20 luglio 2009

LO SPRAWL URBANO VISTO DA UN ECONOMISTA REAZIONARIO


E’ emerso recentemente in Lombardia un riacutizzarsi del dibattito sullo sprawl urbano, cioè sull’edificazione di nuove aree (con riduzione delle densità abitative, si suppone, dato che la popolazione totale aumenta di molto poco). In particolare, continuano la scelte di località decentrate da parte delle nuove famiglie. Questo fenomeno è visto da molte parti come un “male assoluto”: erosione di preziosi terreni agricoli, impermeabilizzazione dei suoli, congestione del traffico legato all’uso dell’automobile, ecc..

Ora, dal punto di vista economico, le considerazioni possono essere molto diverse. Ma osserviamo prima di tutto un fatto politico (su cui lo scrivente è intervenuto più volte): il fenomeno sembra assolutamente inarrestabile. C’è una domanda dal mercato, e l’offerta è pronta a rispondere: quale sindaco ha la forza politica di negare l’insediamento di attività produttive o commerciali nel proprio territorio, o, soprattutto, negare l’edificazione a scopo residenziale? Dovrebbe dimettersi in breve tempo, “si tratta del benessere economico degli elettori ” ecc .… .

Ma la spinta economica al decentramento, e all’uso dell’auto viene da un fenomeno dominante abbastanza ovvio, e da altri due secondari comunque rilevanti. Il primo fenomeno può essere definito come “fuga dalla rendita”: moltissimi vorrebbero trovar casa in piazza S.Babila, ma in luoghi decentrati costa molto meno (ci sono importanti ricerche in proposito che confermano il buon senso….) e l’accessibilità necessariamente discontinua che garantisce il trasporto pubblico rende i luoghi raggiungibili solo con l’automobile ancora meno costosi rispetto a quelli ben serviti, dove si crea necessariamente rendita.

Degli due motivi “secondari” , il primo è il mercato del lavoro: la sua attuale variabilità nello spazio e nel tempo (cioè la fine, per nostra fortuna, del modello tayloristico) rende le localizzazioni servite solo dal sistema stradale più funzionali a parità di costo (se si cambia spesso lavoro, o si fanno lavori molto terziarizzati, non si può contare sul trasporto pubblico, rigido nello spazio e nel tempo. Si ricorda per inciso che il 75% degli spostamenti pendolari per lavoro è fatta con mezzi privati, nonostante le altissime tasse sulla benzina e gli altissimi sussidi al trasporto pubblico).

Il secondo motivo è più banale: spesso la disponibilità di un box e di un giardino privato, anche con nanetti di gesso, è visto come un fatto positivo da famiglie con bambini, anche se ciò fa giustamente inorridire gli urbanisti …. . Inoltre, far la spesa al supermarket in macchina costa molto meno (ed è più comodo) che farla a piedi al piccolo negozietto sotto casa … e a quali categorie sociali interessano di più i bassi prezzi?

E per concludere: cosa si distrugge realmente occupando il suolo agricolo? In Lombardia, soprattutto produzioni cerealicole o di foraggio per l’allevamento. Non certo foreste secolari. E quelle attività non solo sono notoriamente molto inquinanti (vedere il rapporto dell’IPCC che ha vinto il premio Nobel per l’ambiente), ma sono ipersussidiate con i nostri soldi, al fine di impedire ai paesi poveri di esportare i loro prodotti, per difendere pochi agricoltori ricchi in Europa (uno scandalo mondiale).

Se quei costosissimi sussidi cessassero, la pianura lombarda tornerebbe in gran parte, come era nel medioevo, a essere foresta. E allora certo dello sprawl urbano potremo riparlarne.

Marco Ponti



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti