20 luglio 2009

GLI STATI GENERALI: FORMIGONI-SINDACO 2 A 0


 

Come ha giustamente scritto alcuni giorni fa su Repubblica Jacopo Gardella, questa manifestazione aperta al pubblico per permettere a un largo numero di cittadini di esprimere il proprio pensiero nei confronti dell’Expo, si sarebbe dovuta tenere almeno all’inizio dell’anno scorso. Ritardo colpevole che dimostra, nei fatti, come le ragioni della candidatura di Milano quale sede fossero nate da un progetto voluto, promosso e da portare a compimento tra una stretta élite di personaggi, più attenti a interessi economici personali che alla promozione e diffusione di un progetto tecnico, culturale e sociale utile e condiviso.

Così, almeno in apparenza, i cittadini hanno potuto dire la loro, con un calore e un interessamento a dir poco sorprendente e soprattutto inaspettato: questo è un fatto positivo che dimostra una certa vitalità e interesse di una parte della cittadinanza nei confronti di uno dei nodi maggiori che contraddistingueranno l’assetto futuro non solo della metropoli. E’ emerso soprattutto il desiderio che l’Expo rappresenti – anche fisicamente – un esperimento, un’esperienza innovativa improntata all’uso di tecniche di comunicazione e di utilizzo di delle risorse disponibili secondo modi compatibili e di impatto minimo sul territorio.

L’establishment prende appunti, sembra voler – in teoria – riflettere su quanto i cittadini interessati desiderino dalla esposizione. Non possiamo certamente sapere quali saranno i risultati. Certo è che la possibile collocazione dell’Expo rimane ancora incerta, non si hanno nemmeno dati certi sul numero di metri cubi di cui l’Expo stessa avrà necessariamente bisogno, così come ignoriamo le necessità fisiche e spaziali per gli stand di ogni singola nazione che, vista la crisi finanziaria mondiale, intenderà o riuscirà a partecipare. I nostri amministratori hanno insomma ascoltato i desiderata dei Milanesi ma non sanno, se non a grandi linee, di che dimensioni reali – e in questo caso parlo di spazio puramente fisico – finirà con l’essere questa immaginifica esposizione.

Parla per primo l’architetto Boeri, ufficialmente incaricato di redigere un masterplan ed è costretto a essere molto cauto e vago: non ha idea di come reagirà la platea, quali saranno gli argomenti di discussione, su cosa si concentreranno i desiderata o l’indignazione degli astanti, ma forse non potrebbe che essere così. Lucio Stanca parla poco e prende appunti, il sindaco interviene due volte ma apparentemente disquisisce di tutt’altro, fino alla doccia fredda del nostro Presidente del Consiglio che si scaglia a sorpresa contro la sporcizia di Milano: il capo non è contento “a priori” di come incede il lento cammino verso l’Expo, soprattutto non è contento dei personaggi del CDA e di cosa rappresentano. Se si ode un rumore, quello è lo scricchiolio della poltrona occupata dalla Moratti, che molti papaveri del CDL, anche a livello nazionale, considerano politicamente finita.

Brilla e gongola invece, non inaspettatamente, il presidente della Regione Formigoni, che rammenta a tutti come un evento quale l’Expo debba necessariamente avere delle ripercussioni non solo su Milano o la Lombardia, ma sull’intero sistema economico e produttivo dell’Italia settentrionale, ammesso tuttavia che la bistrattata Malpensa riesca in qualche modo a rimettersi in piedi. Invoca soprattutto la partecipazione intellettuale ed emotiva dei giovani e tutto questo in fondo, vista la provenienza politico – genetica di Formigoni non stupisce. Invito i lettori a dare un’occhiata, anche veloce al Corriere della Sera di Domenica 19 Luglio: da un lato Formigoni propone che siano “i giovani” a comporre l’inno ufficiale dell’Expo – che francamente mi sembra l’ultimo dei problemi da affrontare oggi – mentre il comune combatte la propria battaglia, credo con scarsa efficacia contro l’alcolismo “pubblico” dei minorenni per le strade della città. C’è da immaginare schiere di giovanotti pronti ad abbandonare la bottiglia per inforcare la cetra e cantare le glorie dell’alimentazione globale. Improbabile.

Tutto questo si riflette anche sui giochi di potere che caratterizzeranno almeno questa fase progettuale dell’Expo, da un lato Formigoni, sempre più potente e interessato a infiltrare il proprio modello partecipativo di tipo “oratorio della domenica” in versione manageriale e affaristica, dall’altro il sindaco, che per tutta una serie di motivi, che vanno da scelte politiche discutibili, all’obiettiva incapacità professionale, sente ogni giorno di più mancare il sostegno politico di chi l’ha voluta sindaco.

Una sola cosa non è chiara, tuttavia, ed è quanto i cittadini sembrano chiedere a gran voce: stiamo veramente costruendo un progetto utile, intelligente, culturalmente all’avanguardia, capace di produrre – a cascata – eventi positivi nel rispetto dell’ambiente e della compatibilità ambientale, o siamo di fronte all’ennesima beffa immobiliaristica voluta, gestita e diretta da pochi? Ai posteri.

 

Filippo Beltrami Gadola



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