza e apatia.

La Provincia di Milano ha messo a disposizione del progetto una palazzina adeguatamente ristrutturata e dotata di necessari sistemi di sicurezza, dove trovano posto madri con bambini, con il sostegno degli operatori specializzati del Comune di Milano. Gli agenti di Polizia Penitenziaria presenti all’interno della struttura non portano la divisa. Le regole sono le stesse del carcere, ma i piccoli possono frequentare il nido di zona o la scuola materna e crescere in condizioni più simili ai loro coetanei.

Ora la legislazione è cambiata e prevede questo trattamento per bambini fino ai 6 anni. Diventa quindi necessario adeguare l’edificio al nuovo fabbisogno e la nostra proposta è di utilizzare un immobile sequestrato alla mafia, necessariamente inserito nel tessuto urbano, in modo da garantire la possibilità di avere nelle vicinanze un nido e una scuola materna.

Altro patrimonio storico da valorizzare della Provincia è l’archivio storico del Brefotrofio provinciale milanese che raccoglie una ricca documentazione, a partire dal 1400. È un tesoro culturale sull’assistenza all’infanzia abbandonata e sull’assistenza materno -infantile, racconta la storia del nostro territorio e di un grande impegno solidaristico, oltre alla vita quotidiana di decine di migliaia di persone. Questo archivio richiede investimenti per la riqualificazione e la messa in sicurezza dei preziosi documenti che raccontano l’antica vocazione della Provincia: prendersi cura dei bambini. Credo sia molto importante offrire spazi di consultazione, perché se le carte non sono fruibili muoiono. Questa eredità andrebbe messa in rete con gli archivi e i musei della nostra area vasta, si tratta di un patrimonio culturale che connota questo territorio e che può essere anche molto interessante per conoscere la nostra città.

L’Osservatorio Permanente sulla Violenza di Genere è un progetto pilota di monitoraggio nato nel 2010 per iniziativa della Provincia di Milano. La disomogeneità dei dati sul fenomeno non permette di definirne le reali dimensioni. I dati provengono da più fonti perché le vittime si rivolgono a strutture diverse. È importante leggere e comprendere la natura e le implicazioni di un fenomeno così radicato e complesso per progettare interventi e politiche efficaci a favore delle donne e di tutte le cittadine e i cittadini del nostro territorio. Così è stato predisposto uno strumento di rilevazione e raccolta periodica da condividere con tutte le associazioni e gli enti che si occupano di accogliere donne che hanno subito maltrattamenti. I dati vengono elaborati in collaborazione con l’Università degli Studi Milano – Bicocca e sono la base di report che contengono analisi per definire profilo della vittima e dell’agente maltrattante in relazione alle caratteristiche individuali e al contesto ambientale.

Credo sia essenziale riflettere su questi e altri servizi della Provincia per deciderne il percorso futuro, salvaguardandone il valore sociale e culturale.

 

Diana De Marchi



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